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Storia di Genova: Pegli e le colonie di Tabarca e Carloforte

Pegli e le sue colonie, Tabarca e Carloforte, ma anche Nueva Tabarca in Spagna e l'isola di Sant'Antioco in Sardegna


8 Giugno 2011Rubriche
Tabarca, colonia pegliese

L’isola di Tabarca, antica colonia pegliese

La Storia di Pegli e delle sue colonie nel Mediterraneo – Vai all’approfondimento su GuidadiGenova.it

Nel cuore della Pegli antica si trova Piazza Tabarca, la piazza è dedicata alla colonia pegliese che per secoli contribuì alla ricchezza della Repubblica di Genova. Nel 1540, infatti, l’isola di Tabarca in Tunisia, prospiciente la città omonima, venne data dal bey di Tunisi in concessione alla famiglia genovese dei Lomellini.

L’isola era ricca di banchi coralliferi, e la concessione venne data come riscatto per la liberazione del corsaro Dragut, catturato dai Doria quello stesso anno. Dal 1540 per ben due secoli Tabarca rimase colonia di Genova. I coloni pegliesi vendevano per 4,50 lire/libbra il corallo a Genova… che lo rivendeva per 9,10 lire/libbra a tutta Europa!

I Lomellini facevano parte dell’entourage di Andrea Doria che governava Genova ed erano legati per parentela alla famiglia Grimaldi. I Lomellini per colonizzare Tabarca invitarono alcuni gruppi di abitanti pegliesi (soprattutto commercianti) a stabilirsi sull’isola promettendo guadagni elevati e condizioni di vita migliori. Questi salparono da Pegli lo stesso anno, e nessuno di loro fece più ritorno in patria. Dopo più di un secolo di colonizzazione, nel 1738, un folto gruppo di genovesi tabarkini (per lo più figli di coloni, ma anche nuovi emigranti pegliesi che raggiunsero l’isola a più riprese) si trasferì in Sardegna a causa dell’esaurimento dei banchi corallini e del deterioramento dei rapporti con le popolazioni arabe. Fu Carlo Emanuele III regnante di Sardegna a invitare i coloni a stabilirsi sull’Isola di San Pietro, allora disabitata, per fondare un nuovo comune: Carloforte. Il nome di Carloforte fu scelto in onore del sovrano.

A Tabarca rimasero pochi coloni e nel 1741 il Bey di Tunisi invase l’isola e fece prigionieri gli abitanti genovesi riducendoli a schiavi. La notizia in poco tempo raggiunse le corti di tutta Europa e la liberazione degli schiavi avvenne poco dopo grazie all’intervento del Papato, ma soprattutto dello stesso Carlo Emanuele III di Sardegna e di Carlo III di Spagna.

Buona parte degli schiavi liberati raggiunsero Carloforte, altri diedero origine ad altre due comunità: Calasetta (nel 1770) nell’isola di Sant’Antioco in Sardegna e Nueva Tabarca sull’isola di San Pablo di Alicante in Spagna. In questo secondo caso i coloni genovesi si sono con gli anni integrati con la popolazione spagnola perdendo la propria identità, ma a Carloforte e a Calasetta i naviganti pegliesi e i “nuovi tabarkini” di orgine pegliese mantennero nel tempo integra la loro identità culturale sia nelle usanze che nella lingua. Ancora oggi il dialetto di queste due località, il cosiddetto tabarchino, è un dialetto ligure molto vicino per vocaboli e pronuncia al genovese, o meglio, al genovese di Pegli.


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