A cosa serve Facebook? Gianluca Fontana ha risposto a questa domanda creando uno spazio per promuovere l'uso della bicicletta in città
Nel 2009 un genovese amante della bici si è iscritto a Facebook e si è detto: “Diamo un senso a questo social network“. Il suo nome è Gianluca Fontana, è nato e cresciuto a Genova, e fin da adolescente si è allenato & abituato a pedalare in mezzo al traffico, fra strade in saliscendi e in una città che ancora oggi molti considerano “non a misura di ciclista”.
Tre anni fa ha creato un gruppo su Facebook (oggi diventato pagina, con quasi 900 fan) per raccontare la sua passione verso le due ruote e condividerla con altre persone. Un percorso lungo, perché nel 2009 i ciclisti abituali erano meno di adesso e perché non c’era ancora una forte attenzione su questi argomenti, ma che ha portato nel tempo alla creazione di una “massa critica” che attraverso Facebook discute di biciclette, mobilità, trasporto pubblico e così via. Con il tempo, spinto anche dal contatto con gruppi analoghi di altre città e dal desiderio di creare riflessioni più articolate di quelle possibili sui social network, ha aperto un blog attivo da gennaio 2012 e dal titolo Anemmu in bici a Zena.
Un progetto senza alcuna collocazione politica o associativa, ma che ha creato nel tempo una fitta rete di persone che si scambiano notizie e opinioni, e che grazie al semplice bottone Condividi di Facebook hanno fatto conoscere la realtà della “Genova su due ruote” anche in altre città italiane e all’estero. «Ho iniziato ad andare in bici a causa di una ragazza: lei non aveva paura a pedalare in mezzo al traffico e io non volevo essere da meno. Avere una persona che ti “sblocca” rende più facile l’approccio alla bici, soprattutto nello sfatare luoghi comuni come il “non si può pedalare nel traffico”. Ogni genovese che va abitualmente in bicicletta dovrebbe fare qualcosa del genere, sensibilizzare amici e conoscenti a fare altrettanto», racconta Gianluca.
Attraverso il blog scopriamo che uno dei mezzi più utilizzati a Genova è la bici pieghevole, acquistabile nei negozi di articoli sportivi e che «una volta che si è imparato a montare e smontare, si rivela molto pratica perché la si può portare sull’autobus o tenere in luoghi dove non occupa troppo spazio».
I ciclisti genovesi sono dunque tanti ed eterogenei, e grazie a eventi come la Mobility Week oggi hanno la possibilità di incontrarsi anche fuori dal web. Anche Anemmu in bici a Zena non è solo un blog, ma dallo scorso aprile ha un suo spazio in città: Gianluca è infatti uno dei fondatori del Cicloriparo, che al circolo Belleville offre supporto a chi vuole imparare come si mantiene e si ripara la bicicletta (per saperne di più basta scrivere all’indirizzo mail cicloriparo@yahoo.it). Finora è l’unico spazio in città, totalmente autogestito grazie al tempo e alle risorse dei volontari, ma che in questi mesi ha avuto riscontri positivi e moltissimi contatti: «Sarebbe bello che ne nascessero altri, magari sovvenzionati dal Comune».
Proprio il rapporto con le istituzioni è la nota dolente dei ciclisti urbani: «sarebbe un ottimo punto di partenza se qualcuno dicesse pubblicamente che andare in bici è utile alla città, perché porta vantaggi come la riduzione dello smog e del traffico». Per il resto, Genova è ancora una città povera di piste ciclabili e dove il servizio di bike sharing presenta molte note dolenti. Gianluca ne elenca tre: «ci sono pochi mezzi, collocati soprattutto nel centro città, non è aperto ai turisti e la manutenzione è scarsa. I soldi andrebbero investiti diversamente, per esempio creando percorsi alternativi al traffico a scorrimento veloce, con una segnaletica ad hoc, e in parallelo incentivando piccole aziende ad investire nel noleggio di bici ai turisti».
Progetti per il futuro? Un tema che sta molto a cuore a Gianluca, che oltre a essere un appassionato ciclista è anche marito e padre, è creare percorsi dedicati per famiglie con bambini: a questo scopo si sta lavorando con Fiab per realizzare un progetto comune, ma nel frattempo diverse scuole della città si sono mostrate interessate e stanno cercando di stimolare l’amore per la bicicletta nei loro alunni.
Marta Traverso
[foto di Diego Arbore]
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