Si riaccende il dibattito intorno al bisogno abitativo: Genova è una città piena di case vuote, almeno 25 mila, secondo i dati ufficiali
I caruggi genovesi, ormai da mesi, sono diventati l’epicentro della lotta per il diritto alla casa. L’azione di collettivi antagonisti e gruppi riconducibili all’area anarchica, resosi protagonisti dell’occupazione di alcuni edifici pubblici disabitati, ha permesso di evidenziare efficacemente la scandalosa gestione degli spazi abitativi nella nostra città, come d’altra parte sottolineano i numeri ufficiali. Genova risulta piena di case vuote, sono almeno 25 mila le abitazioni non occupate, secondo i sindacati degli inquilini, proprietà di enti pubblici, religiosi e privati. Eppure centinaia di persone sono senza un tetto o non possono permetterselo.
Il blitz delle forze dell’ordine con relativo sgombero dello stabile di proprietà del Demanio al civico n. 19 di via dei Giustiniani, eseguito su ordine della Procura della Repubblica il 7 agosto scorso, è stato un fulmine a ciel sereno dopo un’occupazione che perdurava da quasi un anno senza creare particolari tensioni (vedi l’inchiesta di Era Superba) ed anzi, al contrario, suscitando l’apprezzamento di alcuni vicini di casa grazie allo svolgimento di una serie di attività autogestite completamente gratuite rivolte al quartiere, quali un corso di italiano per stranieri, una palestra, uno spazio dedicato ai bambini. La risposta non si è fatta attendere e nel giro di poche ore sono seguite due nuove occupazioni: un palazzo cinquecentesco di piazza delle Vigne, proprietà di Arte; sei appartamenti di proprietà comunale in vico Untoria nel Ghetto del centro storico (precedentemente occupati dal collettivo Aut Aut 357 e poi liberati quando è stato pubblicato il bando per l’assegnazione degli alloggi).
Il palazzo al civico n. 4 di piazza delle Vigne, un edificio storico inserito nella lista dei Rolli, da anni risulta vuoto e abbandonato a se stesso. Una situazione simile a quella del civico n. 19 di via dei Giustiniani, dichiarato inagibile nel lontano 2006 per realizzare alcuni interventi di ristrutturazione, in concreto mai portati a termine ed infine, a partire dall’ottobre 2011, recuperato e messo in sicurezza dai nuovi occupanti. Oggi, per quanto riguarda la dimora cinquecentesca di piazza delle Vigne, si ipotizzano svariate destinazioni ed una futura fruibilità pubblica.
«Tutti i progetti ipotizzati intorno al palazzo di piazza delle Vigne non hanno nessuna reale utilità sociale – sottolineano gli ex abitanti di via dei Giustiniani 19 – Risibile l’ipotesi ventilata dai giornali della costruzione al suo interno di un museo del cioccolato (!). Crediamo che siano più importanti le abitazioni per chi ne ha bisogno e la prosecuzione delle attività e dei laboratori attivi in via dei Giustiniani».
Vladimiro Augusti, amministratore unico di Arte, dalle colonne de “La Repubblica” ha affermato «Si tratta di un patrimonio che intendiamo restituire alla città. A breve partirà il piano di ristrutturazione: è in corso la gara d’appalto ed entro settembre verranno assegnati i lavori, finanziati interamente dallo Stato. In ballo ci sono 5 milioni di euro per riportarlo ai fasti di un tempo – aggiunge Augusti – Siamo preoccupati per gli affreschi ed il patrimonio artistico da preservare. Lancio un appello agli occupanti affinché non provochino danni». Ma gli attivisti di via dei Giustiniani 19 non ci stanno e replicano «Strano che non l’abbiano preservato in questi ultimi quindici anni, in cui, come al solito, si sono preoccupati solo della facciata (500 mila euro per il restyling, secondo “La Repubblica”). Chiunque può venire a vedere lo stato di degrado e incuria in cui giace l’edificio, anche solo attraverso la mostra fotografica allestita ogni giorno in piazza delle Vigne. Non c’è nessun danneggiamento in atto, peggio di loro non possiamo fare».
L’occupazione dei sei appartamenti al civico n. 3 di vico Untoria invece, ha generato un iniziale quanto comprensibile stupore, considerato che a stretto giro di posta si procederà all’assegnazione degli alloggi. Un bando contestato dagli occupanti, i quali spiegano le ragioni della loro azione «Abbiamo occupato perché siamo tutti senza una casa, da quando, Martedì 7 Agosto, le autorità genovesi hanno deciso di sgomberarci dalla casa occupata di via dei Giustiniani 19. Occupiamo perché non possiamo permetterci un affitto e perché riteniamo giusto e legittimo non pagarlo nel momento in cui decine di migliaia di spazi, abitativi e non, vengono lasciati vuoti e inutilizzati dalle amministrazioni pubbliche, dalla Chiesa e da ricchi privati di vario genere per mantenere alti i livelli del mercato immobiliare. La lotta per la casa non si esaurisce con le occupazioni di qualche antagonista: a breve in molti dovranno scegliere come organizzarsi di fronte alla crisi e alla miseria che avanza. Se condurre una vita di stenti e sacrifici o iniziare a non pagare, non pagare più per arricchire i soliti. Ci auguriamo di essere presto solo alcuni tra i tanti, al loro fianco».
Gli ex abitanti di via dei Giustiniani 19 ribadiscono di essere perfettamente consapevoli dell’esistenza del bando di concorso per l’assegnazione degli alloggi «I proprietari, Ri.Genova ed il Comune, diranno che rubiamo le case ai poveri, che ostacoliamo un progetto sociale, un esempio concreto di sana gestione della “cosa pubblica”. Non è così. Abbiamo letto il bando e abbiamo capito le reali intenzioni del Comune e di Ri.Genova su questo edificio e sulla generale riqualificazione di questa fetta di centro storico. Abbiamo capito che per la giunta Doria, quella dell’amministrazione partecipata, la giunta vicina ai cittadini, per avere “diritto” ad una casa bisogna, sostanzialmente, non essere poveri. Di fatto bisogna avere tutte quelle garanzie sociali che da anni stanno venendo meno come un lavoro fisso e un reddito stabile. È necessario non avere debiti con Equitalia o enti affini, non aver subito sfratti per morosità (proprio nella città che ne presenta, con il 73%, la più alta percentuale d’Italia); meglio ancora essere una coppia etero e un nucleo familiare tradizionale».
In effetti, come conferma Giovanni Giudice, amministratore delegato di Ri.Genova, al “Corriere Mercantile”«Queste case non sono destinate alle fasce sociali protette, ovvero i cittadini con redditi molto bassi bensì alle fasce sociali medio basse, cittadini che non hanno possibilità di accedere al libero mercato perché non guadagnano abbastanza ma allo stesso tempo non possono godere delle case destinate a chi ha reddito sotto i 18 mila euro». Di conseguenza, le condizioni per accedere al bando – che rimarrà aperto fino al 14 settembre – sono diverse da quelle previste per le case comunali e di Arte. Gli alloggi di vico Untoria, infatti, sono destinati a giovani coppie sotto i 38 anni, con un lavoro e senza sfratti per morosità alle spalle, non proprietari di appartamenti e con un reddito fra i 18 ed i 36 mila euro.
Tali criteri di assegnazione, secondo gli ex abitanti di via dei Giustiniani 19 «Evidenziano uno scollamento dalla realtà sociale fatta di precarietà, disoccupazione, indigenza e la volontà di escludere una buona fetta di popolazione con bisogni e necessità urgenti, dettati proprio da quelle condizioni materiali e umane non considerate prioritarie dal Comune. Il quartiere del Ghetto, oggi presentato come una delle zone buie del centro storico, in mano al degrado, allo spaccio e alla criminalità, con un’altissima percentuale di immigrati, dovrebbe subire quella serie di interventi urbanistici tipici ormai di moltissimi centri cittadini d’Europa e nota come gentrification: rimessa a nuovo estetica, innalzamento dei prezzi immobiliari e commerciali, espulsione dei suoi storici abitanti e comunità popolari ed inserimento di nuove fasce di popolazione abbienti per rimodellarne il volto. Non vi sarà alcun posto, nel Ghetto del futuro, per chi lo vive, lo anima e lo valorizza con la sua presenza – aggiungono gli occupanti – Piuttosto diventerà una vetrina chic per i turisti, con la sua particolarità storica mantenuta solo di facciata, abitato da manager e ricchi con pruriti alternativi. Un processo di questa portata non si realizza da un giorno all’altro. Non sarebbe possibile, oggi, alzare di molto il valore immobiliare reale di questo quartiere. E soprattutto, nessun ricco vi si inserirebbe, ora. Ecco il perché di un bando simile. Inserire una fascia di popolazione intermedia che contribuisca a modificare a poco a poco la realtà sociale, spostando progressivamente i poveri lontano dal centro e ammassandoli nelle periferie. Noi rifiutiamo di accettare la completa distruzione della comunità umana, del carattere popolare dei quartieri che ancora la conservano – concludono gli ex abitanti di via dei Giustiniani 19 – Pensiamo che solo i rapporti reali e concreti della gente che li abita possano valorizzarli e renderli vivi».
Matteo Quadrone
Commento su “Diritto alla casa: sgomberi e nuove occupazioni, un’estate calda”