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Migranti, le crisi delle strutture e la riforma incompatibile con la Carta Europea dei Diritti dell’Uomo. Accoglienza allo sbando?

La gestione delle strutture di “accoglienza” è sempre più nel caos, mentre la riforma del Governo è sotto attacco da parte dei Associazione Nazionale Magistrati. Nel frattempo i flussi migratori sono tornati a crescere


1 marzo 2017Notizie > Migranti
Greenpeace and MSF - Lesvos, Greece

Greenpeace and MSF – Lesvos, Greece, foto di Alessandro Penso

Con la notizia del parziale trasferimento dei migranti ospitati nei padiglioni della Fiera di Genova, notizia che arriva a poche ore dalla bocciatura della proposta di Anci della distribuzione per aree omogenee, torna sotto i riflettori il problema della gestione dell’accoglienza, che anche per i primi mesi di quest’anno, deve fare i conti con un flusso migratorio in aumento. Il sistema italiano si sta muovendo in maniera emergenziale, portando all’esasperazione situazioni precarie, come quella relativa al centro allestito nei padiglioni della Fiera del Mare, e gestito dalla Croce Rossa: scarse condizioni igenico-sanitarie sono denunciate da alcune associazioni umanitarie, mentre decine di persone provenienti da paesi africani e asiatici sono letteralmente “parcheggiate”, in una attesa che sembra senza fine. Da Roma arriva un disegno di legge che potrebbe riformare fortemente il procedimento giuridico per la richiesta di protezione internazionale, velocizzando le pratiche: una “riforma” fortemente contestata dall’Associazione Nazionale Magistrati, che denuncia l’incompatibilità con la Carta Europea dei Diritti dell’Uomo.

La notizia: Parziale trasferimento dei migranti dalla Fiera del Mare

Fiera del Mare, tra accoglienza e impreparazione

La situazione presso il centro di accoglienza della Fiera del Mare, centro che dovrebbe essere ridotto nelle prossime ore, con uno spostamento parziale dal padiglione D al padiglione C, per fare spazio alla Fiera Primavera, rende le proporzioni del problema accoglienza su scala nazionale, prima ancora che genovese: «Ci troviamo in questo centro chi da 3 mesi e chi da 2 mesi. Non riceviamo pocket money e quindi molti di noi non sentono i propri cari da tempo – ci raccontano alcuni ospiti della struttura – Ci laviamo con l’acqua fredda e non c’è riscaldamento. Alcuni di noi non hanno abbigliamento adeguato, né scarpe né giacche. Le condizioni di salute di alcuni non sono buone e non riceviamo adeguata assistenza sanitaria. Non abbiamo fatto la domanda d’asilo, non abbiamo informazioni e notizie sul nostro futuro». Con queste parole i migranti denunciano la situazione in cui si trovano. A dar loro voce è l’Associazione 3 Febbraio, in una lettera aperta, firmata da 150 degli ospiti della Fiera, e pubblicata il 13 febbraio scorso. Ma non solo: sempre secondo quanto raccolto dall’associazione, ai migranti sarebbe stato intimato di non allontanarsi dalla struttura, pena l’arresto. Mauro Musa, Presidente del Comitato di Genova dell’Associazione, racconta i momenti di tensione che si sono verificati durante una conferenza stampa organizzata davanti al centro, lo scorso 13 febbraio: «Alcuni operatori della Croce Rossa hanno chiesto alla Polizia di allontanarci. La richiesta, però, non è stata ripetuta davanti alla telecamera della RAI, quando i volontari sono tornati indietro con i giornalisti. Successivamente – continua Musa – un’auto presumibilmente guidata da un dirigente della Croce Rossa, ci ha quasi investito, per poi insultarci. Inoltre, successivamente alcuni ragazzi, che avevano parlato davanti alle telecamere della Rai, sono stati controllati e interrogati».

Andrea Migone, presidente del Comitato Locale della Croce Rossa di Genova non è d’accordo con le proteste: le mancanze della struttura sono dovute al suo carattere di provvisorietà. In un’intervista rilasciata a Era Superba ha sottolineato che si tratta solo di «un centro di transito, un punto di appoggio». Tuttavia, vengono smentite tutte le accuse portate avanti dall’Associazione 3 Febbraio: «Ogni cosa detta è fuoriviata. Anche le testate importanti dicono cose non veritiere: c’è l’acqua calda (anche se i boiler hanno una capienza limitata), ci sono lenzuola, un catering che fornisce tre pasti al giorno e lezioni di italiano impartite dalla Curia. Si cerca di dargli ciò che gli si può dare – conclude – non mi interessa il discorso legale, rimango fuori. Io aiuto chiunque». Una dichiarazione che, però, appare in contrasto con quanto affermato a proposito delle proteste: «Non conosco l’Associazione. Loro non sanno le cose, parlano per fomentare le proteste. Sono tutte illazioni, procederemo per via legale».

Non è ancora chiaro dove verranno spostati i migranti che si trovano in questo momento alla Fiera: un centinaio troverà sistemazione fino a fine maggio nel paglione C, mentre gli altri saranno smistati in altri centri individuati su base regionale. Una situazione che, visti i recenti “dissapori” tra Comuni sulla gestione dell’accoglienza, rischia di diventare esplosiva, soprattutto a livello politico.

Il Disegno di legge del Governo

Il Disegno di legge proposto dal governo Gentiloni, “Disposizioni urgenti per l’accelerazione dei procedimenti in materia di protezione internazionale, nonché misure per il contrasto dell’immigrazione illegale” è la risposta dell’esecutivo al continuo protrarsi di una “emergenza” senza fine. È questo il progetto che il Governo ha proposto per risolvere l’emergenza degli sbarchi sul territorio nazionale e che al momento è al vaglio delle Camere. Secondo il premier Paolo Gentiloni, queste sono «norme che attrezzano il Paese alle nuove sfide».

Gentiloni ha dichiarato che l’obiettivo del disegno di legge è «trasformare sempre più i flussi migratori da fenomeno irregolare a regolare, in cui non si mette a rischio la vita ma si arriva in modo sicuro nel nostro Paese in misura controllata». Tuttavia la pratica dei rimpatri forzati non sembra rispondere a questa esigenza. Anche il Ministro dell’Interno Marco Minniti ha affermato che si tratta di «un nuovo modello di accoglienza», ma nei fatti la strategia sembra essere quella predisporre un sistema permanente per rimandare indietro chi arriva nel nostro Paese e non riceve lo status di rifugiato.

La parte più delicata del disegno di legge è quella che prevede il taglio dei tempi di esame per le richieste di asilo. La misura che più delle altre snellisce il procedimento per l’analisi delle richieste di asilo è l’abolizione del secondo grado di giudizio. I dinieghi saranno impugnabili solo in Cassazione. La proposta ha sollevato dure critiche da parte dell’Associazione Nazionale Magistrati, che in un comunicato stampa sottolinea come: «Appare fortemente dubbia la compatibilità con l’articolo 6 Carta Europea dei Diritti dell’Uomo di una disciplina che, contemporaneamente, escluda la pubblicità dell’udienza in primo grado e abolisca il secondo grado di merito». L’eliminazione del secondo grado di giudizio, soprattutto in materia di diritti fondamentali, quale il diritto alla protezione internazionale, secondo l’Anm non è coerente con il nostro quadro processuale «si tratta di una scelta obiettivamente disarmonica, ai limiti dell’irragionevolezza». La critica mossa dall’Associazione Nazionale Magistrati non è solo di carattere teorico, ma anche pratico: «non potrà che scardinare l’intera programmazione del lavoro della Suprema Corte», che sarà caricata di una mole di lavoro maggiore.

L’avvocato penalista Alessandro Gorla, ha commentato con queste parole il disegno di legge: «E’ sufficiente richiamare quanto acutamente osservato dall’Associazione Nazionale Magistrati, ovvero che, se il testo venisse approvato, avremmo un sistema giudiziario in cui è garantita maggior tutela a un tizio che abbia preso una multa per divieto di sosta che a una persona che stia invocando la protezione internazionale per timore di persecuzione nel proprio paese di origine. E’ pura discriminazione su base etnica».

I conti non tornano

Le decisioni prese dalle amministrazioni locali e da Roma, non sembrano essere compatibili con le dimensioni del fenomeno, oramai strutturale: nel 2017 sono già arrivate 9 mila 500 persone, il 50% in più rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. Con questa legge il Governo prevede l’apertura di 13 Centri per il rimpatrio (Cpr) capaci di “ospitare” ognuno ogni anno 9 mila persone, ma stando ai numeri, se i flussi non si ridimensioneranno, per ogni centro dovrebbero “passare” almeno 13 mila e 500 migranti. Sono queste le dimensioni dell’immenso “Gioco dell’Oca” che ci stiamo preparando a giocare. Ancora una volta.

Ilaria Bucca


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