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Scuola, panino da casa? I presidi di Genova dicono no

I dirigenti scolastici della Conferenza cittadina di Genova sposano la linea del Comune e dicono no all’estensione del panino da casa opponendosi alla sentenza della Corte d’Appello di Torino. Boero: «Documento intelligente. I problemi della scuola sono altri»


23 settembre 2016Notizie

mensa«Considerata la complessità del problema e le connesse responsabilità, i Dirigenti ritengono che attualmente non ci siano le condizioni per consentire il consumo di pasti portati da casa, sia sotto l’aspetto igienico-sanitario (presenza di alunni allergici a rischio anafilassi, modalità di conservazione e somministrazione dei cibi…) sia sotto gli aspetti organizzativi (risorse, personale dedicato…). Pertanto nell’immediato, in attesa di un’eventuale modifica delle condizioni attuali, non potrà essere autorizzato il consumo di pasti portati da casa, come già previsto dal vigente regolamento comunale». Così i dirigenti scolastici della Conferenza cittadina di Genova ribadiscono il proprio no fermo e deciso al panino da casa al posto dei pasti offerti dal servizio di ristorazione scolastica. «Ferme restando le considerazioni di opportunità educativa e pedagogica già altrove avanzate, che inducono a guardare con preoccupazione la prospettiva di una differenziazione selvaggia dei pasti – proseguono i presidi – la sentenza della Corte d’Appello di Torino non modifica gli ordinamenti e ha competenza limitata alla circoscrizione territoriale di riferimento, come già affermato dal Comune di Genova». Nel caso in cui la validità della sentenza della Corte d’Appello di Torino fosse estesa a tutto il territorio italiano, i dirigenti scolastici genovesi sottolineano che sarebbe indispensabile «l’acquisizione delle valutazioni della Asl e degli orientamenti del ministero dell’Istruzione nonché la successiva stesura di protocolli congiunti adeguati alle singole scuole». Tradotto: ci vorrebbero mesi prima dell’arrivo del via libera definitivo del pasto da casa in sostituzione di quello fornito dalla ristorazione scolastica. I dirigenti scolastici genovesi, infine, si augurano che le famiglie evitino su questo tema l’insorgere di «derive conflittuali inevitabilmente dannose per la serenità della comunità scolastica e, in particolare, degli alunni e degli studenti, sempre al centro di ogni decisione».

Comune di Genova: «Problemi della scuola sono altri»

ScuolaLa posizione dei presidi genovesi, come ricorda anche l’assessore alla Scuola del Comune di Genova, Pino Boero, è in piena linea con quanto emerso ieri a Roma dalla commissione scuola dell’Anci nazionale. «Come Comuni – ci spiega – abbiamo chiesto al ministero di darci istruzioni in merito. Non sono un avvocato e non mi metto a discutere la sentenza ma se l’applicazione di quanto deciso a Torino dovesse essere estesa a tutto il territorio nazionale, il problema non sarebbe tanto quello del panino sì o panino no, ma della commistione negli spazi mensa delle scuole di chi si porta il cibo da casa e chi no». A Genova, infatti, dal 2006 è in vigore una circolare comunale che vieta l’introduzione nei refettori scolastici di qualsiasi cibo che non sia veicolato dall’azienda che si occupa della ristorazione. «Prima di far cambiare questa circolare – riprende Boero – bisogna che ci sia una chiara presa di posizione dell’Asl. Se ci viene detto che non c’è nessun problema è un conto ma, altrimenti, si dovrebbero trovare nelle scuole assistenze e spazi separati per chi porta il panino da casa e chi si affida al pasto veicolato dal Comune. Una cosa assurda, anche e soprattutto dal punto di vista pedagogico». Ma per Boero ci sono anche altri problemi «di cui forse i paladini del pasto da casa non si rendono conto. Come si conserva un panino in uno zaino per 4-5 ore? Dovremmo forse attrezzare una sala frigoriferi e forni a microonde? E con che fondi?». Insomma, per dare il via libera al pasto da casa si dovrebbe muovere una macchina, anche solamente dal punto di vista burocratico, alquanto elefantiaca. «Bisogna anche capire di che numeri stiamo parlando – afferma l’assessore – perché generalmente la percentuale dei bambini che non mangiano a scuola si attesta tra il 5% e il 6% ed è assolutamente fisiologica». E’ anche per questo che il Comune di Genova ha lanciato una campagna di raccolta delle disiscrizioni dal servizio di ristorazione scolastica con moduli da compilare entro il prossimo 30 settembre. «Ma non si tratta di un termine perentorio – dice Boero – vogliamo solo capire di che numeri stiamo parlando e quali sarebbero le scuole più interessate. Vorrei tranquillizzare anche chi si lamenta dei pagamenti del bollettino per il servizio mensa: se i vostri figli saranno autorizzati a portare il panino da casa, troveremo il modo per rimborsare i pasti non effettivamente consumati».

Infine, una battuta l’assessore la dedica a genitori ed associazioni che hanno minacciato di presentarsi nelle scuole accompagnati dalle Forze dell’ordine per far rispettare la possibilità di portare il pranzo da casa: «La scuola in questo momento ha problemi ben più gravi come quelli delle nomine, degli insegnanti di sostegno che mancano, di spazi e di strutture inadeguate. Spostare l’asse solo sulla battaglia del panino sembra una vera e propria distrazione da problemi cogenti, non ultimo quello della riforma del servizio educativo dagli 0 ai 6 anni. E’ proprio per questo che ritengo molto intelligente il documento dei dirigenti scolastici genovesi».


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