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Box a San Fruttuoso: necessaria un’ulteriore indagine idrogeologica

L’azienda costruttrice finora non si è preoccupata di sottoscrivere l’accordo con l’Università di Genova, incaricata di realizzare lo studio. Gli abitanti denunciano strani movimenti nel bosco del Fassicomo, sotto al quale dovrebbe sorgere l'autorimessa


31 Ottobre 2012Notizie

Cantiere via TaniniIl contestato intervento edilizio per la realizzazione di un parcheggio per un centinaio di box interrati previsto in via Marina di Robilant, in pratica sotto al cosiddetto bosco del Fassicomo a San Fruttuoso – una questione già affrontata nel precedente ciclo amministrativo – ieri è tornata al centro del dibattito in consiglio comunale.
L’autorizzazione a costruire era stata rilasciata dagli uffici comunali il 5 dicembre 2011, ovvero 2 giorni prima che il consiglio comunale – il 7 dicembre 2011 – adottasse il nuovo Puc. Una vicenda che ricorda da vicino quella ancor più scandalosa di Villa Raggio in Albaro, con una concessione a costruire concessa addirittura solo poche ore prima, rispetto all’adozione del nuovo piano urbanistico.
Oggi il cantiere di San Fruttuoso – che dovrebbe insistere su un’area ancora verde e sottoposta a rischio idrogeologico – non sarebbe più autorizzato.

Un’interrogazione a risposta immediata (art. 54), presentata dai consiglieri Stefano Balleari (Pdl) e Antonio Bruno (Fds), chiede alla Giunta Doria di fare luce sulla vicenda.
«Ci si domanda come sia possibile che gli uffici comunali, gli stessi che lavoravano fianco a fianco con tecnici ed amministratori, alla stesura del Puc, rilascino un permesso per un simile intervento – sottolinea Balleari – L’ex Giunta Vincenzi aveva spiegato al consiglio che sarebbero stati eseguiti ulteriori accertamenti di natura idrogeologica, a spese dell’azienda costruttrice. Purtroppo però non si trova nessun documento ufficiale che confermi questo impegno. Il prossimo 5 dicembre scadrà l’autorizzazione. La questione meriterebbe di essere approfondita in sede di commissione consiliare. Ricordo che all’epoca gli abitanti della zona, molto preoccupati per la pericolosità dei lavori, raccolsero in breve tempo 500 firme contro l’intervento. In zona scorre un rivo con altri 2 piccoli affluenti, il terreno ha una pendenza superiore al 60% e non è impermeabilizzato. Per tutti questi motivi l’operazione è incompatibile con il nuovo Puc».

Siamo di fronte al “giallo di San Valentino”, così lo chiama Antonio Bruno che spiega «Il 14 febbraio scorso l’ex assessore Farello disse che i lavori non sarebbero mai partiti perché occorreva attendere una nuova indagine idrogeologica condotta dal Dicat (Dipartimento di Ingegneria delle Costruzioni, dell’Ambiente e del Territorio) dell’Università di Genova. Abbiamo provato a chiedere se lo studio fosse stato eseguito ma purtroppo abbiamo scoperto che al Dicat non ne sapevano nulla… Inoltre, l’impegno menzionato da Farello non risulta essere stato verbalizzato in nessuna riunione di Giunta».

Ha risposto l’assessore con delega all’Edilizia privata, Francesco Oddone, il quale ha confermato che con l’attuale Puc l’intervento non si sarebbe potuto realizzare. Allo stesso tempo, però, Oddone ha spiegato «Non esiste una delibera di Giunta relativa a quella discussione. Comunque posso affermare con certezza che i lavori non sono partiti. Il progetto per l’autorimessa interrata risale al 2008. In seguito, viste le criticità evidenziate dagli abitanti, l’ipotesi progettuale è stata ridimensionata. Il Municipio Bassa Valbisagno, sul finire del 2010, ha sottolineato la necessità di un’adeguata tutela dell’area verde chiedendo che fosse organizzata un’assemblea pubblica, in maniera tale da affrontare tutte le problematiche emerse. Purtroppo però l’assemblea non si è mai svolta».
Per quanto riguarda il rischio idrogeologico, l’assessore ha aggiunto «Secondo una verifica effettuata proprio stamattina, dalle cartografie catastali e dal Piano di bacino del Bisagno, in zona non risulta la presenza di nessun corso d’acqua. Invece, in merito all’indagine dell’Università, gli uffici comunali si sono mossi invitando l’azienda costruttrice a sottoscrivere un accordo con il Dicat. Da questo punto di vista l’azienda non ha mostrato segnali di assenso e pare non abbia sottoscritto alcunché. Tutto ciò è indubbiamente preoccupante. Mi assumo io l’impegno a scrivere alla ditta affinché la prassi venga portata avanti. Inoltre, sono d’accordo che sia utile approfondire la questione in un’apposita Commissione consiliare».

 

Matteo Quadrone
[foto di Daniele Orlandi]


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