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L’Italia è migliore senza i Cie: petizione on line per chiuderli

La Rete Primo Marzo lancia una raccolta firme per chiedere la chiusura delle carceri per stranieri extracomunitari irregolari


25 Luglio 2012Notizie

Una petizione per chiedere a gran voce la chiusura di quelle che sono delle vere e proprie carceri, i centri di identificazione ed espulsione, strutture dedicate al trattenimento degli stranieri extracomunitari irregolari destinati all’espulsione. L’obiettivo dei centri è evitare la dispersione degli immigrati senza regolare permesso di soggiorno sul territorio e consentirne il rimpatrio. Ma sempre più spesso, nonostante sia quasi impossibile entrare in contatto con i reclusi, si sente parlare di violazione dei diritti e sono numerose le denunce di abusi e violenze a danno delle persone rinchiuse nei Cie.

Attivazione di un tavolo di monitoraggio, abrogazione della Bossi-Fini e chiusura dei Cie in tutta Italia: è quanto chiede la Rete Primo Marzo che ha lanciato una raccolta di firme on line su http://www.petizionepubblica.it/

A Modena nel 2002 la raccolta di firme dei cittadini, favorì l’apertura dell’allora CPT, trasformato in CIE nel 2008. Oggi, dopo averne messo in evidenza tutta l’inefficacia dal punto di vista umano, economico e culturale, la Rete Primo Marzo si rivolge ai cittadini per chiedere, attraverso una petizione popolare, la chiusura dei CIE a Modena e su tutto il territorio nazionale.

«Chiediamo l’abrogazione della legge “Bossi Fini” (L. 189/2002 ), attraverso una legislazione che garantisca il rispetto della Costituzione Italiana e della Carta dei Diritti Fondamentali, che sappia individuare procedure burocratiche idonee a far fronte a tutte le dinamiche legate al fenomeno dell’immigrazione, che sappia sviluppare una cultura politica basata sulla giustizia, sull’accoglienza, sulla libera circolazione, sulla integrazione e solidarietà tra tutte le persone».

«Per noi la cancellazione della legge firmata a suo tempo dall’attuale presidente della Camera e dall’ex segretario della Lega è un punto prioritario – ha spiegato Kyenge Kashetu, Rete Primo Marzo – per combattere il razzismo istituzionale e favorire un cambiamento di approccio alle tematiche relative all’immigrazione».

«Ogni persona, senza esclusione, ha il diritto di spostarsi liberamente dalla campagna verso la città, dalla città verso la campagna, da una provincia verso un’altra. Ogni persona ha il diritto di lasciare un qualsiasi Paese per andare in un altro e di ritornarci.
Le persone migranti devono essere uguali davanti alla legge, allo stesso titolo dei nazionali e dei cittadini dei paesi di residenza o di transito. Nessuno deve essere sequestrato, imprigionato,deportato o vedersi limitare la propria libertà», dalla Carta Mondiale dei Migranti.

 

Matteo Quadrone


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