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Sampierdarena, Villa Pallavicino Gardino: una dimora dimenticata

Nella zona di San Benigno, in mezzo ai grattacieli spicca uno storico edificio, vincolato dalla Soprintendenza, ma abbandonato da anni. Oggi la villa, proprietà di una società di servizi immobiliari, è in vendita


15 Giugno 2012Inchieste

A Sampierdarena, in via Pietro Chiesa, zona San Benigno, a due passi dal waterfront portuale, circondato da moderni palazzi che ospitano uffici e attività commerciali, uno storico immobile spicca come fosse un errore del caso, dimenticato da anni in un contesto che ormai non gli appartiene.

Parliamo di villa Pallavicino-Gardino, un edificio probabilmente risalente a fine ‘500 (non si conosce con precisione la data di costruzione), secondo la planimetria di Matteo Vinzoni (1757) di proprietà del Magn.co Alessandro Pallavicino, famiglia insediatasi nel tardo ‘500 nel borgo con un gruppo di ville famigliari destinate alla villeggiatura estiva, oggi distrutte, tutte caratterizzate dalla struttura architettonica del filone alessiano diffuso dagli allievi.
Passata nel corso del Novecento alla ditta legnami Gardino, venne poi adibita ad uffici e abitazioni private, attualmente versa in stato di grave abbandono.
Posta lungo il litorale sampierdarenese, la villa presenta un impianto cubico lineare e regolare, con caratteristico tetto a padiglione; è costituita da un piano terra con un ammezzato sopra; un piano nobile, anch’esso con un ammezzato sopra; ed un piano sottotetto. La facciata anteriore, posta verso il mare, da cui era lambita e forse anche minacciata di inondamento nei casi di mareggiata se non fosse stata eretta leggermente sopraelevata rispetto all’arenile, è senza terrazze né balconate; ha sette grandi finestre equidistanti sopra l’ingresso caratterizzato da uno stemma della famiglia Pallavicino.
Anticamente la proprietà era dotata di un ampio terreno, ancora visibile nelle planimetrie del Vinzoni del 1757 e del 1773, allora esteso a monte sino alla strada principale (via Dondero), coltivato con grande effetto scenografico a giardino all’italiana ed orto.
L’apertura della ferrovia e relativa via Vittorio Emanuele (oggi via Buranello), tagliarono questi terreni che vennero poi invasi da costruzioni industriali della società Fratelli Gardini-Legnami, sconvolgendo la loro naturale bellezza. Lo sbancamento del colle e, negli anni ’90, la costruzione dei grattacieli, hanno rivoluzionato l’insieme, generando uno spiazzante accostamento antico-moderno.
L’interno fu modificato dagli ultimi proprietari, specie il piano nobile adibito ad abitazioni, così come l’ammezzato superiore, al punto che ora è difficile leggere le antiche strutture. Aveva due ingressi, per offrire continuità a chi entrava tra l’interno e gli ampi spazi posteriori. Secondo www.sanpierdarena.net, sito web dedicato al quartiere «Rimangono indenni lo scalone – in ardesia come da antica consuetudine genovese, a tre rampe disposte a C e sboccante al piano nobile presso la loggia, da tempo non più utilizzata e tamponata – ed in parte le cucine poste nel sottotetto, interamente decorate con dipinti che sottintendono cosa poteva esserci di decorativo nelle sale del piano nobile, prima delle ristrutturazioni».
La villa nel 1963 fu inserita negli edifici protetti e vincolati dalla Soprintendenza per i beni Architettonici della Liguria. «Questo atto presumibilmente diede il via nel 1996 ad un restauro, almeno nella sua componente esterna», sottolinea ancora il sito web. Oggi è in completo e squallido abbandono: persiane spalancate, finestre con vetri rotti, calcinacci caduti.

Tra gli anni ’90 e 2000, la famiglia Gardino cedette la villa ad una società immobiliare presumibilmente appartenente al medesimo nucleo familiare. Per quanto riguarda la storia recente, è difficile ricostruirla con certezza, comunque sappiamo che, allo stato attuale, questa ampia superficie – circa 3600 metri quadri – è di proprietà di una società riconducibile a Ipi intermediazione srl, società di servizi immobiliari con sede a Torino e filiali a Milano, Genova, Bologna e Tirrenia (PI).
Ipi la mette in vendita in un pacchetto unico comprendente anche 16 posti auto coperti ubicati in corrispondenza del piano interrato dell’edificio adiacente.

Secondo il Piano Urbanistico Comunale, approvato alla fine dello scorso anno dall’amministrazione dell’ex sindaco Marta Vincenzi, la zona dove sorge villa Gardino rientra nell’Ambito di riqualificazione urbanistica-residenziale AR-UR, ovvero «Parti del territorio urbanizzato caratterizzate dall’inadeguatezza dell’assetto infrastrutturale e dei servizi, nelle quali l’incremento del carico insediativo esistente, mediante interventi di completamento del tessuto edificato, costituisce occasione per il miglioramento dell’assetto urbanistico e della qualità architettonica e paesaggistica; in questi Ambiti possono essere effettuati interventi anche d’importante modificazione dell’edificato, a condizione che sia contestualmente rinnovato e migliorato l’impianto urbanistico, le dotazioni di pubblici servizi, segnatamente per il verde e gli spazi pedonali attrezzati ed in generale la qualità architettonica, di inserimento paesaggistico e di efficienza energetica delle nuove costruzioni ivi ammesse».

Le norme di conformità del Puc precisano quali sono le possibili destinazioni d’uso per l’ambito di riqualificazione urbanistica-residenziale. Tra le funzioni ammesse, quelle principali sono «Residenza, strutture ricettive alberghiere, servizi privati, connettivo urbano, uffici, artigianato minuto, esercizi di vicinato e medie strutture di vendita»; le funzioni complementari prevedono: «Depositi, attività produttive ed artigianali», ma anche «Parcheggi pertinenziali, parcheggi liberi da asservimento e parcheggi fai da te».
In merito alla disciplina degli interventi edilizi, le norma di conformità stabiliscono che «Il cambio d’uso dei piani fondi accessibili carrabilmente è consentito esclusivamente per la realizzazione di parcheggi; la ristrutturazione edilizia è consentita purché prevista da un progetto che ne dimostri la compatibilità sotto il profilo architettonico e funzionale; la sostituzione edilizia è consentita, salvo che per gli edifici significativi sotto il profilo architettonico, paesaggistico o documentario anche in relazione al contesto; la nuova costruzione è consentita per realizzare: parcheggi privati esclusivamente interrati per le quantità eccedenti le quote minime pertinenziali; ampliamento volumetrico di edifici esistenti comportante l’incremento della S.A. esistente nel limite del 30% esclusivamente per effetto di recupero di S.A. derivante da anticipati interventi di demolizione; nuovi edifici mediante demolizione e ricostruzione di edifici esistenti nell’ambito del lotto, salvo che per gli edifici significativi sotto il profilo architettonico, paesaggistico o documentario anche in relazione al contesto, anche con incremento della S.A. esistente nel limite del 30% esclusivamente per effetto di recupero di S.A. derivante da anticipati interventi di demolizione».
«Gli interventi di sostituzione edilizia e di costruzione di nuovi edifici devono inoltre rispettare i seguenti parametri e requisiti costruttivi: rapporto di copertura massimo non superiore al 50% del lotto; spazi sistemati a verde, pubblico o privato su terreno naturale, nella misura minima del 30% del lotto, per incrementare la superficie del territorio permeabile; l’altezza dei nuovi edifici è determinata tenuto conto delle potenzialità edificatorie previste per l’Ambito, armonizzando le costruzioni in rapporto al contesto circostante».
Queste le principali indicazioni fornite dal Puc in merito agli interventi edilizi, ma le norme di conformità specificano anche «Gli interventi sul patrimonio edilizio esistente, compresi gli ampliamenti volumetrici classificati nuova costruzione, devono essere realizzati secondo le seguenti indicazioni: perseguire il mantenimento ovvero la riqualificazione e valorizzazione delle caratteristiche architettoniche e tipologiche dell’edificio stesso, dell’intorno, e degli spazi liberi; agli interventi deve essere correlata la riqualificazione degli spazi di pertinenza, nell’obiettivo di una progettazione organica del verde; le essenze ad alto fusto devono essere messe a dimora nell’ambito dello stesso lotto di intervento». Mentre «Gli interventi di sostituzione edilizia e di costruzione di nuovi edifici devono essere realizzati secondo le seguenti indicazioni: gli edifici devono essere realizzati con caratteristiche architettoniche, tipologiche e formali innovative ed essere impiegati materiali e tecnologie innovative finalizzate al risparmio energetico ed alla produzione di energia da fonti rinnovabili; particolare attenzione deve essere posta in presenza di immobili, percorsi o contesti di valore storico».

Attualmente Villa Gardino è accatastata anche come residenze, ma la società Ipi sottolinea quali sono le funzioni più probabili, ovvero centro direzionale, uffici, attività commerciali al piano terra.
Come detto l’edificio è vincolato dalla Soprintendenza ed il suo futuro è intrinsecamente legato ad un progetto studiato dalla stessa, ma oggi non ancora approvato. Chi acquisterà la proprietà dunque dovrà rispettare le indicazioni della Soprintendenza e la speranza è quella di vedere conservata, per quanto possibile, la struttura originaria di una delle ultime ville superstiti sull’antico lungomare sampierdarenese.

 

Matteo Quadrone

Foto di Daniele Orlandi

 

 


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