Esiste oggi il rischio di ricaduta in una qualche forma di fascismo? Non certo con gli stessi abiti e le stesse liturgie di 90 anni fa. Scandalizzarsi per i “viva il duce” su facebook o per i saluti romani di Casa Pound mi fa solo tenerezza. Condizioni, mentalità, interessi, leggi ed eventi prepararono la strada al fascismo e lo resero “accettabile”: credo che siano queste le cose a cui bisogna davvero fare attenzione
Un modo onesto di festeggiare il 25 aprile sarebbe riflettere seriamente, una volta tanto, su quello che stiamo facendo, oggi, per contrastare il nazifascismo e la sua ideologia. Non che in Italia manchino gli “antifascisti”: tutt’altro. Il problema è che proprio questa stucchevole contrapposizione tra revisionismo storico ed esaltazione partigiana distoglie l’attenzione dall’attualità dei contenuti.
Lo dico chiaramente: chi pensa di combattere il fascismo scandalizzandosi per i “viva il duce” su facebook o per il saluto romano di Casa Pound mi fa solo tenerezza. Se oggi esiste il rischio di ricaduta in una qualche forma di fascismo, è piuttosto improbabile che essa si ripresenti con gli stessi abiti e le stesse liturgie di novant’anni fa. La Storia si ripete, certo: ma sempre con variazioni sul tema.
Il sospetto è che gli antifascisti di oggi da ragazzi abbiano imparato non tanto a studiare e rispettare la Storia, quanto piuttosto a dire “fascismo-brutto” per compiacere i loro professori (appagati, a loro volta, dall’illusione di trasmettere in questo modo un qualche valore). Se così è stato, allora, non stupisce che oggi il massimo della critica verso un’ideologia responsabile di tanti morti si riassuma, al più, nel ricordare la vergogna delle leggi razziali. Indubbiamente si trattò di un atto ripugnante: ma il giudizio sul regime di Mussolini sarebbe diverso senza quell’orrendo tentativo di compiacere la Germania hitleriana?
Può essere che di questi tempi gli italiani, esasperati e abbruttiti dalla crisi, si stiano abituando a non vergognarsi più di assumere toni razzisti: ma tra il folklore di chi veste la camicia nera e l’esito estremo di guerre e pulizie etniche, ci deve pur essere qualcosa nel mezzo; qualcosa che costituisca il cuore del fascismo e della sua ideologia; qualcosa che sia già accaduto in Italia tra il 1922 e il 1938.
Non pretendo in questa sede di definire cosa fu il fascismo: ma certo non dobbiamo cadere nell’illusione modernista di trattare gli uomini del passato come dei minorati sui quali ancora non era caduta la luce abbagliante del progresso, che ci preserverebbe dal fare i loro stessi errori. Il fascismo non fu solo manganello e leggi razziali: manifestazioni macroscopiche che oggi quasi chiunque può vedere e riconoscere per tempo. Il fascismo fu tante altre cose: forse ancora più pericolose, perché resero possibile tutto il resto senza che i più avvertissero il rischio.
È per questo che su questa rubrica, anziché dare fiato ad inutili polemiche sui monumenti storici o giocare il giochino della sinistra “buona” che si oppone alla Lega “razzista”, ho sempre cercato di puntare il dito sulle cose che mi sembravano davvero pericolose, perché condivise non da evidenti esaltati, ma dalle “persone normali”. Ci furono condizioni, mentalità, interessi, leggi ed eventi che prepararono la strada al fascismo e lo resero “accettabile”: e credo che siano queste le cose a cui bisogna davvero fare attenzione.
Coerentemente a questo obiettivo, ho meditato sulla lezione di Alberto Bagnai e sulla concezione anti-democratica implicita nel sistema monetario europeo; mi sono sforzato di capire come mai sia tanto difficile contrastare il desiderio di autoritarismo che investe la politica; ho provato a richiamare l’attenzione su certi interessi, così palesemente contrari ai nostri e allo spirito della nostra Costituzione; infine non mi sono fatto scrupoli nel definire “intrinsecamente fascista” la concezione per cui non è importante quanto il Parlamento sia rappresentativo, ma quanto esso si dimostri in grado di fare quello che alcuni sono convinti che andrebbe fatto.
Oggi credo che il modo migliore per onorare il 25 aprile sia quello di segnalare un post dal blog di Luciano Barra Caracciolo, che mette in evidenza le somiglianze tra la legge Acerbo del 1923 e l’Italicum che il PD di Renzi vorrebbe approvare in totale solitudine. Se davvero siamo ancora preoccupati dai rischi di tutti i fascismi, se ci interessa più l’ideologia che il nome, più la sostanza che le manifestazioni di folklore, allora forse siamo ancora in grado di provare a capire e di vedere dove stiamo andando, prima che sia troppo tardi. Viva il 25 aprile, viva la Resistenza e viva l’Italia.
Andrea Giannini