Lo ha affermato il procuratore regionale Ermete Bogetti che ha sollecitato l'introduzione di targhette con numeri o lettere ben visibili per gli agenti dei reparti anti sommossa
In occasione della cerimonia di apertura dell’anno giudiziario della Corte dei Conti, avvenuta un paio di giorni orsono, il procuratore regionale Ermete Bogetti ed il presidente della sezione giurisdizionale Andrea Russo, hanno affrontato vari temi.
Sicuramente tra le questioni più importanti menzionate dalla magistratura contabile ci sono l’istruttoria appena avviata per controllare la regolarità delle operazioni relative al polo tecnologico degli Erzelli, finanziato anche con soldi pubblici e l’inchiesta affidata alla Guardia di finanza circa l’utilizzo dei cospicui finanziamenti pubblici per il recupero di Forte Begato che da anni versa in stato di degrado. E ancora le indagini per accertare il danno erariale subito dallo Stato a causa del taglio degli alberi del parco dell’Acquasola nell’ambito del contestato progetto per il parcheggio sotto il parco storico cittadino.
Ma particolarmente significativo è stato anche il passaggio relativo ai procedimenti avviati dalla procura per chiedere i danni materiali e di immagine ai poliziotti condannati per le violenze durante il G8 di Genova del 2001. In attesa dei giudizi definitivi della Cassazione per procedere contro gli imputati della Diaz e di Bolzaneto, il procuratore Bogetti ha ricordato che si potrebbero già istituire dei processi per quei casi che in sede civile hanno visto lo Stato risarcire alcuni manifestanti aggrediti e picchiati senza motivo.
Peccato però che sia davvero arduo riuscire ad identificare gli agenti delle forze dell’ordine responsabili di azioni ingiustificate. Bogetti, ricordando l’esperienza torinese quando indagò su un funzionario impegnato in Valsusa durante una manifestazione No Tav, ha sottolineato <<Se si ammette che i singoli operatori non possano essere riconoscibili… vuol dire ammettere che si possa verificare una sospensione delle regole… che non può essere tollerata in uno Stato di diritto>>. Il procuratore ha suggerito un’alternativa <<Per rimediare a tale situazione, sempre che si voglia farlo, non occorrerebbero particolari o costosi strumenti. Sarebbe sufficiente una targhetta adesiva con numeri o lettere ben visibili apposta sul casco e/o in un altro punto dell’equipaggiamento degli agenti appartenenti ai reparti anti sommossa>>.
Matteo Quadrone