Dopo gli ultimi inquietanti episodi - roghi di diversi cassonetti dei rifiuti, raid vandalico al mercato rionale - il Comitato Liberi Cittadini di Certosa chiama in causa direttamente il Comune
Il quartiere di Certosa negli ultimi tempi è balzato più volte agli onori della cronaca. In sporadici casi per iniziative positive – vedi la festa delle Librerie indipendenti – momento di aggregazione che ha riscosso particolare successo. Spesso, invece, a causa del ripetersi di atti vandalici e delinquenziali che destabilizzano la vivibilità della zona. Gli ultimi inquietanti episodi sono stati i roghi appiccati a diversi cassonetti dei rifiuti e il raid all’interno del mercato rionale con la distruzione di vetrine e attrezzature. L’effetto immediato di tale frastuono mediatico è stato un aumento – in termini di presenza e visibilità – delle forze dell’ordine. «Ma non sappiamo quanto durerà – spiega Enrico D’Agostino, portavoce del Comitato Liberi Cittadini di Certosa nonché esponente dell’associazione antimafia Casa della Legalità – Quando i riflettori dei media si spegneranno tutto tornerà come prima. Questa purtroppo è la routine del quartiere, nulla di nuovo, insomma».
Il Comitato Liberi Cittadini di Certosa, infatti, da anni continua a denunciare agli enti preposti che determinati segnali – spesso derubricati come semplici atti di vandalismo – in realtà confermano la presenza della criminalità organizzata nel quartiere. «Che la Val Polcevera sia terra di mafia è ormai un fatto conclamato – racconta D’Agostino – bisogna essere miopi per non accorgersene». D’altra parte «Basta conoscere il modus operandi delle famiglie mafiose per comprendere che il territorio è sotto il loro controllo: lanciano dei segnali, piccoli e non eclatanti ma chiari, con cui tracciano delle linee di demarcazione e ci mandano a dire “qui comandiamo noi”».
Per contrastare una simile presenza non sono sufficienti le pattuglie di polizia, ma piuttosto «Occorre un’intensa e capillare attività investigativa – continua D’Agostino – e sono certo che i primi ad esserne consapevoli sono gli stessi rappresentanti della DIA e dei nuclei preposti al contrasto della criminalità organizzata». Tale consapevolezza, invece, sembra non essere patrimonio di tutti gli abitanti di Certosa «Spesso siamo addirittura additati come dei visionari – spiega D’Agostino – Spiace dirlo, ma anche il Municipio Val Polcevera, al quale più volte ci siamo rivolti per denunciare la situazione, tende a minimizzarne la gravità probabilmente perché non ha la forza per fornire risposte adeguate. Così abbiamo deciso di chiamare in causa direttamente il Comune nella speranza di trovare un valido interlocutore».
Quindici giorni fa si è svolto un primo incontro con Elena Fiorini, assessore comunale a Legalità e Diritti. «La Fiorini si è dimostrata molto attenta – conclude D’Agostino – Il bilancio del confronto è senza dubbio positivo. E l’assessore ha espresso piena disponibilità ad incontrarci nuovamente nei prossimi mesi per continuare a monitorare insieme il quartiere».
Matteo Quadrone