L'abbazia risale al X Secolo, il restauro degli interni è iniziato nel 1986, poi la facciata rifatta per le colombiadi nel 1992, ma ancora oggi i lavori non sono terminati
Quando al posto di una brutta copia della “Promenade des Anglais”, Corso Italia era ancora una scogliera frastagliata, ricca di piccole insenature e la Foce ospitava l’antico lazzaretto, che ebbe l’onore di ospitare J. J. Rousseau (1743), l’abbazia di S. Giuliano era già li, affacciata direttamente sul mare.
Risalente al X secolo, il primo documento ufficiale in cui compare, per un atto di compravendita, porta la data del 17 agosto 1282. Secondo alcune fonti la struttura fu fondata dai frati Francescani, passò nel 1309 ai monaci Cistercensi e, nel 1429, ai Benedettini dell’Abbazia di San Fruttuoso di Capodimonte.
Come tanti edifici religiosi, subì l’onta di essere trasformata in dimora ad uso abitativo, quando nel 1797 le truppe di Napoleone giunsero a Genova. Tornerà ai monaci solo nel 1982, per essere definitivamente chiusa nel 1939.
Oasi di pace, prima dello sbancamento per far passare l’attuale via, da Punta Vagno si raggiungeva il forte di S. Giuliano, attraverso quella zona chiamata “Marinetta”, per una creuza che si snodava tra aromi di erbe selvatiche e alti muraglioni, veli di pietra che nascondevano ville signorili , e si giungeva all’abbazia, accompagnati, si dice, da file di vigneti.
Non vi era la spiaggia, creata artificialmente in seguito, ma solo scogli contro cui, narra la leggenda, incappò un” lœidu” (leudo-barca a vela latina), quegli stessi scogli che continuarono ad essere abitati dai fantasmi dei naufraghi i quali si divertirono, per anni, a tormentare i pescatori di lampare.
Risparmiata dagli adiacenti sbancamenti del 1914, per la realizzazione della passeggiata a mare, subì pesanti danni durante l’ultima guerra, periodo dal quale incominciò un lento degrado fino al 1986 quando iniziarono i primi restauri interni. La facciata, invece, venne rifatta nel 1992 in occasione delle colombiadi. Dopo quarant’anni, tra fermi e riprese dei lavori, tra carte bollate e mancanza di soldi, le opere non sono ancora concluse e rischia di rovinarsi ciò che è già stato fatto.
Il ministero dei Beni Culturali, attuale proprietario, fa sapere che sono ancora necessari dagli 800 al milione di euro, non più reperibili, come i precedenti, dai proventi del gioco del lotto (1999) e coi tempi che corrono…non rimane che rivolgersi alla Vergine coi Santi, uno degli affreschi di Lorenzo e Bernardino Fasolo, o al crocefisso in legno della scuola dello scultore A. M. Maragliano che, unici custodi, resistono all’incuria e ai tortuosi cammini della burocrazia.
Adriana Morando