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Siamo soli e ci piace: “Alla gente manca la gente”

Ci sono supereroi, uomini e donne, che conoscono e frequentano continuamente persone nuove spinti dalla curiosità di parlare ed ascoltare, studiosi della nostra specie, esseri attivi e partecipanti. Loro migliorano il mondo, tutti i giorni


19 Giugno 2016Rubriche > Lettere dalla Luna

letteredallaluna-quadernoSarà che la vita altrui interessa poco, e allora tanto vale parlare di rado e ascoltare con un solo orecchio. Oratori non praticanti, ascoltatori fuori esercizio. Abbiamo i fatti nostri e sembrano bastarci, a tal punto che capita di sentirci oberati e in affanno, ripieni come ravioli, di fatti nostri.

Circondati da centinaia di migliaia di persone sconosciute, sprecate. Per strada, sull’autobus, siamo soli. E ci piace. Ci guardiamo intorno, ogni tanto, quando distogliamo lo sguardo dai piedi, e parliamo, sì lo facciamo, in silenzio, da soli, dentro, dove nessuno può mettere orecchio. Chissà che sguardo furbo, non ce ne accorgiamo e non ce lo dice nessuno.

Sarà che ci sfugge il verbo della gente perché la gente non ha nulla da dire. Eh sì, facile così. E poi cosa ne sai della gente? Come “gli alberi”, “le piante”, “gli animali”.

(La gente non sa nulla della gente).

Sarà che siamo impauriti. Sotto gli occhi di tutti, a portata di giudizio. Come se la vita fosse un’audizione e chi ci sta intorno la giuria, uscire di casa la mattina, il portone come un sipario e la città il palcoscenico. È forse questo timore ancestrale a tenerci distanti?

(Alla gente manca la gente).

Ci sono supereroi, uomini e donne, che ancora oggi a qualsiasi età conoscono e frequentano continuamente persone nuove. Spinti dalla curiosità di parlare ed ascoltare, studiosi della nostra specie, esseri attivi e partecipanti; loro migliorano il mondo, concretamente, tutti i giorni.
Noi no, noi e la nostra cerchia. Noi non siamo supereroi. Costumati e silenziosi, noi abbiamo i fatti nostri.

P.S. Eppure le rare volte in cui ci capita di parlarne non riusciamo a rendere l’idea. Quando escono dalla bocca, i fatti nostri, prendono sembianze amorfe, brutte copie, perdono peso, si sgonfiano. Sembrano quasi fatti degli altri.
Quale è la vera faccia dei fatti nostri? Quella che esce dalla bocca o quella che alberga nelle mente?

Gabriele Serpe


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Lettere dalla Luna | Rubrica

Lettere dalla Luna | Rubrica

"L'ho fatto di nuovo, me ne sono andato. Ancora una volta quassù con le gambe a penzoloni. Ho ritrovato il cappello dove lo avevo lasciato e me lo sono rimesso in testa, lentamente, senza rimpianti; ho sfilato dallo zaino il piccolo quaderno granata e ho iniziato a scrivere l'ennesima lettera dalla luna. Per guardarvi da lontano, per pensarvi da vicino. Sotto ai vostri letti, fra i vestiti e la canfora dentro agli armadi, negli angoli della sala dove si ammucchia la polvere. Vi penso da lì, e disturbo, in rispettoso silenzio, l'intimità del guscio, l'inviolabilità della tana, il buio del nascondiglio".

Tutte le puntate

L’autore | Gabriele Serpe

Giornalista, cantautore e poeta. Fondatore di "Era Superba" e direttore dal 2008 al 2015. Ha pubblicato due raccolte di poesia "La Moda Del Lento" (2007, Editrice Zona), "L'Ego Nel Pagliaio" (2001, Nuova Editrice Genovese) e due dischi "Uno" (2014, Areasonica Records) e "Chi Cerca Trova" (2010, Areasonica Records).

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