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Raccolta differenziata: il progetto pilota di Sestri Ponente e Pontedecimo

In soli 19 mesi il sistema di raccolta differenziata spinta, nonostante alcuni limiti sui quali non si è mai intervenuti, ha permesso di raddoppiare la percentuale di raccolta differenziata


18 Aprile 2012Inchieste

Quasi 4 anni fa, Il 30 aprile 2008, con una delibera di giunta veniva adottato il Protocollo d’Intesa siglato tra l’Amministrazione Comunale e le associazioni Amici del Chiaravagna, Italia Nostra e Legambiente Liguria per il “monitoraggio della progettazione, conduzione e finalizzazione del Progetto di Raccolta differenziata di tipo domiciliato già realizzati o da realizzarsi nei Municipi 6 (Medio Ponente) e 5 (Valpolcevera) nel 2007/2008 ed alle proposte di sviluppo nel territorio comunale”.

Il famoso “progetto pilota” – così denominato perché avrebbe dovuto rappresentare l’apripista di un nuovo modello di gestione del ciclo dei rifiuti da estendere su tutto il territorio comunale – era partito da meno di un mese (il 28 marzo 2008) nel quartiere di Pontedecimo (progetto di Amiu) e sarebbe stato avviato da lì a breve (26 maggio 2008) nel quartiere di Sestri Ponente (progetto voluto dalle associazioni).

Premessa: alla fine del 2007, Genova, contrariamente al resto delle città del nord Italia, era immobilizzata al di sotto di un imbarazzante 15% di raccolta differenziata (RD).
Contro questa tendenza, ma in particolare contro la prospettiva assai concreta di mandare la “rumenta” prodotta dall’intera città a bruciare in un inquinante tradizionale inceneritore a griglia (unica soluzione proposta dalla precedente giunta Pericu), le Associazioni scelsero di ribellarsi opponendo a tale scelta quella di un ciclo integrato dei rifiuti basato principalmente sull’attuazione di decise politiche di RD, secondo i sistemi più avanzati.

IL PROGETTO INIZIALE

il 16 Aprile del 2007 le Associazioni, con il sostegno del Municipio Medio Ponente, presentarono una proposta preliminare di Progetto, volutamente sviluppata in collaborazione con una delle Società più esperte del settore, la Società IDECOM srl, che già da tempo operava in esperienze analoghe.
Il preliminare di Progetto venne acquisito dalla nuova Sindaco Marta Vincenzi, che lo affidò, dal punto di vista gestionale, al neo Assessore alla Città Sostenibile/ Ciclo dei Rifiuti, Carlo Senesi.
Dopo anni di duro confronto con Comune e AMIU ma senza la possibilità di un confronto diretto, alle associazioni non parve vero poter finalmente instaurare un dialogo costruttivo con le istituzioni.
Furono organizzati alcuni incontri pubblici con gli abitanti delle due aree interessate nell’ambito di una campagna informativa, progettata da IDECOM, che venne attuata in maniera efficace, almeno nella fase di lancio, ma non altrettanto nella fase di mantenimento.
Insomma, a metà 2008 si erano create le premesse necessarie perché cittadini ed enti pubblici potessero lavorare nella piena collaborazione per il raggiungimento del migliore risultato possibile.
Il Protocollo prevedeva anche “un Tavolo di Coordinamento”, composto da Comune e Associazioni, AMIU, Municipi Valpolcevera e Medio Ponente, Ecosportello comunale e IDECOM, il cui «Compito … [era] quello di monitorare l’andamento dei progetti in questione e di valutare eventuali proposte di modifica per ciò che riguarda la loro organizzazione e pianificazione»; era previsto che fosse predisposto «un sistema di monitoraggio puntuale di tipo qualitativo e quantitativo realizzato, di comune accordo, dai tecnici AMIU e IDECOM». Infine «Verrà valutato anche l’andamento dei costi associati alle attività di raccolta differenziata (mezzi e personale) che verranno comunicati periodicamente da AMIU». Purtroppo questi impegni – nonostante le continue sollecitazioni delle associazioni – non vennero mai realizzati.

Secondo i promotori del progetto solo un sistema di raccolta spinto come quello porta a porta avrebbe permesso di recuperare il tempo perduto con innegabili vantaggi economici sia per le casse comunali sia per quelle di AMIU.

Innanzitutto consentendo al Comune di non dover più pagare le penali previste dalla ecotassa regionale; senza dimenticare altri importanti vantaggi: la diminuzione dei costi della raccolta grazie ai contributi CONAI; il prolungamento della vita operativa della discarica di Scarpino; la diminuzione dell’impatto ambientale ottenuto attraverso la riduzione del traffico veicolare necessario per il trasporto della frazione residua dei rifiuti in discarica e grazie all’ abbattimento delle dannose emissioni o eluati derivanti dalla frazione umida. Infatti, per la prima volta a Genova, oltre a carta e cartone, plastica, vetro, alluminio e metalli, veniva raccolto in modo differenziato anche il rifiuto organico di provenienza domestica, condizione essenziale perché la RD fosse veramente efficace. Questa frazione, da sola, rappresenta almeno il 30% in peso degli scarti prodotti in ambito urbano da famiglie, ristorazione, mercati, rete distributiva ed è caratterizzata da una elevata quantità di acqua e da un elevato peso specifico.

L’organizzazione della RD, in particolare a Sestri Ponente – nelle migliori intenzioni mai tradotte in realtà – doveva essere di tipo cosiddetto domiciliarizzato o porta a porta. Per attuarla Amiu avrebbe dovuto rimuovere i grandi contenitori stradali per la raccolta indifferenziata e sostituirli con appositi singoli contenitori destinati a ciascuna utenza o se necessario per più utenze (ad esempio in spazi condominiali). Ma a causa delle scelte imposte da Amiu, entrambi i Progetti, che dovevano essere di tipo prevalentemente porta a porta, diventarono in larga parte di prossimità. Infatti, la distribuzione sul territorio dei contenitori di colore diverso per ciascuna classe merceologica venne stabilita, in quasi tutti i casi, in base alla densità abitativa del circondario, invece di procedere ad un’assegnazione per ogni unità abitativa monofamiliare o condominiale prescelta, come chiedevano le associazioni.
E così in alcune aree furono raggruppati anche 20 contenitori, creando degli anomali “atolli ecologici”, con conseguenti problemi di occupazione del suolo pubblico, di accesso ai contenitori più interni, di sporcizia e odori ai danni delle abitazioni limitrofe.

RISULTATI

In vista delle imminenti elezioni amministrative per l’elezione del nuovo sindaco, ci sembra utile ricordare questa esperienza – lasciata colpevolmente languire nel corso del tempo e mai estesa in tutta la città – diffondendo i dati sui risultati raggiunti, raccolti in una relazione finale a cura delle associazioni.

Il Progetto di Sestri Ponente e Pontedecimo alla fine del 2009 interessava un totale di 6.783 famiglie, composte da 17.243 cittadini (circa 2,8% della popolazione genovese stimata a 611.171 nel gennaio 2009), a cui si devono aggiungere 34 diverse attività commerciali ed artigianali, anch’esse coinvolte nella differenziazione dei loro scarti. Il peso di queste attività, in particolare la loro produzione di materiali post consumo (MPC) normalizzato in abitanti equivalenti, non è mai stato oggetto di valutazione da parte di AMIU.

A fine del 2009 – in entrambi i quartieri e in base alle stime AMIU – la RD si assesta al 44,3 %, come media annuale, contro il 22%, raggiunto nel frattempo nel resto della città. In pratica, in tempi rapidissimi, il nuovo sistema ha permesso di raddoppiare la percentuale di RD.
A questo valore occorre aggiungere la RD realizzata grazie agli ECOVAN ed ECOCAR che hanno operato nelle aree pilota, alle raccolte differenziate realizzate presso le farmacie e con gli “Staccapanni” della Caritas presenti nelle aree pilota. Anche le isole ecologiche, in particolare quella di Pontedecimo, più vicina alla zona pilota, hanno intercettato parte della RD effettuata nelle aree pilota.
«Conteggiando queste ulteriori raccolte differenziate (legno, tessuti, rifiuti urbani pericolosi, farmaci, pile) – spiegano le associazioni – è possibile che il valore più corretto di RD nelle aree pilota fosse già il 50%».

Con conseguenze notevoli anche in termini economici: in pratica nei primi due anni il progetto pilota ha permesso al Comune di risparmiare 44.219 € di ecotasse regionali, mentre il contributo CONAI – se tutte le frazioni fossero state nella prima fascia di qualità – avrebbe potuto essere pari a 271.763 € .
Si stima che questo contributo possa coprire il 30% dei costi della raccolta differenziata.
Quindi – considerando il risparmio della ecotassa regionale e il contributo CONAI – una tonnellata di scarti differenziati potrebbe valere 88,52 € che AMIU si troverebbe a risparmiare nei propri bilanci.

«Se le percentuali si avviassero verso valori pari ad almeno il 65%, i costi scenderebbero proporzionalmente – sottolineano le associazioni – e diventerebbero allora assolutamente comparabili con quelli dei sistemi di raccolta a campana, con il vantaggio che, accanto a percentuali di quantità di RD superiori, si raggiungerebbero anche analoghi livelli di qualità finalizzata al riciclo».
Ma il contributo CONAI non è l’unico ricavo derivante dalla scelta di realizzare una raccolta differenziata spinta e di qualità.
Una tonnellata di rifiuto urbano, dopo essere stato ben compresso, prima di essere messo a discarica, occupa un volume di 0,67 metri cubi. Quindi il progetto pilota di Sestri e Pontedecimo, durante l’intero periodo esaminato, ha fatto risparmiare almeno 2.391 metri cubi di volume di discarica, aumentando la vita utile della discarica; inoltre la frazione umida non messa a discarica grazie al progetto (1.353 tonnellate, in circa 19 mesi) riduce, in proporzione alla sua quantità, i costi, nei decenni a venire, che deriverebbero dalla presenza degli eluati generati dal rifiuto “tal quale”, dannosi per l’ambiente.
Un ulteriore guadagno è quello derivante dal risparmio di gasolio e dall’usura motori e freni dei 238 camion (portata 15 tonnellate ciascuno) che si sarebbero dovuti arrampicare fino a Scarpino e tornare indietro.
Infine, gli evitati costi di smaltimento dei materiali riciclati che sono destinati ad aumentare (100-120 € a tonnellata?) con l’entrata in funzione di impianti per il trattamento finale a caldo (gassificatore o inceneritore) della frazione residua.

QUALITA’

Nell’ottobre 2009, le analisi merceologiche – commissionate da AMIU a IDECOM – delle diverse frazioni di MPC raccolte in modo differenziato a Sestri e Pontedecimo hanno permesso di valutarne la qualità in base alla percentuale di frazione giudicata estranea rispetto al materiale separato (carta, vetro, plastiche riciclabili, ecc.). Il contributo che CONAI assegna ai Comuni, a parità di quantità, è commisurato alla presenza, nei diversi materiali raccolti, di frazioni estranee: minore è questa frazione, maggiore è l’entità di contributo CONAI erogato al Comune.
In entrambi i quartieri la percentuale maggiore di frazioni estranee (21% Sestri e 32% Pontedecimo) riguarda la raccolta differenziata di plastiche e lattine: le principali frazioni estranee sono carta e giocattoli di plastica. Nella scala delle contaminazioni segue la frazione organica, in cui i contaminanti (2,7 – 3,6%) sono in prevalenza sacchetti di plastica all’interno dei quali sono stati messi i sacchetti di carta dati in dotazione per la raccolta dell’organico. La frazione più pulita in assoluto è il vetro, in cui le principali fonti di contaminazione (0,6 -0,4%) sono tappi e coperchi di plastica e metallo, ma che pesano poco, vista l’alta densità del vetro.
«La qualità delle frazioni raccolte è risultata ottima per il vetro, buona per l’umido, accettabile per la carta, pessima per la plastica, ma può migliorare con una adeguata comunicazione che riduca i conferimenti sbagliati», sottolineano le associazioni.

«Siamo riusciti a dimostrare che è possibile fare una raccolta differenziata di qualità finalizzata al riciclo – spiega Enrico Pignone, Amici del Chiaravagna – Per questo abbiamo chiesto al Comune di individuare, all’interno del nuovo Piano Urbanistico Comunale (PUC), delle aree da destinare a imprese ed aziende che si occupano di gestione e trasformazione dei rifiuti perché riteniamo esista la concreta possibilità di sviluppare la filiera del riciclo/riuso dei materiali, in grado di creare anche nuovi posti di lavoro, ma la nostra proposta finora è caduta nel vuoto».

COSA NON SI E’ RIUSCITI A DIFFERENZIARE?

Le analisi merceologiche effettuate sulle frazioni conferite nei cassonetti per il residuo indifferenziato hanno permesso di capire quale tipologia di rifiuti i residenti nelle aree pilota non hanno voluto o potuto differenziare. Ebbene, nel 2009, nei cassonetti dell’indifferenziato di Pontedecimo e Sestri, c’erano ancora grandi quantità di scarti riciclabili (dal 68,2 al 79,4%).
Questi dati dimostrano che all’origine – l’83,5% degli scarti di Pontedecimo e l’88,7% di quelli di Sestri – sono potenzialmente riciclabili in quanto imballaggi, carta e cartoni, scarti compostabili, tessuti e oggetti per l’abbigliamento.
«Parliamo di un sistema industriale dove non si può improvvisare nulla – sottolinea Enrico Pignone – Prima di avviare una raccolta differenziata spinta occorrono analisi cicliche sui cassonetti della raccolta indifferenziata. In maniera tale da comprendere i reali bisogni dell’utenza nella varie aree della città e predisporre le contromisure necessarie. Se ad esempio in una zona la maggiore quantità di rifiuti è legata ad una determinata tipologia, è necessario mettere a disposizione un sufficiente numero di contenitori destinati alla raccolta di quella particolare frazione».

CONCLUSIONI

«La prima proposta che abbiamo fatto ad AMIU e Comune era di estendere il Progetto almeno all’intera area dei due Municipi interessati – spiega Enrico Pignone – inoltre era necessario investire in direzione di una più decisa e convincente campagna di comunicazione a sostegno delle iniziative».
Ma purtroppo nessuna di queste sollecitazioni venne presa in considerazione dalle istituzioni che dimostrarono, in questo modo, di non credere fino in fondo al progetto.

Secondo le associazioni una percentuale variabile di famiglie nelle aree pilota (tra il 25 e il 35%) ha evitato, del tutto o quasi, di impegnarsi nella raccolta differenziata.
«Per ridurre le sacche di “evasione” si doveva intervenire imponendo ai soggetti renitenti il pagamento di una TIA maggiorata – sottolineano nella relazione finale – mentre era possibile sperimentare forme di contributi economici (sconti sulla TIA, biglietti dell’autobus, ecc.) proporzionali alla quantità di scarti speciali, elettronici, pericolosi e ingombranti conferiti dai cittadini agli Ecovan, Ecocar e alle Isole Ecologiche».

«Per rilanciare il progetto è necessario tornare alla domiciliariazzazione – spiega Enrico Pignone – attraverso l’eliminazione di tutti i grandi cassonetti per la raccolta indifferenziata ancora presenti nell’area e la loro sostituzione con contenitori per utenti singoli e condominiali di dimensioni adeguate».
In pratica i contenitori per la RD verrebbero assegnati ad uno o più condomini il cui numero civico è riportato sui contenitori mentre l’individuazione di una figura responsabile (ad esempio l’amministratore del condominio) a cui riportare anomalie e “benemerenze” evidenziate dagli operatori AMIU, renderebbe maggiormente affidabile la gestione responsabile “a cura” di tale gruppo di utenza.
«il condominio che conferisce meno scarti indifferenziati, paga una TIA scontata, chi conferisce più scarti indifferenziati, paga di più – continua Enrico Pignone – in maniera tale da responsabilizzare i cittadini che, anche in termini economici, otterrebbero dei benefici da una RD eseguita a regola d’arte».
Senza dimenticare che analoghi sconti sulla TIA andrebbero applicati anche alle attività commerciali coinvolte nella RD.

Ma purtroppo la situazione è ben diversa e a distanza di 4 anni dall’avvio dei progetti, questi ultimi restano fermi al palo. Un timido tentativo è stato fatto – tra l’altro senza un’adeguata informazione ai cittadini – esportando in altri quartieri la raccolta dell’umido, ma i risultati sono stati insoddisfacenti.
Oggi a Genova la raccolta differenziata si attesta al 32%, ben al di sotto dei limiti di legge.
Ma per il futuro chiunque amministrerà la città dovrà assolutamente e riprendere le fila di un discorso interrotto troppo bruscamente.
«La nostra esperienza rappresenta uno spunto significativo ora sta alle istituzioni raccogliere il messaggio e provare a ripartire da un progetto colpevolmente troncato a metà – conclude Enrico Pignone – Bisogna finalmente sfatare il luogo comune per cui la raccolta differenziata costerebbe troppo. Questo perché finora è stata concepita come un sistema parallelo alla raccolta indifferenziata. Ovvero come fossero due filiere distinte e di conseguenza due spese che si sommano. In realtà, come noi predichiamo da anni, un’organizzazione funzionale dovrebbe prevedere la completa eliminazione della raccolta indifferenziata a favore della sola raccolta differenziata di qualità».

 

Matteo Quadrone


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