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Liguria Terra Fragile, l’incontro in Provincia e l’appello di WWF e Legambiente alla politica

Sindaco Doria e assessore Paita danno forfait, l'incontro in Provincia "Liguria Terra Fragile" organizzato da WWF e Legambiente poteva essere un'importante occasione di confronto. Le associazioni ambientaliste lanciano un appello alla politica: "Abbandonare il totem grande opera"


1 marzo 2014Notizie

autostrada-impatto-ambientale-grandi-operePoteva essere il tanto atteso faccia a faccia fra la politica e gli ambientalisti sul tema delle grandi opere e del consumo del territorio, per alcuni sarebbe potuto essere addirittura il giorno della presa di posizione del sindaco Doria sulla Gronda, e invece niente di fatto. Assenti sia il sindaco che l’assessore regionale alle infrastrutture Raffaella Paita, l’incontro pubblico “Liguria terra fragile” promosso da Legambiente e WWF con il patrocinio della Provincia, svoltosi ieri nella sale del consiglio della Provincia di Genova, ha perso molto della sua logica iniziale. Le associazioni ambientaliste hanno comunque lanciato un appello alla politica affinché abbandoni il “totem” grande opera in favore di una discussione fondata sul merito delle questioni.

 «Usiamo la parola “fragile”, ma questo termine viene sovente utilizzato in maniera impropria come se la nostra regione fosse da sempre in questa situazione – sottolinea Santo Grammatico, presidente Legambiente Liguria – in realtà è l’intervento dell’uomo che ha reso via via più fragile il territorio, e questo fattore non deve essere mai dimenticato». A tal proposito «Bisogna rimettere in discussione le scelte del passato – continua Grammatico – in particolare quella relativa all’impermeabilizzazione sfrenata del suolo che dà luogo a disastri ai quali ormai siamo tristemente abituati. Un dato emblematico, estratto da un dossier di Uniontrasporti, ricorda come in Liguria siano presenti ben 98 Km di strade (comunali, provinciali, statali, autostrade, ecc.) che coprono complessivamente 300 Km quadrati di territorio. È evidente come la situazione sia satura, quindi è necessario investire sulla rete stradale esistente e non puntare sulla realizzazione di nuove opere che andrebbero a tagliare ulteriormente i versanti montuosi».

Oggi la discussione verte sulle “infrastrutture” e sul cemento necessario per costruirle, senza entrare quasi mai nel merito delle diverse questioni, magari con il supporto di analisi costi/benefici indipendenti. E il panorama ligure non si discosta più di tanto da quello nazionale. Questo il senso dell’appello lanciato dalle associazioni, come spiega Edoardo Zanchini, vice presidente nazionale di Legambiente: «In Italia la vera questione è cambiare i termini del dibattito sulle opere infrastrutturali che, invece, sembra essere tuttora ancorato al contesto pre-crisi quando, a partire dal 2001, intorno alla Legge Obiettivo (Legge n. 443 del 2001, programma delle infrastrutture strategiche) si è costruita una bolla di sogni in cui tutto sembrava possibile, ed ogni realtà italiana ha provato a candidarsi, ciascuna con la sua grande opera, per entrare dentro quel percorso».
In questo momento in Italia si dovrebbero costruire ben 175 opere trasportistiche per un totale di circa 375 miliardi di euro. «Il Paese probabilmente non ha neppure 1/10 di tali risorse – continua Zanchini – Tra l’altro sono costi sottostimati perché, quasi nella totalità dei casi, si tratta di progetti preliminari. Tuttavia, sono opere che vanno avanti, perlomeno sulla carta. Evitando che la politica, a tutti i livelli, dai singoli Comuni al Governo, si assuma la responsabilità di dire “No quest’opera non si può fare, quest’opera non è concretamente finanziabile”. Tutto ciò è stato superato grazie alla Legge Obiettivo che permette di costruire per lotti costruttivi (ovvero intanto si apre il cantiere e poi si attendono le risorse per proseguire), è il caso di Gronda e Terzo Valico a Genova».

Per Stefano Lenzi del WWF Italia «La Legge Obiettivo è la più grande operazione clientelare portata a termine in Italia, in cui si realizza la connivenza tra gli studi di progettazione delle grandi società ingegneristiche e la politica. La Legge Obiettivo stato un macroscopico fallimento, è servita soltanto per mettere timbri su progetti dissennati, infilarli nel cassetto e nel frattempo soddisfare le clientele locali». Secondo Lenzi «Lo Stato ha abdicato alla sua capacità di pianificazione e programmazione. Oggi, secondo il rapporto del servizio studi della Camera, risultano effettivamente pagati per opere concluse soltanto 9 miliardi sul monte di 375 miliardi di euro, cioè il 2% del costo complessivo».

Ma quali sono le priorità sulle quali occorre al più presto concentrarsi? «Il tema delle città e della mobilità urbana, ad esempio, è completamente assente nella Legge Obiettivo – sottolinea Zanchini – Le linee dei tram e delle metropolitane, insomma, non hanno alcuna speranza di essere realizzate. Altro tema fondamentale è il trasporto merci. La politica pensa ai grandi collegamenti come la Tav in Val di Susa, il Valico del Brennero, il Terzo Valico, ecc., così il dibattito riguarda esclusivamente le infrastrutture a scapito dell’analisi sulle dinamiche del traffico merci. Prendiamo il caso del Terzo Valico che, nella migliore delle ipotesi, sarà completato tra 20 anni. Nel frattempo non si fa nulla di altro. La discussione dovrebbe concentrarsi sul sistema portuale genovese nel suo complesso (qui l’approfondimento di Era Superba, ndr), sulle strategie per semplificare entrata/uscita delle merci dai terminal portuali, sul rendere più efficiente la gestione del trasporto ferroviario all’interno dello scalo, ecc. E solo successivamente potremmo ragionare sulle linee di valico in un’ottica regionale e non solo genovese».

Matteo Quadrone


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