Mancano 20 milioni per chiudere il bilancio previsionale e quindi l'esercizio provvisorio entro il 31 maggio. Arriveranno da Roma come compensamento dei mancati introiti dovuti alla riduzione dell’Imu-Tasi. La cifra necessaria per coprire i servizi anche quest'anno è vicina, ecco come ha operato il Comune
Mancano più di 20 milioni al bilancio previsionale 2015 prima di approdare in aula. Lo ha detto ieri pomeriggio l’assessore Miceli rispondendo a un’interrogazione a risposta immediata del consigliere Alberto Pandolfo. «Se chiudessimo oggi il bilancio – ha dichiarato Miceli – avremmo un plafond di spesa per i servizi che ammonterebbe al massimo a 75,6 milioni di euro». Una cifra che, appunto, risulterebbe molto inferiore rispetto alle disponibilità degli anni precedenti che hanno sfiorato i 100 milioni di euro (98,5 a disposizione delle direzioni nel 2013, 97,3 nel 2014) e che rappresentano il limite minimo di sopravvivenza per il mantenimento di tutti i servizi, soprattutto in campo sociale, di cui si fa carico il Comune.
Tuttavia, questo gap potrebbe essere riempito entro la fine della settimana dal governo con lo stanziamento del fondo per il compensamento dei mancati introiti dovuti alla riduzione dell’Imu-Tasi. «Finalmente – commenta l’assessore Miceli – sembra che il governo si sia reso conto della situazione drammatica che dovrebbero affrontare più di 1800 Comuni se non venisse ufficializzata questa copertura». Dal 2008 al 2013 i Comuni italiani, che rappresentano il 7,6% della spesa pubblica e il 2,3% del debito dello Stato, hanno partecipato alla spending review per 18 miliardi di euro: il sindaco di Torino e presidente dell’Anci Fassino ha ribadito ieri in Senato la necessità di invertire la rotta perché, come sottolineato anche dalla Corte dei conti, «i tagli agli enti locali sono insostenibili e sproporzionati rispetto a quelli previsti per l’amministrazione centrale».
A livello nazionale, nel 2015 sono stati previsti 3,1 miliardi di tagli ulteriori sulla spesa pubblica del 2014: 100 milioni per la legge di stabilità 2013, 125 per il mancato stanziamento del fondo Imu-Tasi, 563 della vecchia finanziaria, 1,2 per i tagli della legge di stabilità, 171 milioni per il mancato recupero del gettito Imu sui capannoni e 150 milioni per l’Imu sui terreni agricoli.
Tutto ciò per il Comune di Genova si riflette in 57,2 milioni in meno di trasferimenti (qui l’approfondimento): 27,5 da minori introiti Imu-Tasi, 23,7 milioni dalla legge di stabilità 2015 e 6 milioni da tagli di precedenti finanziarie. «Questo quadro – commenta Miceli- al momento della prima stesura di bilancio, ci portava ad avere un plafond disponibile per i servizi di appena 20 milioni». Una cifra irrisoria che, nel frattempo, è cresciuta ma non ancora a sufficienza. Se il bilancio previsionale, che consentirebbe al Comune di uscire dall’esercizio provvisorio in cui non si può spendere più di 1/12 al mese per ogni direzione rispetto a quanto speso nel 2014, venisse chiuso oggi, il plafond disponibile ammonterebbe a 76,5 milioni: 5 milioni sono arrivati da maggiori entrate del gettito Imu, 7 milioni da risparmi sulle spese, 2,6 milioni di oneri di urbanizzazione utilizzabili in parte corrente, 20 milioni di avanzo dal bilancio consuntivo 2014 e 21 milioni di euro dalla diminuzione dell’accantonamento per il fondo di svalutazione crediti come concesso dalla legge di stabilità (questa posta, tuttavia, andrà coperta entro la chiusura del bilancio consuntivo 2015 per non avere un disavanzo).
«A questo punto – conclude l’assessore – con gli uffici saremmo pronti a chiudere il bilancio (che, per legge, va approvato entro il 31 maggio, ndr) in qualsiasi momento ma attendiamo che il governo comunichi l’esatto ammontare del fondo di compensazione per il mancato gettito Imu-Tasi, cifra che ci consentirà di raggiungere un plafond tale da assicurare servizi indispensabili per la città».
Simone D’Ambrosio