Il giardino pantesco prende il nome dall'isola di Pantelleria ed è caratterizzato da alti muri a secco a protezione delle piante
La settimana scorsa abbiamo parlato del contesto paesaggistico-ambientale, tipico dell’isola di Pantelleria. Questa realtà unica, ostile ma particolarissima, ha portato alla nascita, in tempi assai remoti, di un peculiarissimo genere di giardino che viene definito, dal nome dell’isola in cui si è sviluppato, per l’appunto pantesco.
A priva vista ed ad uno occhio inesperto, questo particolare tipo di spazio a verde non appare immediatamente riconducibile all’usuale concezione di giardino. Esso consiste infatti in un insieme di muretti a secco dell’altezza che varia da poco più di un metro a circa tre, che racchiudono, all’interno di una pianta circolare, un solo o pochi alberi, generalmente di agrumi o poche essenze vegetali di tipo mediterraneo. L’accesso a questi giardini è garantito solamente da una piccola porta, per il resto tutto è cintato dalle alte mura che proteggono l’interno dall’esterno, separano il dentro dal fuori e soprattutto preservano le essenze vegetali dagli agenti atmosferici estremi. Questi giardini rappresentano quindi un ingegnoso sistema quasi autosufficiente, in grado di difendere (a dire il vero a permetterne la vita!) le piante contenute al loro interno, nello specifico, dalla siccità e dal vento, che per la sua intensità e frequenza provoca spesso, sull’isola, danni difficilmente compatibili con la loro sopravvivenza.
La descrizione del giardino sopra delineata non dà però l’esatta idea di cosa possa celarsi dietro agli scabri muretti a secco, spesso fortemente compenetrati nel paesaggio di terra e pietra lavica con cui essi stessi sono edificati. Dall’esterno del giardino pantesco, non si potrà neppure cogliere immediatamente l’incredibile varietà di tipologie che da esso hanno tratto origine e che sono ora sfruttate dagli esperti del settore per realizzare, sull’isola, giardini nel mezzo del deserto.
A Pantelleria si sono infatti diffuse, negli anni, forme di giardini simil panteschi, a pianta oltre che circolare anche quadrata o rettangolare, spesso utilizzate per proteggere e permettere, al tempo stesso, un più rapido sviluppo delle piante non autoctone e più delicate. Essi si confondono bene nel paesaggio, passando spesso inosservati ai più, intellegibili nell’orditura del paesaggio solo per i ciuffi di verde che oscillano, oltre e al di sopra dei muretti, all’incessante vento.
Lo spazio racchiuso tra mura permette di avere un’area separata dal resto del giardino, con il quale esso però si interfaccia sempre in uno stretto rapporto, tale spazio è di dimensioni non grandi ma comunque tali da consentire di ospitare alcune essenze vegetali.
L’insieme interno potrà poi essere vario e molto eterogeneo. Le piante potranno essere disposte in modo simmetrico o casuale, lungo le pareti o nello spazio centrale, si potranno creare effetti diversi in base alla tipologia di cespugli e di rampicanti impiegati. Oltre a proteggere dagli agenti atmosferici esterni, il giardino pantesco utilizza infatti la porosità delle pietre e l’escursione termica tra giorno e notte, insieme ai canali in pietra che raccolgono l’acqua piovana, per captarla direttamente dall’atmosfera. Così facendo, esso soddisfa, in modo ecologico e senza dispersione, l’esigenza idrica della pianta. Infine, tale giardino permette la sopravvivenza, a Pantelleria, di specie vegetali altrimenti ivi non adattabili.
I muri in pietra garantiscono, poi, di ampliare lo spazio disponibile e di sfruttare i volumi anche in verticale. Vari tipi di rampicanti potranno così crescere sui muretti a secco, tanto all’interno che all’esterno del giardino pantesco. La varietà delle piante all’interno della “stanza” potrà essere pressoché infinita. In generale si collocheranno soprattutto agrumi, stante l’indiscutibile valenza pratica delle piante, ma anche arbusti quali mirto o altre ed analoghe essenze mediterranee, spezie e piante odorose. La limitatissima disponibilità idrica determina infatti, sull’isola, una tendenza alla massimizzazione dei risultati e quindi, di regola, la scelta delle essenze vede privilegiare quelle che combinino l’aspetto pratico (produzione di frutti, di verdure o erbe aromatiche) a quello più propriamente estetico. Lavande, Lavatere, rose rampicanti, Cistus, mirto, Santolina e decine di altra varietà possono però trasformare, in un lasso di tempo tutto sommato incredibilmente breve ed in combinazione a piante produttive di frutti, un terreno arido, un’area inospitale, battuta dal vento e riarsa dal sole, in un giardino tra mura, del tutto inaspettato e davvero difficilmente immaginabile dall’esterno.
di Filippo Leone Roberti Maggiore e Emanuele Deplano
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