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Discriminazioni: crescono nel 2011, mass media sotto accusa

Le istruttorie aperte nel 2011 sono state 1000, i casi pertinenti 799, ovvero 259 in più rispetto al 2010. L'ambito più frequente di discriminazione, con il 22% del totale dei casi pertinenti, sono i mass media


9 Marzo 2012Notizie

Nel 2011 si è registrato un aumento dei casi di discriminazione segnalati dall’Unar, l’Ufficio nazionale antidiscriminazioni razziali che ieri ha reso pubblica la relazione annuale inviata al Parlamento.

Le istruttorie aperte dall’Unar sono salite a 1000 nel corso del 2011 – scrive il Redattore sociale (www.redattoresociale.it) – Erano 766 nel 2010.

Dei mille casi presi in esame, quelli “pertinenti”, cioè che si sono rivelati effettive discriminazioni, sono stati 799, ovvero 259 in più rispetto al 2010. Per il secondo anno consecutivo sono i mass media – compresi i social network – l’ambito più frequente di discriminazione, con il 22,6% del totale dei casi pertinenti. Segue l’ambito del lavoro che ha ottenuto il 19,6% delle denunce, percentuale di oltre otto punti superiore a quella del 2010 (11,3%). Ma la relazione evidenzia che in settori come il lavoro il fenomeno è sottorappresentato perché i livelli di discriminazione sono più elevati di quanto emerso.

A livello territoriale, nel 2011 la regione con più discriminazioni si conferma la Lombardia, dove è avvenuto un caso su cinque (21%), il dato appare stabile rispetto ai due anni precedenti. Un altro quinto proviene dal Lazio (19,0%), dove però gli episodi sono in calo. Seguono Veneto, Emilia Romagna e Toscana con il 12,2%, il 10,4% e il 10,8% delle segnalazioni pertinenti (per queste ultime due regioni il risultato dipende da un monitoraggio più costante effettuato dalla Rete di Antenne Territoriali, promossa dall’Unar assieme agli enti locali).

«Sono dunque i grandi poli urbani (le province di Milano e Roma soprattutto) a veicolare il maggior numero di istruttorie pertinenti» sottolinea il documento dell’Unar.

Circa il 12% del totale dei casi si riferisce ad altre discriminazioni, diverse da quelle etniche e razziali – scrive il Redattore sociale – Di questo sottogruppo, la maggioranza riguarda l’orientamento sessuale e l’identità di genere con circa il 37%, mentre i casi che hanno riguardato la disabilità sono il 31,5%.

A partire dal 2010, l’Unar ha cambiato strategia, attuando un monitoraggio sulle discriminazioni e prendendo l’iniziativa nel segnalarle alle autorità competenti – conclude il Redattore sociale – Ogni cinque istruttorie valide più di due sono il risultato dell’attività realizzata dall’Unar. Nel complesso negli ultimi ventiquattro mesi i casi presi in carico in modo autonomo, per iniziativa dell’ufficio e senza segnalazioni esterne, sono stati oltre cinquecento. Al 31 dicembre del 2011 risultava chiuso con conciliazione il 46,2% delle istruttorie mentre il 31,4% era stato trasmesso al secondo livello dell’ufficio per la risoluzione e chiusura del caso.


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