Il palazzo di proprietà del Demanio, svuotato nel 2006 per eseguire dei lavori di messa in sicurezza, da allora non è mai stato recuperato
Un edificio di proprietà del Demanio, vincolato dalla Sovrintendenza per il suo valore storico – architettonico, come altri sontuosi palazzi eretti in via dei Giustiniani fra XVI e XVII secolo, giace abbandonato nella più totale incuria da circa 6 anni. Parliamo del civico 19, uno stabile di sette piani che fino all’inizio del 2006 ospitava al piano terra e al primo piano le attività della Comunità di Sant’Egidio rivolte ai poveri con la distribuzione di vestiario e generi di sussistenza, al secondo piano la sede storica dell’associazione onlus il Ce.Sto che svolgeva attività ludiche e sociali con bambini e ragazzi del quartiere. Nell’edificio trovava posto anche un dormitorio per detenuti appena usciti dal carcere, gestito dalla Compagnia della Misericordia mentre i piani superiori erano abitati da alcuni nuclei famigliari.
Ebbene nel 2006 i residenti e le associazioni vengono forzatamente allontanati perché la proprietà dichiara il palazzo inagibile. Una raccomandata datata fine novembre 2005 – indirizzata al Ce.sto e firmata dalla filiale ligure dell’Agenzia del Demanio – recita “Da un’indagine svolta da organismi tecnici di quest’ufficio è emerso che lo stabile occupato da codesta associazione presenta evidenti problemi strutturali con conseguente pericolo per la vivibilità all’interno dell’immobile stesso. Si invita pertanto la S.V. a voler rilasciare tale immobile libero da persone o cose nella piena e completa disponibilità della scrivente Agenzia del Demanio”.
La proprietà paventa il rischio di crolli imminenti e nel giro di pochi mesi, tra gennaio e febbraio 2006, completa lo sgombero del civico 19. Da allora nessun lavoro di ristrutturazione è stato eseguito e l’edificio è rimasto sfitto per tutti questi anni, scivolando inesorabilmente nel degrado.
L’Agenzia del Demanio, interpellata sulla questione, spiega “La Prefettura di Genova nel 2001 ha individuato alcuni problemi strutturali nell’immobile di via dei Giustiniani e ha incaricato il Provveditorato alle opere pubbliche di occuparsi dell’esecuzione dei lavori di messa in sicurezza. Nel 2001 e nel 2003 sono stati realizzati alcuni interventi. Nel 2006 i residenti sono stati invitati ad abbandonare l’edificio per completare l’opera di ristrutturazione”.
Sul finire di ottobre 2011 un gruppo eterogeneo di persone ha deciso di occupare il civico 19 per rispondere alla drammatica esigenza di spazi abitativi e per restituire al quartiere un luogo vitale di socialità.
“Abbiamo occupato perché abbiamo bisogno di case, di luoghi in cui vivere dignitosamente, perché siamo stanchi di buttare i nostri miseri stipendi in affitti indecenti – scrivono i protagonisti dell’azione nel manifesto pubblico affisso per i vicoli del centro storico – Siamo uomini e donne diversi per età e percorsi di vita, ma uniti da bisogni concreti molto simili e dalla comune volontà di organizzarsi per soddisfarli. Abbiamo occupato perché abbiamo bisogno di spazi in cui costruire ciò che non abbiamo: un luogo di incontro dove costruire rapporti di mutuo appoggio, un ambito in cui discutere e divertirsi, uno spazio per noi e per il quartiere, per mangiare e per studiare, per adulti e per bambini, uno spazio di tutti coloro che lo vivono e lo sentono proprio”.
Gli occupanti hanno fatto visionare il palazzo da un gruppo di tecnici solidali, architetti, ingegneri e restauratori che, nel corso di numerosi sopralluoghi, non hanno individuato elementi di criticità tali da comportare una situazione di grave pericolo. Anzi i problemi strutturali riscontrati nel civico 19 sarebbero i medesimi che affliggono almeno un quarto dei palazzi dei vicoli del centro storico.
E così i nuovi abitanti della casa hanno deciso di predisporre un rigoroso piano di interventi per un uso progressivo e consapevole dello stabile, con l’obiettivo di renderlo fruibile in maniera sicura.
Oggi è già stato sistemato il piano terra, adibito a spazio sociale, dove sono state organizzate svariate attività, proiezioni cinematografiche, cene sociali e spettacoli teatrali. Ricordiamo ad esempio l’esperienza del teatrino dei burattini che, ripetuta per due domeniche di novembre, ha riscosso un notevole apprezzamento richiamando numerosi bambini della zona.
Grazie alla pratica del dialogo e al principio della “porta aperta” – chiunque può entrare per informarsi e confrontarsi, ogni giovedì alle 17:30 si svolge un’assemblea pubblica per accogliere le proposte di nuove iniziative/attività – gli occupanti hanno instaurato buoni rapporti con il vicinato e la loro presenza, soprattutto se messa al confronto con quella ben più rumorosa e molesta dei frequentatori della movida, non sembra arrecare disturbo ai residenti.
Il prossimo passo sarà rendere agibile il secondo piano per realizzare attività sociali auto – organizzate. Si parla di una palestra, una sala prove musicale, un mercatino per lo scambio di vestiti e ancora un’attività di doposcuola concordata con le mamme del quartiere.
Ma tornando alla questione sicurezza è inevitabile porsi alcune domande. “Se la situazione di via dei Giustiniani era così preoccupante perché i soldi pubblici non sono stati spesi per altri interventi piuttosto che per il rifacimento della facciata in occasione del G8 del 2001? – si legge ancora nel manifesto – Forse era più stimolante svuotare il palazzo per cercare di venderlo”.
A pensar male si fa peccato ma spesso ci si azzecca – diceva un notissimo uomo politico della Prima Repubblica – ed in effetti è difficile spiegare perché il palazzo sia stato svuotato con una fretta assai sospetta. Solo un concreto rischio di crolli avrebbe potuto giustificare una simile celerità. Ma allora perché a distanza di 6 anni nessuno si è preoccupato della messa in sicurezza dell’edificio?
Secondo gli occupanti – fin dal principio – l’operazione di sgombero era finalizzata alla vendita dell’intero immobile. E nel 2010, grazie all’opportunità offerta dal federalismo demaniale, il civico 19 sarebbe stato inserito nell’elenco dei beni immobili del patrimonio demaniale considerati alienabili.
Resta il dato di fatto che dal lontano 2006 l’associazione onlus il Ce.Sto, che da trent’anni opera nel difficile contesto del centro storico promuovendo un modello di pacifica convivenza fra etnie e culture diverse, è stata arbitrariamente privata di un luogo che, proprio per la sua ricchezza di spazi, rendeva possibile lo svolgimento delle più svariate attività.
Il Centro Sociale gestito dal Ce.Sto – dove si svolgono giornalmente attività ludiche dopo scolastiche e sociali con bambini e ragazzi del quartiere – ha trovato ospitalità nei locali della ex Scuola Baliano di Vico Vegetti. Oggi però la ex Baliano è prossima ad essere ceduta o destinata ad un nuovo utilizzo, ed il Centro Sociale rischia nuovamente di rimanere senza sede.
“Cinque anni fa abbiamo perso la sede storica a causa dell’inagibilità di un edificio di valore storico e artistico su cui la proprietà non ha fatto alcun intervento – denuncia il segretario dell’associazione, Domenico De Simone – e attualmente ci troviamo al punto di partenza”.
Nel frattempo il quartiere si devitalizza a causa della progressiva scomparsa di attività commerciali e laboratori artigiani mentre si registra una crescita abnorme della movida con l’aumento dei partecipanti, l’estensione degli orari fino alle prime luci dell’alba ed il dilagare di episodi di teppismo e vandalismo.
“La nostra ex sede è stata fatta oggetto di un’occupazione che dimostra se non l’infondatezza delle motivazioni dello sfratto, almeno il fatto che alla manifestazione di problemi è seguita solo la più completa inazione della proprietà (Agenzia del Demanio) ma anche degli altri soggetti che dovrebbero interessarsi all’urbanistica, alla vitalità e alla socialità di questa, come di altre zone della città”, concludono amareggiati i volontari del Ce.Sto.
Matteo Quadrone
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