Abbiamo incontrato l'artista nata a Brescia, che da un anno ha aperto in via Zara il suo Atelier 99: il suo racconto e le immagini del suo lavoro
Elisa Confortini è nata nel 1973 a Brescia. Dagli anni ’90 si è specializzata nelle lavorazioni in ceramica, che da settembre 2011 realizza nel suo Atelier 99 in via Zara 39 r. Proprio lì l’abbiamo incontrata e ci siamo fatti raccontare la sua esperienza.
Da dove nasce la tua passione per la ceramica?
Fin da bambina ho avuto un forte interesse per l’arte e per il “piacere di fare”. Negli anni ’90 stavo sfogliando una rivista e ho visto immagini di lavori in ceramica fatti con la tecnica raku. Da lì è nata la voglia di imparare: per prima cosa ho seguito un corso, perché prima di utilizzare la raku o altre tecniche è fondamentale imparare l’abc. In seguito ho iniziato a realizzare in autonomia le prime opere.
Quali sono le fasi del tuo lavoro?
Anzitutto bisogna precisare che esistono due tipi di lavorazioni della ceramica: in Italia è molto diffusa la maiolica, che viene cotta a bassa temperatura, ovvero fino a 1.050°. Io invece utilizzo le cotture ad alta temperatura, più precisamente a 1.280°, e le mie materie prime sono il gres e la porcellana: nessuna delle due si trova in Italia, importo il gres da Spagna e Germania e la porcellana da Limoges, in Francia. Sono entrambi venduti a pani, ossia parallelepipedi tra i 10 e i 25 chili l’uno.
La lavorazione è tutta manuale: parto dal modellare la materia prima creando le forme ex novo o con l’aiuto di stampi in gesso che io stessa realizzo. Una volta modellata la lascio asciugare, poi faccio una prima cottura a bassa temperatura – circa 960° – da cui si ottiene il cosiddetto biscotto. A seguire faccio la smaltatura, che avviene a spruzzo, a pennello o a immersione con smalti fatti da me. Infine la seconda cottura ad alta temperatura. Le fasi sono molto lunghe e la cottura e asciugatura richiedono tempo: per questo motivo non lavoro mai su una sola opera alla volta.
Quali sono le caratteristiche dei materiali che utilizzi?
La terra è un materiale vivo: a differenza di pietra e marmo non si lavora mai per sottrazione, ma per aggiunta. Inoltre le fasi di cottura e asciugatura cambiano la consistenza della materia, non si può mai stabilire a priori come verrà.
Il mio lavoro ha il suo nucleo centrale nel modellare la materia prima: chi fa maiolica pone l’attenzione soprattutto sui colori, mentre a me interessa la forma, la materia. La cottura ad alta temperatura rende la terra più dura e compatta e la smaltatura permette di ottenere sfumature di colori molto vicine a quello naturale della terra.
Quali sono gli spazi in cui puoi vendere e far conoscere il tuo lavoro?
Le mie opere sono esposte soprattutto all’estero, dove ci sono gallerie specializzate in ceramica e mostre o concorsi dedicati solo a questo materiale. Per esempio in questi giorni inaugura una biennale a Taiwan alla quale partecipo con due altri ceramisti italiani.
In Italia il mercato dell’arte è difficile di per sé: per quanto riguarda la scultura, sono tenute in alta considerazione le opere in marmo e bronzo, mentre gli altri materiali sono considerati “minori”. Inoltre qui da noi non esiste la mentalità della “scultura da tenere in casa”, come invece avviene per i quadri o le fotografie: questo in particolare a Genova, dove le case hanno arredamenti molto tradizionali e le mie opere di ceramica contemporanea “stonerebbero”.
C’è anche una difficoltà di approccio al materiale: molte persone che vengono al mio atelier mi chiedono se sono opere di pietra o metallo, la ceramica non viene immediatamente riconosciuta. La ceramica è percepita maggiormente per la produzione di oggetti d’uso, piuttosto che di opere d’arte.
Hai aperto il tuo atelier da un anno: quali sono le attività che organizzi al suo interno?
Questo è anzitutto il mio luogo di lavoro: ho scelto questa zona di Genova, e non per esempio il centro storico, perché mi serviva uno spazio molto luminoso e ampio per ospitare il forno e tutti gli altri strumenti che mi servono per realizzare le mie opere.
Il nome Atelier 99 è nato da una rastrelliera che ho trovato nella casa di campagna del mio compagno, che aveva 100 posti ma con un beccuccio mancante. Alla rastrelliera (che potete vedere all’entrata nell’atelier, ndr) sono appese 99 tazze in ceramica, tutte diverse e realizzate da me. Non mi piace realizzare un servizio di oggetti tutti uguali, come è invece spesso usanza fare: voglio che le persone scelgano il loro oggetto, mi piace far passare un messaggio di rapporto attivo e personale con gli oggetti, e non passivo come invece spesso accade.
Non ho un vero e proprio orario di apertura, ma a eccezione del lunedì sono spesso qui: chi vuole venire può contattarmi via telefono al 347 0646412 o via mail a info@elisaconfortini.it. A volte mi chiedono se tengo corsi: lo spazio non permette la presenza di molte persone contemporaneamente, mi dedico pertanto a uno o due allievi alla volta se vedo che c’è una reale motivazione ad approcciarsi a questa tecnica.
Marta Traverso