Il fratello del magistrato ucciso da Cosa nostra il 19 luglio 1992 in via D’Amelio, a Palermo, ha incontrato questa mattina gli studenti di 8 scuole metropolitane genovesi e 3 alessandrine per parlare di legalità, sicurezza e giustizia. E lancia un duro attacco a Mattarella
«Da questi giovani vengo a prendere la speranza e vengo a prendere la forza per continuare la mia lotta per la verità e per la giustizia che, purtroppo, è una lotta senza fine, che farò fino all’ultimo giorno della mia vita». Una lotta «per la giustizia e per quel fresco profumo di libertà di cui parlava Paolo ma che non riuscì a sentire perché sacrificò la sua vita per questo Stato». Così, Salvatore Borsellino, fondatore del movimento “Agende Rosse” e fratello del magistrato Paolo Borsellino vittima della strage mafiosa di via D’Amelio, si rivolge ai circa 900 studenti di 8 scuole metropolitane genovesi e 3 alessandrine durante l’incontro su legalità, sicurezza e giustizia organizzato questa mattina a Genova, al Teatro della Corte. «Ci sono stati lunghi anni dopo il 1992 in cui ho smesso completamente di parlare perché avevo perso la speranza», ammette Borsellino, come riporta l’agenzia Dire. «Ho smesso di parlare a nome di mio fratello – spiega – che ha avuto speranza fino all’ultimo giorno della sua vita, proprio grazie ai giovani. Lo scrisse anche nella sua ultima lettera la mattina del 19 luglio (poco prima di essere assassinato, ndr). Io non sono Paolo, ci ho messo del tempo a capirlo e quando ho capito che cosa fosse la speranza di Paolo, ho ricominciato a parlare».
Il fratello del magistrato coglie l’occasione per un deciso attacco al presidente della Repubblica, già giudice della Corte costituzionale. «Mi aspetterei qualcosa di più concreto dal presidente Sergio Mattarella, per esempio delle parole di conforto e di incoraggiamento per magistrati che oggi continuano la battaglia di Paolo, come Nino Di Matteo, che a Palermo è sottoposto a minacce di morte quotidiane e che purtroppo da parte delle istituzioni non riceve nessun messaggio di solidarietà». Borsellino afferma di aver «sollecitato le nostre istituzioni perché lancino messaggi di solidarietà nei confronti di Nino Di Matteo ma ho ricevuto risposte soltanto dal presidente del Senato, Pietro Grasso, e da nessun altro».
L’incontro di questa mattina è stato organizzato con il patrocinio del Comune e della Città metropolitana di Genova. «È molto importante che questo messaggio sia trasmesso e condiviso dai giovani – afferma il sindaco, Marco Doria – anche in Sicilia i momenti più forti di mobilitazione contro la criminalità organizzata sono stati momenti in cui i giovani sono stati colpiti da eventi tragici e si sono mossi per dire no alla mafia». Il primo cittadino ricorda però che «la legalità non è solo un problema di lotta alla mafia e alla criminalità organizzata ma è il rispetto delle istituzioni, il rispetto delle regole a 360 gradi».
Per arginare la mafia, infatti, Doria spiega che amministrazioni e cittadini possono usare tre leve: «L’azione coordinata e intelligente delle forze di polizia, dei carabinieri e della magistratura; una grande cultura della legalità; l’azione per rimuovere tutte quelle condizioni sociali che favoriscono le azioni e la presenza della criminalità».
All’incontro prende parte anche Valeria Fazio, procuratore generale di Genova: «Bisogna insegnare ai ragazzi che il rispetto delle regole difende soprattutto chi non è forte, chi è più debole e serve a garantire l’uguaglianza delle opportunità fra di loro», spiega Fazio. «La forza libera – conclude il procuratore generale – è la forza che premia solo i più forti, che possono essere forti per caso, perché prepotenti o perché favoriti dal destino. Quindi le regole difendono veramente uguaglianza e possibilità per tutti ragazzi».