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Claudio Bagnasco, Videoscrittori: “Inseguitori”, la fretta e la fuga

Claudio Bagnasco, scrittore genovese. "Inseguitori" è il titolo del racconto scritto da Bagnasco per Videoscrittori, una fuga contro il tempo, una fuga dal tempo...


1 Settembre 2012Interviste

La fretta, il tempo, la fuga… questi i temi che ricorrono maggiormente nel racconto che hai scritto per Videoscrittori…

«Questo racconto si veste della stessa fretta che sentivo io nel momento della scrittura… la fretta è un elemento presente nella vita di tutti. La fuga può essere vista come l’urgenza di recuperare il tempo che la fretta ha consumato…»

a cura di Marcello Cantoni

 

Inseguitori di Claudio Bagnasco

claudio-bagnascoMi chiamo Pierluigi, e non mi piace che mi si accorci il nome in Pier né tantomeno in Luigi. Non mi piace, perché siccome ho sempre messo il massimo impegno nel fare le cose, esigo che anche gli altri facciano le loro cose per bene, dall’inizio alla fine: detesto le scorciatoie.
Ve lo dice uno che a trent’anni ha già vinto quasi tutte le gare podistiche estreme.
Stamattina alle nove è iniziata la gara più massacrante: novantadue chilometri lungo sentieri, sentierini, boschi, pendii scoscesi. Fa freddo. Da mezz’ora scende una pioggia fitta, obliqua. Mi sono allenato ossessivamente per dodici mesi: vincerò. Questa gara è inaffrontabile quasi per tutti. L’anno scorso, alla prima edizione, ci sono stati ventinove iscritti. Metà dei quali si sono ritirati a gara in corso per crampi, disidratazione, distorsioni o cadute. Io l’anno scorso non c’ero, perché nel medesimo giorno ho invitato a pranzo Maurizia, conosciuta la sera prima.
Quest’anno ci siamo iscritti in tredici. E vincerò io. Se ricordo bene il percorso, mancheranno una dozzina di chilometri. Dopo questo sentiero ghiaioso si entra nell’ultimo tratto boschivo, lungo una decina di chilometri. Poi si scende fino al paese, nella cui piazza c’è l’arrivo. Sono primo, le gambe stanno reggendo egregiamente, ho trovato l’andatura giusta, che mi permette di controllare il fiato e il battito cardiaco. Un paio di chilometri fa mi sono voltato indietro e non c’era traccia degli altri concorrenti: e dire che da quel punto avevo un’ottima visuale su un tratto di corsa di almeno un chilometro. Vincerò perché sono il più forte, e perché quando faccio una cosa la faccio col massimo impegno. E, modestamente, col massimo risultato.
Va bene, è vero, Maurizia se n’è andata ieri sera.
Ecco il bosco. Le gambe faticano, nel terreno umido di pioggia. Il fitto di fronde fa penetrare poca luce. Se abbuia, non mi sarà facile seguire la segnaletica della gara. Maurizia, come hai potuto? Il percorso si fa in salita, il vento taglia da destra, la temperatura è scesa, devo fare passi brevi, controllare il respiro, rimanere concentrato.
Vedo a duecento metri da me biforcarsi il sentiero. Non riesco a scorgere nessuna segnaletica. Maurizia, ti amo ancora. Se mi si accorcia il fiato adesso sono spacciato. Non posso permettermi di essere raggiunto.
Sono a cento metri dal bivio e non vedo la segnaletica. Da bambino, una volta, ho accompagnato mio padre a raccogliere funghi nel bosco del paese e ci siamo persi. Sono a cinquanta metri e scorgo qualcosa. Ci ha trovati sei ore dopo un signore della guardia forestale: ricordo i suoi folti baffi neri, lui che ci porta nel suo ufficio, ci offre tè caldo e biscotti, mio padre che non smette di ringraziarlo e di domandarmi se stavo bene.
A venti metri dal bivio distinguo un palo di legno che ostruisce il sentiero di sinistra. Immagino sia l’indicazione del percorso di gara. A dieci metri vedo l’altra parte del palo, conficcata all’imbocco dello stesso sentiero. Arrivo al bivio. Sì, posso concedermi un minuto. Mi fermo. Rifiato. Il palo si è spezzato in due: un fulmine? Nella metà di palo di traverso sul sentiero c’è un cartello. È proprio la segnaletica della gara. Ricordati che non hai tempo da perdere, oggi devi lasciarli tutti dietro. Mi guardo attorno. Impugno la metà di palo conficcata a terra. Grazie al terreno pregno di pioggia, svello il palo senza difficoltà. Oltre il sentiero di sinistra c’è un dirupo. È lì che lancio quella metà di palo. E poi l’altra. Riprendo a correre. L’ho detto che, per vincere, mi impegno sino in fondo. Bisogna pur tenere a distanza chi mi insegue. Chi mi insegue da stamattina per la gara, e chi mi inseguirà una volta scoperto che ho ucciso Maurizia. Ieri sera mi ha detto che non mi amava più.


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