I 63 dipendenti in cassa integrazione straordinaria vogliono informazioni dalle istituzioni locali: se entro il 20 novembre non arriverà una nuova convocazione dei sindacati e di Parmalat-Lactalis per discutere sul futuro del sito, sono pronte a partire nuove iniziative di protesta
Ormai è trascorso più di un mese dall’ultimo giorno di produzione della Centrale del latte di Fegino, era il 5 ottobre scorso, quando dalla storico stabilimento uscì l’ultima bottiglia di latte genovese. Da allora, dopo mesi di mobilitazioni, assemblee, cortei e sincera solidarietà ai lavoratori espressa da tutta la cittadinanza, è calato il silenzio.
Venerdì scorso i 63 dipendenti in cassa integrazione straordinaria si sono riuniti in assemblea e chiedono alle istituzioni di essere informati: vogliono sapere se esiste un’alternativa concreta, rispetto all’ipotesi prospettata a suo tempo da Parmalat-Lactalis, che consenta il riutilizzo delle aree e la ricollocazione di lavoratori.
La proprietà, per il sito di Fegino, ha proposto di trasformarlo nell’ennesimo centro commerciale ma Regione Liguria e Comune di Genova – contrari a questa tipologia di insediamento nella zona – sono alla ricerca di una soluzione differente.
«Secondo l’accordo raggiunto al Ministero del Lavoro con l’azienda, entro il 30 novembre i lavoratori devono fare domanda di ricollocazione: 20 nella struttura logistica (un magazzino di smistamento nel Mercato Ortofrutticolo di Genova-Bolzaneto che la società ha promesso di mantenere) e 6 in altri stabilimenti Parmalt-Lactalis presenti in Italia – spiega Michele D’Agostino, segretario della Uila-Uil Genova – Prima di quella data, però, vogliamo sapere se ci sono altre proposte per Fegino. Le istituzioni locali hanno bocciato l’ipotesi del centro commerciale. Adesso aspettiamo che presentino un progetto alternativo. Si sono presi tempo fino a metà novembre. Ci dicano se esiste un’altra soluzione. Se il sito di Fegino sarà destinato a qualche attività produttiva vogliamo essere coinvolti».
Se da parte di comune e regione entro il 20 novembre non arriverà una nuova convocazione della proprietà e dei sindacati per discutere le prospettive future del sito, sono pronte a partire nuove iniziative di protesta.
Matteo Quadrone
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