«Noi siamo determinati a non demordere. Crediamo fermamente in questo quartiere, un posto vero, con tante realtà meritevoli di essere raccontate...». Un circolo speciale nel cuore del Lagaccio, gestito da volontari e aperto 365 giorni l'anno
Nel quartiere del Lagaccio, sulla strada principale, via del Lagaccio, sorge al numero 82r il Centro Sociale Antea, da ormai 13 anni un punto di riferimento per gli abitanti della zona, gestito da un gruppo di volontari e aperto 365 giorni l’anno. Una particolarità non da poco, quest’ultima, che qualche anno fa aveva anche attirato l’attenzione della trasmissione televisiva Striscia la Notizia, con tanto di “tapiro” consegnato da Valerio Staffelli.
Antea è centro di ritrovo per gli anziani, ma anche punto di riferimento per i giovani e per le persone in difficoltà. Viene offerto ogni giorno un pasto caldo, un posto dove stare insieme e ritrovarsi, giocando a carte, socializzando, dando una mano nella gestione. Oltre ai pranzi, alle cene, ai balli, le feste (la prossima, domenica 17 febbraio, in occasione del Carnevale), Antea è molto di più. Sono organizzate attività infrasettimanali specifiche per coinvolgere e impegnare i frequentatori in vari progetti per la gestione del circolo.
Tutti danno una mano. Antea raccoglie soprattutto persone del posto, ma è aperto a tutti, non chiede alcun contributo in denaro ed è sempre lì, aperto e pronto ad accogliere chiunque. Quando entriamo nei loro locali troviamo molte persone, alcune delle quali ci raccontano di abitare a Quarto ma di essere al Lagaccio anche in questo freddo pomeriggio invernale, in cui alla rigidità climatica si aggiunge lo sciopero dei mezzi pubblici.
Molti dei collaboratori si occupano di gestire le questioni pratiche: persone in difficoltà economica che chiedono un piccolo aiuto; anziani che non sanno come pagare le bollette o semplicemente rimasti soli e senza punti di riferimento; giovani che, privati di ogni possibilità di impiegare il loro tempo in attività di doposcuola o simili e costretti in un quartiere che non si cura di creare infrastrutture per loro, si recano al centro, fanno festa, collaborano. Nel weekend, come detto, Antea organizza anche attività di intrattenimento, coinvolgendo ballerini, prestigiatori, comici, per invogliare i ragazzi del Lagaccio (e non solo) a partecipare.
Abbiamo incontrato Anna e Biagio, due dei gestori “storici” del circolo di via del Lagaccio 82r. Incarnazione dell’attivismo e della voglia di riscatto del quartiere, Anna e Biagio raccontano la loro amarezza per la pubblicità negativa di cui è vittima il Lagaccio: «Ogni volta che i media si interessano a noi –racconta Anna- lo fanno solo per mettere in luce il degrado, le polemiche, la violenza. Ma il Lagaccio non è solo questo, c’è anche molto altro. C’è chi, come noi, si impegna ogni giorno per dare un tetto agli anziani, occupare i giovani con attività “sane”, risolvere i piccoli problemi quotidiani, come il pagamento delle bollette e delle tasse, ecc. La percezione che creano i media è distorta. Qui noi ci battiamo per fare in modo che il Lagaccio torni ad essere il polo industriale e il centro di aggregazione che era 40 anni fa, quando ero ancora troppo piccola per capire cosa ci stava succedendo. Qui ci sono tanti esempi di persone genuine e altruiste che si battono per il loro quartiere. Primi tra tutti, proprio i giovani: i miei figli, ad esempio, oggi poco più che trentenni, hanno un lavoro dignitoso, mandano avanti una famiglia, e trovano il tempo di dedicarsi al volontariato per la loro città. Parliamo più spesso di queste realtà, per togliere al quartiere la brutta nomea che si è –a volte a torto- aggiudicato».
Tutte le persone che orbitano attorno al centro sono volontari. Circa 50 persone che ogni giorno lavorano per mandare avanti questa realtà importante per il quartiere. Unica pecca: gli spazi a disposizione. Si tratta di locali troppo piccoli per gestire la mole di persone che il centro riesce a coordinare. Sempre Anna, una delle più attive e presenti in Antea, ipovedente, innamorata del suo quartiere, ci racconta che il Municipio ha messo a loro disposizione 13 anni fa gli spazi in uso attualmente, che constano di due grandi sale e di un altro spazio poco lontano, sempre su via del Lagaccio, adibito ad uffici amministrativi. L’affitto che devono pagare è prettamente simbolico: 100 euro mensili. Ma senza alcuna agevolazione su bollette e spese varie. E tutto questo non basta per un’associazione esclusivamente volontaria, che vive di niente, se non del lavoro e della manodopera dei suoi membri.
Il denaro che si riesce a ricavare, raccontano Anna e Biagio, viene reinvestito per altre attività o per la gestione del centro. Nessuno ne ricava nulla. Ciò che lamenta Antea è che il Comune, da 13 anni, con l’alternanza di varie giunte, continui a ignorare la loro richiesta di occupare i locali dell’ex Sati, poco distanti da lì: circa 7.000 metri quadri inutilizzati dal lontano 1974. Oggi, i locali versano nel degrado più totale, e nessuno fa niente per procedere a un risanamento. La palazzina, composta da 4 piani, è affittata nei due piani superiori, mentre i due piani più bassi sono totalmente abbandonati. Dopo decenni d’immobilità, una delibera risalente al maggio 2012 ha destinato l’edificio a parcheggi e ad alcune migliaia di metri quadri a realizzazione di appartamenti ad uso sociale. All’epoca, l’ex assessore Margini e l’ex assessore Pastorino in occasioni pubbliche avevano espresso la volontà di rispondere alle esigenze dei cittadini di poter avere in gestione quei locali, così da creare, ad esempio, una sala che potesse ospitare incontri pubblici, riunioni e spazi per le attività di animazione sociale per anziani e ragazzi. I volontari di Antea si offrono di occupare i locali ex Sati e rimetterli a nuovo senza chiedere alcun contributo al Comune.
Anna ci accompagna all’interno dell’edificio per farci rendere conto delle condizioni di abbandono in cui versa. Il degrado è sorprendente, così come il potenziale offerto dagli appartamenti, la cui antica bellezza architettonica si può ancora evincere. Gli arredi sono ancora quelli tipici degli anni ’70, così come l’uso del vetro-cemento e di separé in vetro. Soltanto che ora per terra ci sono resti di porte scardinate o di vetri rotti. Gli spazi, inoltre, non sono così difficilmente accessibili da parte di estranei, e ciò genera paura e diffidenza da parte degli inquilini dei piani superiori del condominio, i quali raccontano la loro paura nelle ore notturne.
Oggi la situazione è ancora ferma: le risposte ancora non arrivano per le sorti della ex Sati; il centro Antea ancora non ha ottenuto gli spazi che chiede da anni. Nonostante tutto, raccontano sempre Anna e Biagio: «Noi siamo determinati a non demordere. Crediamo fermamente in questo quartiere, un posto vero, con tante realtà meritevoli di essere raccontate e di saltare all’attenzione positiva dei media. Continueremo a svolgere la nostra attività come abbiamo sempre fatto, nella speranza che prima o poi qualcosa per noi cambi».
Elettra Antognetti