Ci sono supereroi, uomini e donne, che conoscono e frequentano continuamente persone nuove spinti dalla curiosità di parlare ed ascoltare, studiosi della nostra specie, esseri attivi e partecipanti. Loro migliorano il mondo, tutti i giorni
Sarà che la vita altrui interessa poco, e allora tanto vale parlare di rado e ascoltare con un solo orecchio. Oratori non praticanti, ascoltatori fuori esercizio. Abbiamo i fatti nostri e sembrano bastarci, a tal punto che capita di sentirci oberati e in affanno, ripieni come ravioli, di fatti nostri.
Circondati da centinaia di migliaia di persone sconosciute, sprecate. Per strada, sull’autobus, siamo soli. E ci piace. Ci guardiamo intorno, ogni tanto, quando distogliamo lo sguardo dai piedi, e parliamo, sì lo facciamo, in silenzio, da soli, dentro, dove nessuno può mettere orecchio. Chissà che sguardo furbo, non ce ne accorgiamo e non ce lo dice nessuno.
Sarà che ci sfugge il verbo della gente perché la gente non ha nulla da dire. Eh sì, facile così. E poi cosa ne sai della gente? Come “gli alberi”, “le piante”, “gli animali”.
(La gente non sa nulla della gente).
Sarà che siamo impauriti. Sotto gli occhi di tutti, a portata di giudizio. Come se la vita fosse un’audizione e chi ci sta intorno la giuria, uscire di casa la mattina, il portone come un sipario e la città il palcoscenico. È forse questo timore ancestrale a tenerci distanti?
(Alla gente manca la gente).
Ci sono supereroi, uomini e donne, che ancora oggi a qualsiasi età conoscono e frequentano continuamente persone nuove. Spinti dalla curiosità di parlare ed ascoltare, studiosi della nostra specie, esseri attivi e partecipanti; loro migliorano il mondo, concretamente, tutti i giorni.
Noi no, noi e la nostra cerchia. Noi non siamo supereroi. Costumati e silenziosi, noi abbiamo i fatti nostri.
P.S. Eppure le rare volte in cui ci capita di parlarne non riusciamo a rendere l’idea. Quando escono dalla bocca, i fatti nostri, prendono sembianze amorfe, brutte copie, perdono peso, si sgonfiano. Sembrano quasi fatti degli altri.
Quale è la vera faccia dei fatti nostri? Quella che esce dalla bocca o quella che alberga nelle mente?
Gabriele Serpe