Il registro linguistico dei testi delle canzoni (lyrics) si avvicina alle espressioni colloquiali e allo slang tipico di alcuni gruppi sociali, per questo non è immediata la comprensione e diventa un ottimo esercizio di apprendimento della lingua
La parola lyrics rappresenta uno di quei false friend ai quali è necessario prestare particolare attenzione. Con questo termine si indicano infatti in inglese “le parole di una canzone”, non necessariamente legate all’opera lirica. Al contrario, generalmente si parla lyrics relativamente alle parole di una canzone pop oppure rock. Un esercizio interessante, nell’ottica di combinare i propri interessi allo studio dell’inglese, è proprio quello di provare ad ascoltare i propri ritornelli preferiti cercando di capirne il testo.
Nel caso di alcune canzoni la comprensione non è troppo difficile. Se per esempio partite dall’ascolto dei “nostri” crooner italo-americani dalla voce calda e suadente, sono sicuro che riuscirete a seguire buona parte del testo senza problemi. Le canzoni di Sinatra, Perry Como o Dean Martin, rivolgendosi a fasce sociali e di età molto ampie, dovevano avere un tono e delle tematiche rassicuranti per l’audience dei tempi, intenta a godersi il sogno americano e la crescita economica del secondo dopoguerra senza troppi patemi. La comprensione invece si complica nel caso di altre band vicine alla voglia di emergere di particolari strati di popolazione o fasce d’età. Ecco quindi che il registro linguistico dei testi delle canzoni si abbassa, avvicinandosi alle espressioni colloquiali e allo slang tipico di alcuni gruppi sociali; acquistano maggiore spazio alcune espressioni che, se da un lato danno un maggiore “colore”, dall’altro risultano meno accessibili a chi non è parte dei contesti sociali, culturali e regionali che vengono descritti. Ascoltando due canzoni-manifesto di musica rap e reggae e leggendone i testi, poterete capire meglio a che cosa mi riferisco.
Per avere qualche esempio concreto senza però entrare troppo nel dettaglio relativo ai generi musicali e alle loro basi socio-culturali, prendiamo in esame alcune abbreviazioni tipiche del parlato e riscontrabili non solo nei testi ma addirittura già nei titoli di diversi album o canzoni: gonna (going to), wanna (want to), outa (out of), gimme (give me), ain’t (può sostituire is not, have not, am not,are not), ecc. La tendenza alla contrazione peraltro non è tipica soltanto dell’inglese, in quanto ogni lingua tende naturalmente a “fare economia”. Infatti, l’articolazione di suoni in parole e di parole in frasi richiede un grande sforzo non solo intellettuale, ma anche fisico, il quale coinvolge i muscoli del nostro apparato fonatorio.
Saranno contenti i lettori genovesi: per una volta non saranno gli unici a venire accusati di eccessiva parsimonia… See you!
Daniele Canepa