Intervista con due coautori, i disegnatori genovesi Alessandro Parodi e Fabrizio Longo
Un libro a fumetti ambizioso, un lavoro di rigorosa ricerca documentale, realizzato a 6 mani dal torinese Manfredi Giffone, autore del testo e da due disegnatori genovesi, Alessandro Parodi e Fabrizio Longo. Parliamo del volume “Un fatto umano”, edito da Einaudi, uscito il 22 novembre scorso, sarà presentato presso la libreria Feltrinelli il prossimo 17 gennaio.
Al centro del racconto, nel ventennale della morte di Falcone e Borsellino, la storia del pool antimafia e della lotta che un gruppo di uomini coraggiosi intraprese per contrastare quella che fra gli anni Settanta e l’inizio dei Novanta, è diventata l’organizzazione criminale più potente al mondo.
“La mafia non è invincibile, è un fatto umano e come tutti i fatti umani ha avuto un inizio e avrà una fine”, questo il celebre auspicio di Giovanni Falcone, da cui prende le mosse un’opera che vuole essere una testimonianza preziosa perché è partendo dalla conoscenza di quegli anni che possiamo comprendere l’Italia in cui viviamo oggi.
“Abbiamo deciso di raccontare questa storia perché ci siamo resi conto che esisteva un buco narrativo e di memoria relativo a quegli eventi – spiegano i due autori, Alessandro Parodi e Fabrizio Longo – C’è stato un lungo periodo, dopo il 1992, in cui è scemata l’attenzione verso questi fatti. All’epoca delle stragi noi eravamo poco più che bambini, sprovvisti di una coscienza sociale abbiamo vissuto quei tragici episodi come di riflesso, senza comprenderli fino in fondo. È questa l’esigenza che ci ha spinto a provare a ricostruirli”. Ma non solo. “Anche gli anni antecedenti alle stragi erano finiti in un cono d’ombra – continuano gli autori – Siamo partiti dal caso Moro perché la storia delle organizzazioni mafiose finisce inevitabilmente per intrecciarsi con la storia d’Italia”.
In appena 14 anni trame oscure, inchieste giudiziarie e scandali, dal caso Moro, alla vicenda Sindona alla Loggia P2, fino alle stragi di Capaci e via d’Amelio, stravolgono gli assetti politici del paese.
E nel bel mezzo degli anni più bui della Prima Repubblica anche il fenomeno mafioso si trasforma “Da movimento circoscritto si espande e sconfina”, spiegano Parodi e Longo. Palermo vive l’ascesa dei Corleonesi di Totò Riina che scatena una guerra intestina e nello stesso tempo lancia un assalto frontale allo Stato.
“Corleone rappresenta la fase di svezzamento della mafia. Fino ad allora c’era chi riteneva che finché si fossero ammazzati fra di loro la mafia sarebbe rimasta un fenomeno locale. Ma da lì in poi nulla sarà più come prima”.
Tra l’altro quando i tre autori si misero al lavoro, circa 7 anni fa, esisteva ancora poco materiale sul tema. Durante la stesura dell’opera però – come ricordano i due disegnatori – iniziò il periodo delle fiction tv e poi recentemente affiorarono nuove rivelazioni sui rapporti Stato – mafia. “Tutto ciò ci creò un certo imbarazzo perché noi eravamo lì con la nostra idea fra le mani, avremmo voluto gridarlo al mondo intero, ma prima occorreva portare a termine il libro!”.
Le immagini prendono vita grazie alla voce di un narratore d’eccezione, il puparo e cuntista Mimmo Cuticchio.
“Il narratore esterno è fondamentale perché c’era la necessità di una figura che tenesse le fila di una storia così complessa. E quale scelta migliore se non quella di affidarsi a colui che muove i pupi? L’idea era raccontare la storia come un cunto. E abbiamo avuto la fortuna di poter utilizzare il volto del più importante erede della tradizione dei cuntisti e dell’arte dei pupi siciliani. Inoltre dal punto di vista stilistico questa scelta ci ha dato la possibilità di inserire un tocco di irrealtà, vale a dire i pupi dalle sembianza di animali umanizzati”.
Come mai, in un racconto che vuole essere una ricostruzione di eventi storici, avete assegnato ad ogni personaggio il volto di un animale?
“È stata una scelta ponderata. I motivi sono molteplici. Abbiamo cercato una chiave innovativa per mostrare con accuratezza la realtà delle cose. Paradossalmente questo elemento di irrealtà ci ha permesso di raccontare come si sono svolti davvero i fatti. E poi c’è anche un’esigenza più pratica: i personaggi sono tantissimi, aumentati in corso d’opera e questa soluzione permette un forte riconoscimento. Ci sono animali che sembrano essere cuciti addosso ai personaggi. La nostra è stata una ricerca di somiglianza fisica. Non si tratta di giudizi morali sui personaggi. Ad esempio per Giulio Andreotti siamo partiti da una foto in cui appare seduto nel suo scranno parlamentare. Ebbene in quell’immagine è evidente la sua somiglianza, forse consapevolmente voluta, con un pipistrello. Invece per Sandro Pertini, in maniera del tutto naturale, abbiamo immaginato il volto di una tartaruga, in questo caso anche per la sua aurea di saggezza”.
Come si è svolto il vostro lungo lavoro di documentazione, durato ben 7 anni?
“La parte di documentazione è stata curata dallo sceneggiatore, Manfredi Giffone. Ha consultato le sentenze di numerosi processi di mafia tra cui il primo maxi processo di Palermo. Nel libro non è presente nessun fatto che non sia rintracciabile in atti giudiziari, processi, articoli di giornale, libri. Abbiamo potuto contare sul prezioso contributo di testimoni e giornalisti esperti sul tema. In particolare per il nostro lavoro di disegnatori abbiamo esaminato nel dettaglio centinaia di fotografie, reperti della polizia scientifica, ore ed ore di filmati, documenti originali. Siamo davvero orgogliosi di aver ottenuto il patrocinio della Fondazione Progetto Legalità, un’associazione di magistrati, di cui fa parte anche il Pm Antonio Ingroia, che porta avanti una serie di iniziative educative rivolte alle scuole”.
Matteo Quadrone
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