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Esther Stocker, la solitudine dell’opera alla Galleria 44

Un percorso estetico, sensoriale ed interattivo in bianco e in nero allestito dall'artista di fama nazionale nei locali della Galleria 44 nel centro storico genovese


11 Ottobre 2010Notizie

La solitudine dell'opera“La Solitudine dell’opera (Blanchot)” dell’artista Esther Stocker, alla sua terza personale in Italia.

Artista   affermata   a   livello   internazionale,   Esther   Stocker   (Silandro,1974)   ha   esordito   dipingendo   quadri astratti bidimensionali basati sulla sovrapposizione di griglie ortogonali di linee e superfici bianche, nere e grigie.

Negli anni la sua pittura è uscita dalla dimensione del quadro per andare progressivamente a ricoprire pareti, pavimenti, soffitti di gallerie, edifici e musei. Gli ambienti di Esther Stocker sono percorsi estetici, sensoriali   ed   interattivi   composti   da   strutture   reticolari   che   giocano   sulla   dialettica   tra   ortogonalità   e deviazioni, tra bianco e nero, tra spazio pittorico dell’opera e osservatore.

Per gli spazi della Galleria Studio 44 l’artista ha creato due progetti site-specific: il lungo tunnel – in origine un vicolo del centro storico di Genova –   è dipinto completamente di bianco. Su questo sfondo una serie di segni neri rettangolari riempiono progressivamente lo spazio fino a trasformarlo in una sorta di corridoio virtuale   verso   qualcosa   di   sconosciuto  e   ignoto.  Nel  secondo   ambiente,   invece,   i   segni   pittorici  murali corrispondenti alla scritta “La Solitudine dell’opera” abbandonano la loro bidimensionalità e sotto forma di fili invadono   l’intera   stanza,   offrendo   al   visitatore   la   possibilità   di   mettersi   in   relazione   fisica   con   essi. Quest’ultimo, infatti, è invitato a muoversi liberamente all’interno delle installazioni per smascherarne le ambiguità dettate da una visione statica e bidimensionale.

Il titolo della mostra allude ad un saggio di Maurice Blanchot, “La solitudine essenziale”  (in  Lo spazio Letterario, 1955). Secondo Blanchot la solitudine accomuna l’opera e l’artista: l’opera è solitaria perché nel momento in cui il lettore/visitatore vi accede diventa indipendente dal suo creatore e di per sé infinita. La perdita del controllo sull’opera spinge lo scrittore/artista in una condizione di assoluta solitudine che lo induce ad iniziare un nuovo lavoro, dando il via ad un infinito processo di “cominciamento”. “La solitudine dello scrittore, questa condizione che è il suo rischio, deriverebbe dunque dal fatto che egli appartiene, nell’opera,  a ciò che è sempre prima dell’opera. Attraverso di lui, l’opera ha luogo, è la fermezza del cominciamento, ma  egli  stesso  appartiene  a un tempo”.  Questa  concezione  riflette  le  fasi  del  processo  creativo  dell’opera dell’artista viennese: la fase progettuale in cui realizza alcune ipotesi di intervento; quella installativa in cui costruisce l’opera in base alle peculiarità dello spazio; infine il momento della fruizione, in cui essa viene completata dal visitatore che ne cambia in continuazione le relazioni, l’aspetto e il significato. La prima fase di questo processo è documentata in mostra dai 10 disegni preparatori realizzati dall’artista per gli ambienti della galleria. Questi progetti sono un interessante esempio di quante siano le possibilità di intervento e di trasformazione di uno spazio attraverso l’applicazione di differenti strutture reticolari. Dal 30 settembre al 12 novembre gli spazi della Galleria Studio44 cambieranno il loro aspetto diventando ambienti astratti e mimetici dal carattere effimero e veri e propri dispositivi percettivi per il visitatore.

 

KO.JI.KU.  (Consorzio Giovani Curatori)

L’Associazione   Ko.Ji.Ku,   formata   da   otto   laureati   e   laureandi   del   corso   di   Laurea   Magistrale   in   Storia dell’Arte   e   Valorizzazione   del   Patrimonio   Storico-artistico   dell’Università   di   Genova   (Roberta   Allesina, Rossana   Borroni,   Alberto   Fiore,   Francesco   Iacometti,   Daniela   Legotta,   Valentina   Liotta,   Silvia   Merlino, Alessandra Piatti) nasce nel luglio del 2008 con l’intento di promuovere la creatività giovanile attraverso l’organizzazione di manifestazioni ed eventi artistico-culturali. L’Associazione ha inaugurato la sua attività con la mostra La Grande Abbuffata: Scarti, Scorie, Sprechi. Risorse Energetiche?, tenutasi a Genova dal 9 al 29 giugno  2009 presso  l’Auditorium  dei Musei  di Strada Nuova.  Da febbraio 2010 collabora con la GalleriaStudio44. In questa sede ha presentato la personale di Jacopo Mazzonelli (a cura di Silvia Conta) e ha   curato   la   mostra  L’uomo   che   teneva   il   parcheggio  (10-30   Aprile   2010).   Ha   partecipato   ai   Rolli Contemporanei (8-9 maggio 2010) presentando presso il Palazzo Giorgio Centurione l’installazione  New York Simphony del Rossoscuro Design.

 


 


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