Associazioni e comitati insieme per difendere il quartiere da nuove speculazioni e ottenere la gestione degli spazi che da decenni giacciono in stato di abbandono come la caserma Gavoglio e l'ex deposito Amt
Oggi, martedì 19 febbraio 2013, presso la sala consiliare di palazzo Tursi due commissioni comunali – una addetta al bilancio, l’altra al territorio – incontrano una delegazione di quartiere, composta dai rappresentanti di “Voglio la Gavoglio”, per far fronte alla situazione del quartiere Lagaccio. I temi all’ordine del giorno toccano il problema delle sorti della caserma Gavoglio, della viabilità, dell’ex autorimessa Sati. Dopo il primo incontro di quest’oggi alle ore 14.30, se ne svolgerà un secondo in data 27 febbraio.
L’incontro è di particolare rilevanza, dal momento che cittadini e amministrazioni hanno modo di incontrarsi direttamente per decidere delle sorti del quartiere e affrontare i “temi caldi” che infiammano il Lagaccio da decenni. Tra i cittadini presenti in consiglio persiste una sostanziale unanimità nel modo di affrontare le questioni citate: si chiede la varianza dell’attuale PUC (il piano urbanistico comunale) e la messa a disposizione degli spazi della Gavoglio, da adibire a area verde; la modifica della viabilità; la cessione degli spazi e del deposito ex AMT da parte dell’amministrazione comunale ai cittadini residenti del Lagaccio, già costituiti in cooperativa.
Oltre all’annosa diatriba sulle sorti della Gavoglio, per la quale i cittadini chiedono la modifica dell’attuale PUC con una riduzione della volumetria del costruito e un’equa tripartizione della superficie della caserma tra spazi verdi, edilizia urbana e costruzioni per il sociale (ad oggi, l’attuale PUC prevedrebbe un aumento della cementificazione del 130 per cento), anche quello della viabilità è diventato ultimamente un problema non di poco conto. Dal 4 febbraio 2013 la strada principale che attraversa il quartiere, via del Lagaccio, è stata chiusa al traffico con un blocco compreso tra la caserma Gavoglio e il superstore Pam. La chiusura è prevista fino all’ottobre 2013. Il motivo è il crollo di una parte del muro di cinta della caserma Gavoglio nel settembre del 2010, che aveva provocato anche un parziale cedimento del muro di sostegno della sede stradale.
Le vicende dell’ex deposito Sati sono state negli anni travagliate: l’edificio -venduto da AMT al comune, per essere prima venduto a un società esterna e poi ripreso- è completamente sgombro. Fino al ’95 era ancora occupato dai mezzi AMT, poi rimossi, e fino al ’97 ancora restavano all’interno della palazzina alcuni uffici amministrativi. Da quell’anno, tuttavia, è totalmente vuoto. Varie sono state in questi anni le proposte avanzate: prima la richiesta dei cittadini di creare parcheggi con un costo “politico” per gli abitanti del Lagaccio; poi la proposta di acquisto da parte di Genova Parcheggi di realizzare box, venduti a prezzi poco “popolari” per il quartiere; e ancora la proposta da parte delle associazioni di quartiere e dei cittadini privati di occupare i piani inferiori della palazzina (ai piani superiori, invece, 4 appartamenti sono già stati venduti).
Al centro dell’incontro anche il deposito AMT del quartiere: attualmente adibita a posteggi privati, la sua struttura, articolata su più livelli, è stata deposito della ditta Sati fino alla metà degli anni ’70, per poi diventare di proprietà Amt, dopo che rilevò l’azienda e continuò a erogare (con i mezzi ex SATI rimasti a disposizione) servizi già precedentemente forniti dalla ditta, soprattutto sulle linee Recco – Uscio – Monleone. Tuttavia, ben presto il deposito venne chiuso e lasciato in stato di abbandono. A tale proposito, ben presto si fecero sentire le prime avvisaglie di protesta da parte dei cittadini, anche se le espressioni più forti di disagio e malcontento sono relativamente recenti e risalgono a quattro, cinque anni fa. Ciò che la cittadinanza chiedeva all’epoca -e chiede tuttora- è che i due piani inferiori ancora inutilizzati della palazzina ex AMT vengano messi a disposizione degli abitanti del Lagaccio e che siano destinati a scopi sociali, ad esempio attraverso la realizzazione di strutture pensate per i giovani o per gli anziani. Si tratta in questo caso (a differenza della questione Gavoglio) di spazi di proprietà del comune, che non coinvolgono soggetti terzi, e proprio al comune gli abitanti chiedono di poter gestire gli spazi.
LA PARTECIPAZIONE DEI CITTADINI
Già nel 2009 le associazioni di quartiere (ben 25, per la precisione, tra cui: Quartiere in Piazza, GAL – Gruppo Amici Lagaccio, Amici di via Napoli, Centro Sociale Terra di Nessuno, Fratellanza Artigiana, Gruppo Giovani di Oregina, e altri) avevano riunito le loro forze e avevano costituito una vera e propria “rete”, denominata “Arcipelago Lagaccio”, andando poi a confluire nel gruppo “Voglio la Gavoglio”. Le associazioni, rappresentanti appunto i quartieri di Lagaccio, Oregina e San Teodoro, esasperate della situazione “difficile” in cui versano i quartieri in questione e demoralizzati dalla mancanza di attenzione ricevuta dalle varie amministrazioni, avevano deciso di redigere all’epoca un documento, stampato in proprio e datato 20 maggio 2009, per lamentare alcuni problemi da sottoporre all’attenzione generale. All’epoca, l’occasione per far sentire la propria voce era stata fornita dall’annoso problema della costruzione della moschea. La proposta di insediamento del luogo di culto nel quartiere del Lagaccio aveva acceso i riflettori –a detta dei cittadini stessi- sui limiti del quartiere e sul suo stato di abbandono, urbanistico e culturale. A distanza di quattro anni, poco è cambiato.
Per quanto riguarda l’ “Arcipelago Lagaccio” e la funzione svolta dalle associazioni nel quartiere, la rete che si è costituita negli anni vuole dare una risposta “dal basso” ai bisogni del territorio, sia sul piano sociale che urbanistico. Attorno alle associazioni, tutte rigorosamente volontarie, orbitano un gran numero di persone motivate a cambiare le cose: le loro attività sono vaste e coprono diversi settori, da quello sportivo e ludico, a quello solidaristico e culturale. In particolare, nel caso di GAL – Gruppo Amici Lagaccio, si tratta di un circolo per anziani (legato al vicino centro sociale Antea) che nasce come risposta all’isolamento cui queste persone sono spesso costrette e che ad oggi vede la partecipazione di oltre 250 “nonni” del quartiere –e non solo-, cui offre possibilità di aggregazione e risoluzione delle problematiche legate all’assistenza primaria. A parlarci di queste realtà, Salvatore Fraccavento, attivo sostenitore di GAL e “Voglio la Gavoglio”, ex consigliere comunale e cittadino impegnato per il suo quartiere (che infatti presenzierà agli incontri comunali del 19 e 27 febbraio):
«Vogliamo impegnarci per il riscatto del Lagaccio, il nostro quartiere, che amiamo moltissimo. Tutti noi ci stiamo dando molto da fare, creando aggregazione nel quartiere, offrendo servizi agli anziani e radunando anche molti giovani. Solo qualche giorno fa abbiamo organizzato una festa e abbiamo raggiunto 300 persone: c’erano 4 generazioni, dai nonni ai pronipoti. È una bella soddisfazione, e noi facciamo del nostro meglio, solo che ci mancano le strutture: siamo stati costretti a organizzare la festa all’aperto perché non abbiamo spazi adatti ad ospitare più di 30 persone alla volta. Organizziamo spesso eventi, alla presenza di personaggi anche di rilievo, come Luca Borzani (presidente Fondazione per la cultura Palazzo Ducale, ndr.), ma siamo molto limitati. Al Lagaccio non c’è niente, ci sono solo gli spazi della rimessa AMT e della Gavoglio, e noi li rivendichiamo e chiediamo al comune che ce li lasci gestire, che ci dia qualcosa! Svolgiamo da anni, 365 giorni all’anno, una funzione importante per il Lagaccio, ma non chiediamo niente, non vogliamo soldi, vogliamo solo rendere vivibile il nostro quartiere e darci una possibilità di riscatto. Oggi in consiglio comunale chiederemo questo: la concessione di questi spazi inutilizzati, per ridare dignità a un quartiere a cui mai è stato dato nulla».
Elettra Antognetti