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Sampierdarena, box via Armirotti: un cantiere infinito

A distanza di un anno dalla nostra visita i lavori sono nuovamente fermi; nel frattempo il comitato di zona intende realizzare una perizia tecnica per dimostrare la pericolosità di un intervento che insiste sulla falda acquifera


19 Novembre 2013Notizie

Sampierdarena. box via armirotti 013Esattamente un anno fa ci eravamo occupati del cantiere per la costruzione di un’autorimessa su due piani interrati (per 68 box complessivi) in via Armirotti – una traversa di via Carlo Rolando, nel quartiere di Sampierdarena – che insiste proprio sulla falda acquifera. Già allora i lavori erano fermi da alcuni mesi, oggi, a distanza di 365 giorni ben poco è stato fatto, mentre alcuni abitanti, rappresentati dal comitato spontaneo di Via Armirotti e via Currò (altra traversa di via Rolando) continuano a manifestare preoccupazione per i notevoli rischi idrogeologici conseguenti agli scavi.

«La situazione sta diventando sempre più critica – racconta Angelo Olani, portavoce del comitato – gli operai appaiono in maniera fugace per poi scomparire subito dopo. Ogni tanto arriva qualcuno, apre il cancello e, con un piccolo camion, carica un po’ di terra che viene portata via».
Nel frattempo, si sono avvicendate almeno un paio di ditte impegnate nei lavori o, per meglio dire, nei non lavori. «Gli unici interventi finora eseguiti sono stati la realizzazione di un muro di cinta, che scende in profondità per almeno 3-4 metri e di una sorta di canale perimetrale che circonda l’area centrale, dove vengono depositati i cumuli di terra – sottolinea Angelo Olani – Quando c’erano gli operai, almeno pompavano l’acqua quotidianamente, evitando che essa si accumulasse nel canale. Adesso che tutto è abbandonato, invece, l’acqua aumenta e, con le piogge di questi giorni, la situazione non può che peggiorare».

Sampierdarena. box via armirotti 013.2jpgDopo vari incontri con le istituzioni (Municipio Centro Ovest e Comune) che non hanno voluto riconoscere il minimo rischio, l’unica strada per tentare di dimostrare la pericolosità di un simile intervento è attraverso la presentazione di una perizia tecnica di parte. Ma l’intento era – ed è tuttora – quello di coinvolgere nell’iniziativa tutti i palazzi che si affacciano sul cantiere. Il problema, però, è dovuto al fatto che gli amministratori condominiali – ad eccezione di un paio – non hanno dimostrato la disponibilità necessaria affinché la questione venisse discussa nelle competenti assemblee.
«Alcuni amministratori non l’hanno neppure inserita negli ordini del giorno – spiega Olani – dimostrandosi sordi ai nostri richiami, nonostante siano mesi ormai che proviamo a far capire l’importanza di una perizia geologica in grado di tutelarci, in quanto residenti, da eventuali incidenti o pericoli per i palazzi, che potrebbero manifestarsi anche una volta conclusa la realizzazione dell’autorimessa».

Una relazione che, se divisa tra tutti i condomini interessati, comporterebbe una spesa irrisoria di circa 5 euro ciascuno. «Ho anche scritto al presidente degli amministratori Anaci – continua Olani – per denunciare questo stallo». La risposta del dott. Pierluigi D’Angelo, non si è fatta attendere: “Gli amministratori possono, anzi devono, procedere senza convocazione dell’assemblea agli atti conservativi delle parti comuni dell’edificio, come da comma 4 art. 1130 del C.C.”.
«Insomma, gli amministratori dovrebbero intervenire d’ufficio, come conferma il presidente Anaci, perché in ballo c’è la sicurezza dei palazzi», chiosa Olani.

«Purtroppo siamo rimasti in pochi a lottare – conclude con amarezza il signor Angelo Olani – Ho parlato nuovamente con il presidente del Municipio Centro Ovest, Franco Marenco, che si è dimostrato pronto ad attivarsi, ma prima occorre una relazione ufficiale, come la perizia tecnica, per poter almeno auspicare di essere ascoltati dalle istituzioni».

 

Matteo Quadrone


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