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Come trasformare tetti e pareti di cemento in giardini rigogliosi

Un impensato prato verde cresce tra acciaio, cemento e cristallo. Verzure, ciuffi di foglie spuntano, in un insieme studiatissimo e perfettamente autosufficiente, dalle pareti


29 Novembre 2013Rubriche > Oltre il Giardino

1Questa settimana parleremo di una delle ultime “mode” nel Landscape design: i tetti ed i muri verdi. In questo caso si parla soprattutto di interventi sul costruito e particolarmente sul tessuto urbano cementificato. Negli ultimi anni si è, infatti, diffuso un ritrovato interesse per il mondo vegetale e, specie nei contesti fortemente cementificati ed urbanizzati, si è colta una crescente esigenza di introdurre la presenza del verde, in tutte le sue diverse forme. In quest’ottica si è assistito alla proliferazione, da Tokio, a Londra, da Bali o Singapore ad Istanbul, di tetti e pareti verdi.

La tecnica è, tutto sommato, piuttosto semplice. Per sommi capi, la metodologia di realizzazione di queste innovative pareti verdi deriva da una collaudata tecnica agricola chiamata coltivazione idroponica, che significa “senza utilizzo di suolo”. Lo strato sintetico delle pareti o dei tetti verdi è, una volta 2collocato, non suscettibile di essere attaccato da batteri e fermentazioni e costituisce il substrato in cui le piante radicano. La struttura principale consiste spesso in una membrana autoportante, inodore, antimuffa, ed ignifuga.

Tra il muro o la parete da rivestire e la membrana vegetale restano, di regola, soli due centimetri di spazio, atti a consentire la circolazione dell’aria ed ad evitare il dannoso ristagno di umidità.
Il sistema di irrigazione e fertilizzazione viene poi studiato e realizzato in funzione dell’orientazione e del clima di ogni sito.

Le pareti verdi sono generalmente dotate di un impianto di manutenzione completamente automatico che ne facilita la gestione. In mancanza di illuminazione naturale, un sistema artificiale può essere eventualmente studiato per implementare i processi naturali di fotosintesi delle piante e per3 stimolarne

la crescita e la fioritura.
Il più famoso paesaggista ad essersi cimentato, già alcuni anni fa, in questa tecnica è senza dubbio Patrick Blanc. Egli è infatti ben noto proprio per essere l’ideatore della tecnica del giardino verticale o muro vegetale. Ha studiato all’Università di Parigi, dove si è laureato nel 1989.

Nel 1972 ha intrapreso per la prima volta un lungo viaggio in Thailandia e Malesia, volto all’osservazione dell’accrescimento delle piante sulle rocce o nel sottobosco. È ricercatore presso il Centre National de la Recherche Scientifique e, dal 1982, responsabile del Laboratorio di biologia vegetale tropicale all’Université Paris VI. 5Patrick Blanc è, senza alcun dubbio, un personaggio caratteristico, dall’abbigliamento, a soggetto botanico, spesso stravagante ed anticonformista; il progettista porta, per esternare la sua passione per la natura, spesso i capelli tinti di verde intenso.

La sua stessa casa parigina (alcune foto sono presenti sul suo sito) galleggia sull’acqua e le piante e ha pareti letteralmente coperte di vegetali.
Vi consiglio quindi di fare una visita al suo sito internet; se non conoscete ancora la tecnica delle pareti e dei tetti verdi resterete senza dubbio stupefatti dall’effetto estetico. Le superfici più incredibili, con le pendenze più variabili vengono coperte, con apparente estrema facilità, da una strabiliante varietà di essenze vegetali: felci, piante tropicali, orchidacee, tutte molte variegate per fogge, colori, crescita e produzione di fiori variopinti…

6Sono stato personalmente a vedere l’effetto di alcune di queste realizzazioni ed il risultato è davvero inaspettato ed eclatante. Un impensato prato verde cresce infatti tra acciaio, cemento e cristallo. Verzure, ciuffi di foglie spuntano, in un insieme studiatissimo e perfettamente autosufficiente, dalle pareti.

Nel giro di poco tempo, lo spazio urbano cambia così completamente foggia e si trasforma, grazie alla caleidoscopica abilità progettuale, in un surreale (a volte tropicale!) giardino, che sembra, abbarbicato come è alle superfici, fuori dallo spazio e dal tempo.

di Filippo Leone Roberti Maggiore e Emanuele Deplano
Per informazioni: ema_v@msn.com


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