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Fincantieri, ribaltamento a mare: mancano 50 milioni per indire il bando

Dopo l’accordo sulla nuova commessa, torna d’attualità la costruzione della piattaforma tra Sestri Ponente e Multedo. Il segretario Fiom Bruno Manganaro ci aiuta a fare il punto della situazione e annuncia una lettera a Burlando, Doria e Merlo


23 Aprile 2013Notizie

fincantieri scioperoDopo la tranquillità nel breve periodo con l’annuncio della nuova nave da crociera, che verrà costruita tra le primavere del 2014 e del 2016, Fincantieri cerca rassicurazioni sul futuro con un orizzonte temporale a più ampio respiro. In quest’ottica, la parola d’ordine è “ribaltamento a mare”, la nuova piattaforma da 117 kmq con la copertura di uno specchio d’acqua marina di 71 kmq nel bacino portuale tra Sestri Ponente e Multedo, che dovrebbe rappresentare il nuovo centro operativo e logistico della navalmeccanica genovese. Il segretario generale provinciale di Fiom – Cgil, Bruno Manganaro, ha annunciato l’imminente invio di una lettera a Burlando, Doria e Merlo con cui le tre rappresentanze sindacali (Fiom, Fim e Uilm) e le RSU di cantiere chiederanno un incontro per fare il punto della situazione.

La lunga storia del ribaltamento a mare ha inizio nell’ormai lontano luglio 2011 con la firma dell’accordo di programma in cui veniva fissata a 70 milioni di euro la copertura economica necessaria all’Autorità portuale per indire il bando di gara europeo. A quasi due anni di distanza, i soldi stanziati risultano solo 20 milioni, sbloccati appena il mese scorso dal ministro per lo Sviluppo economico e le Infrastrutture, Corrado Passera.

«Ogni sei mesi sembrava fatta – racconta Manganaro – e, invece, siamo arrivati a oggi. Il precedente governo si era impegnato ad accendere un mutuo presso MPS nei confronti dell’Autorità portuale entro la fine del 2012, ma il via libera definitivo non è mai arrivato. Solo adesso sono arrivati questi 20 milioni, attraverso un partita di giro di fondi non utilizzati dalle altre Autorità portuali italiane, che non sono assolutamente sufficienti a far partire la gara». Neppure se a questa cifra si aggiungessero gli altrettanti 20 milioni che la stessa Autorità portuale si era detta disponibile a investire. «Al di là del fatto che si deve verificare quanto l’Autorità portuale sia ancora disponibile a questo investimento, quando arriveranno gli altri 30 milioni? Anche perché la realizzazione del ribaltamento non è una cosa immediata, potrebbero volerci dai due ai quattro anni» spiega il segretario di Fiom. «Quando c’è la crisi hai due possibilità: dire è finito tutto, buttare via le chiavi e chiudere i cantieri oppure tentare di investire per essere pronti al momento della ripartenza, sia essa in direzione navalmeccanica sia nella direzione di nuove produzioni».

Naturalmente, i lavoratori genovesi hanno sempre manifestato la volontà di puntare su questa seconda strada, cercando di sfruttare il momento di non lavoro, o di impiego parziale, dal punto di vista navale per potenziare gli spazi del cantiere di Sestri Ponente, togliendo tutta la parte a monte, oltre la ferrovia, e “ribaltandola” appunto sul mare.

«Gli spazi – spiega Manganaro – servirebbero intanto per consentire la costruzione nel cantiere di mega navi da crociera. Ma anche con le navi di dimensioni più contenute o con altre commesse legate a piattaforme del settore energetico, Sestri presenta degli aspetti diseconomici: le costruzioni devono iniziare a monte della ferrovia per essere poi imbragate e spostate con le gru oltre ai binari. Inoltre, nel nuovo polo si potrebbero trasferire la direzione, attualmente in via Cipro, e il centro di ricerca navale Cetena».

Da non sottovalutare, infine, l’aspetto occupazionale. Con la realizzazione della piattaforma sul mare potrebbero ridursi notevolmente, fino ad annullarsi, le 180 eccedenze – che a differenza degli esuberi non implicano l’avvio di procedure di licenziamento ma bloccano il turnover – che ancora oggi sono segnalate dalla proprietà Fincantieri, nonostante la nuova commessa.

«Addirittura – azzarda ottimisticamente Manganaro – con la nuova nave e l’eventuale concentrazione delle attività di progettazione, direzione e ricerca in seguito alla realizzazione del ribaltamento, l’azienda potrebbe dover chiedere ad alcuni trasfertisti di rientrare. Inoltre, la nave che arriverà avrà bisogno non solo di tutte le maestranze interne ma anche di 1500-2000 lavoratori delle ditte di appalto».

Sperando di poter risolvere il prima possibile la situazione di tutte le eccedenze, Fincantieri ha varato nelle scorse settimane un accordo sindacale che prevede la riorganizzazione dell’orario lavorativo puntando sulla flessibilità. È ancora Bruno Manganaro a spiegarci nel dettaglio i termini dell’accordo, siglato con il benestare di oltre il 90% dei lavoratori: «L’azienda ipotizza per alcuni reparti, per alcuni lavoratori e per alcune settimane un nuovo orario unico 6×6 (sei ore al giorno, sabato compreso) spostando la mensa a fine turno o sostituendola con buoni pasto equivalenti e attingendo ai permessi retribuiti per completare il monte ore settimanale. In sostanza, c’è il disagio di una riduzione dell’orario lavorativo che viene comunque spalmato su sei giorni, ma un aumento dei turni che consentirà di recuperare personale attualmente in cassa integrazione. Oltre a ciò, è previsto un monte massimo di 240 ore annue di flessibilità da utilizzare come straordinario o continuazione. Credo si tratti di una situazione assolutamente gestibile che, ad ogni modo, andrà ricalibrata una volta che partiranno i lavori della nuova nave».

 

Simone D’Ambrosio


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