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Palazzo Tursi: la crisi irrompe in Consiglio Comunale

Alcuni lavoratori dell’AMIU Bonifiche hanno fatto irruzione ieri in Consiglio Comunale interrompendo la seduta per circa due ore per protesta contro la decisione dell’azienda di licenziarli dopo anni di servizio


4 Luglio 2012Notizie > Rubriche

Seduta molto movimentata a Palazzo Tursi. Tutto è ricominciato esattamente da dove ci eravamo fermati la settimana scorsa, in particolare dall’emendamento approvato in extremis al termine della precedente riunione del Consiglio Comunale, che aveva stabilito il taglio dei premi ai dirigenti.

L’assessore Miceli, rispondendo ad un’interrogazione del consigliere Gioia, ha evidenziato che i revisori contabili del Comune hanno dato un parere negativo sulla decisione di spostare la somma prevista per i premi ai dirigenti al settore sociale. Nonostante ciò la Giunta è decisa a dare attuazione alla richiesta del Consiglio, anche perché il parere dei revisori non sarebbe vincolante. L’assessore ha anche precisato che la somma di 1.800.000 euro inserita nel bilancio 2012 si riferiva, in realtà, all’anno 2011 ed era già stata liquidata a marzo. Tale spesa è dunque ormai incomprimibile. Tuttavia, vi è l’impegno della Giunta a rispettare la modifica stabilita dall’emendamento per il triennio 2012 – 2014.

Un altro tema portato all’attenzione degli assessori è stato quello riguardante la proliferazione delle sale da gioco a Genova, di cui ha parlato il consigliere Anzalone dell’Idv. Sul tema l’assessore Oddone ha risposto sottolineando che, su proposta del Consigliere Malatesta del Pd, è stata creata una consulta comunale permanente sul gioco che effettuerà uno studio approfondito del fenomeno. Al tempo stesso è stata confermata la volontà dell’amministrazione di eseguire controlli più accurati sulle licenze, sull’utilizzo di pubblicità ingannevoli e sul rispetto delle norme che impongono distanze minime delle sale da gioco dalle scuole.

Si è parlato anche dello svincolo autostradale di Multedo, argomento a cui Era Superba ha dedicato ieri un approfondimento. Gli altri temi sollevati dai consiglieri hanno riguardato alcune misure urgenti per la prevenzione degli incendi boschivi (Lauro del Pdl) e i tagli al corpo della polizia municipale (Rixi della Lega).

Proprio quando la seduta stava entrando nel vivo e proprio mentre si stava affrontando il punto uno dell’ordine del giorno riguardante la situazione economica della città, la crisi economica ha fatto il suo ingresso nell’aula consiliare.

Ma questa volta non sono stati i consiglieri o gli assessori a sollevare il problema, bensì un gruppo di lavoratori dell’AMIU Bonifiche, azienda a cui AMIU subappalta da anni la pulizia dei torrenti e il diserbo della città. Una quindicina di persone sono entrate direttamente in Sala Rossa mostrando un lungo striscione e urlando con decisione: «Non ce ne andiamo finché non ci date un lavoro!» La protesta nasce dal mancato rinnovo del contratto a sette lavoratori che da anni venivano impiegati stagionalmente da AMIU Bonifiche.

L’azienda controllata dal Comune avrebbe mantenuto circa una ventina dei contratti a tempo determinato già esistenti, sostituendo i rimanenti sette con altri dipendenti interni a tempo indeterminato. I lavoratori, che nelle settimane scorse avevano già incontrato in diverse occasioni l’assessore Oddone, hanno chiesto fatti concreti alla nuova amministrazione. Alcuni di loro si sono riuniti con i capigruppo e dall’incontro è trapelato che proprio i sette non confermati avrebbero chiesto ad AMIU di essere stabilizzati, visto che da anni venivano chiamati regolarmente ad effettuare operazioni di diserbo. Solo dopo la conferma della convocazione lunedì mattina della Commissione Sviluppo Economico con i vertici dell’AMIU e i sindacati, gli occupanti hanno lasciato progressivamente l’aula.

Alla ripresa dei lavori diversi consiglieri hanno evidenziato la necessità di fare chiarezza sulle ragioni dei licenziamenti, ma al tempo stesso hanno espresso il proprio disappunto per le modalità della protesta, sottolineando la gravità dell’episodio. «Il problema è che noi abbiamo ascoltato questi lavoratori non perché le loro ragioni fossero fondate, anche se sembrano tutt’altro che infondate, ma semplicemente perché hanno interrotto la seduta» ha osservato Enrico Musso. Sul punto è intervenuto lo stesso sindaco sottolineando che «non è giustificabile la messa in ostaggio del Consiglio Comunale», ma la forte tensione sociale richiede di anteporre il dialogo a qualsiasi altro tipo di reazione. Però Doria ha voluto anche ribadire che non servono le irruzioni perché la Giunta ha ascoltato sia i lavoratori sia l’azienda: «tutto è da verificare, ma nel momento in cui approviamo un bilancio in cui si parla di valorizzazione delle aziende controllate dal Comune e controllo dei costi, non possiamo dire ad un’azienda che tenta di far svolgere il proprio lavoro a dei lavoratori interni che ha sbagliato».

Che la situazione economica della città sia grave diventa ancora più chiaro quando l’assessore Oddone riprende la relazione che aveva dovuto interromprere per l’ingresso inatteso dei lavoratori dell’AMIU. I nodi da sciogliere sono moltissimi: la chiusura della centrale del latte di Genova, il rinnovo degli appalti di Iren per le manutenzioni delle condutture, la possibile cessione di Ansaldo Energia e Ansaldo STS da parte di Finmeccanica.

Minimo comune denominatore di tutte queste crisi aziendali è il rischio di perdere ulteriori posti di lavoro. Per questo l’amministrazione comunale sta cercando di trovare soluzioni che permettano di salvaguardare i dipendenti diretti delle aziende e dell’indotto. In particolare l’assessore Oddone ha spiegato che il Comune tenterà di convincere la multinazionale Lactalis ad evitare la chiusura della centrale del latte, ma valuterà anche soluzioni alternative con l’intervento di imprenditori locali.

Per la questione Iren si è firmato un protocollo d’intesa che prolunga l’appalto per la manutenzione fino a dicembre, ma si tratta di una soluzione provvisoria. Più complessa la questione Finmeccanica, sulla quale la decisione spetta soprattutto al governo nazionale, in particolare al Ministero dell’Economia e delle Finanze, che controlla le aziende pubbliche statali. In realtà, dall’incontro che il Presidente della Regione Burlando e il Sindaco Doria hanno avuto il 19 giugno con il Ministro dello Sviluppo Passera non sono emerse risposte chiare, soprattutto perché la società è quotata in borsa e le scelte dirigenziali dipendono da più azionisti. Il Consiglio ha anche approvato un documento sottoscritto da tutti i capigruppo, ad eccezione del M5S, sulla situazione di Finmeccanica, in cui si esprime preoccupazione per la volontà del consiglio di amministrazione e del Governo di cedere le aziende del settore civile per concentrarsi sul settore militare. Ciò che manca, si legge nel documento, è «una chiara strategia industriale, specialmente sullo sviluppo di nuovi prodotti». La volontà degli enti locali (Regione, Comune e Provincia) è quella di proteggere i gioielli industriali di Genova, ma il destino di queste aziende è ancora molto incerto.

Infine si è discusso del progetto Erzelli. Benché il sindaco e l’assessore allo Sviluppo ritengano positiva la decisione di Siemens di spostare i propri uffici presso il nuovo polo insieme a Ericsson, diversi aspetti preoccupano i consiglieri. Musso in particolare si chiede come mai Siemens non abbia accettato un finanziamento pubblico di 25 milioni di euro per il proprio spostamento e sottolinea anche la ritrosia dell’Università al trasferimento della Facoltà di Ingegneria sulla collina in cui sorgerà il nuovo polo tecnologico. Vicende che creano diverse ombre sulla buona riuscita del progetto. Anche Enrico Pignone, capogruppo della Lista Doria, non reputa positivo che tutte le aziende stiano decidendo di affittare i locali agli Erzelli invece di comprarli. «Se io credessi nel progetto, forse, investirei comprando quelle aree» ha sostenuto il consigliere.

Oltre ai dubbi sulla capacità di mantenere a Genova la forza produttiva esistente, sono grandi anche le incertezze per lo sviluppo futuro della città. È proprio il caso di dirlo: Genova Era Superba, un tempo, e ora cosa diventerà?

Federico Viotti 


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