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L’ultimo imperatore: il film di Bertolucci in 3D al Corallo

Martedì 10 e mercoledì 11 settembre doppia proiezione della pellicola del 1987, vincitrice di 9 premi Oscar


10 settembre 2013Notizie

cinema-provini-castingMartedì 10 e mercoledì 11 settembre 2013 (ore 17 e 21.15) il cinema Corallo di Genova Carignano propone il film L’ultimo imperatore di Bernardo Bertolucci del 1987, in una versione restaurata e in 3D.

Il riadattamento del film ha richiesto un lavoro di oltre dieci mesi con un investimento di oltre due milioni di dollari. La pellicola, uno dei film italiani più famosi al mondo, ha vinto 9 Premi Oscar – 4 Golden Globe – 3 Premi BAFTA – 9 David di Donatello – Premio César – 4 Nastri d’argento – Grammy Award.

Trama del film
Nel 1908 a Pechino nella città proibita, l’anziana Imperatrice vedova, prossima a morire, si fa portare Pu-Yi, un fanciullo di tre anni, strappandolo alla madre e lo designa suo successore. Ultimo della dinastia Ching passerà la sua infanzia nella mitica Città, signore e padrone assoluto di uno sterminato Impero. Nel 1912, Sun-Yat-Sen proclama la Repubblica, ma il fanciullo resta là come un simbolo, prigioniero ma onorato (e inoffensivo). Successivamente, divenuto adulto va a vivere in un’altra città del Paese con le due mogli, l’istitutore scozzese Sir Reginald Johnston e alcuni fedeli, in un esilio dorato, che lo vede anche in Occidente. Poi la volontà di governare prende il sopravvento e lo spinge a compromessi: avendo nel frattempo il Giappone, spinto da mire espansionistiche, invaso e occupato la Manciuria, terra natia di Pu-Yi, questi sale sul trono di tale regione, ribattezzata Manciukuo, destinato al ruolo di re fantoccio, collaborando con Tokio, che ne condiziona a fini bellici l’effettivo potere. Finita la guerra e caduto in mano sovietica Pu-Yi trascorre, dopo la seconda guerra mondiale cinque anni in Siberia; poi nel 1949 la Cina di Mao ne chiede il rimpatrio come criminale di guerra. Dopo un decennio di rieducazione politica, l’ex Imperatore viene rilasciato dal campo in cui, con molti altri, è stato confinato: ora è un uomo comune, ha riconosciuto le sue colpe (reali o presunte) e lavora da umile giardiniere nell’orto botanico di Pechino. E nel 1967, nel momento in cui coloro che lo hanno rieducato proveranno gli insulti e le vessazioni della rivoluzione culturale Pu-Yi muore.

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