Dopo la dismissione dell'ex poliambulatorio di via Minetti (venduto a Fintecna Immobiliare), i servizi sanitari si sono trasferiti in via Bari - con una convenzione onerosa ASL3/CRI - per chiudere definitivamente nell'estate 2011
Duemila metri quadrati di locali desolatamente vuoti dal 2008, un quartiere – San Teodoro (Municipio Centro Ovest) – senza presidio sanitario da oltre due anni, altri limitrofi – come Lagaccio e Oregina (Municipio Centro Est) – che scontano la carenza di servizi sanitari sul territorio o la loro possibile scomparsa (vedi il recente caso Consultorio del Lagaccio). Questa, in sintesi, la situazione venutasi a creare a causa di scelte, perlomeno contestabili, compiute da Regione e Asl 3, spesso con l’avvallo del Comune. Il risultato finale è sotto gli occhi di tutti. Oggi gli abitanti delle zone collinari del centro città, pure per una semplice analisi, sono costretti a recarsi al Palazzetto della Salute a Fiumara, non proprio due passi per anziani e persone con difficoltà di deambulazione.
Ma partiamo dal principio e vediamo i vari passaggi che hanno portato alla situazione odierna.
San Teodoro, fino al 2008, poteva contare sul poliambulatorio di via Don Minetti (in precedenza sede dell’INAM, istituto nazionale per l’assicurazione contro le malattie). La struttura ai civici 6 A (piano terra e primo piano) e 8 (secondo piano) – per complessivi oltre 50 vani – ospitava l’assistenza ambulatoriale con diversi ambulatori medici, centro prelievi, Cup, servizi domiciliari, ecc., fornendo prestazioni a circa 65 mila utenti residenti nei Municipi Centro Est e Centro Ovest.
Nel 2007-2008, con la famosa “cartolarizzazione” di parte del patrimonio immobiliare di aziende sanitarie e ospedaliere (compresi i beni dell’ex ospedale psichiatrico di Quarto) per coprire il deficit della Sanità del 2005, la Regione ha deciso di valorizzare – tramite ARTE (azienda regionale territoriale per l’edilizia) – e successivamente vendere all’acquirente Fintecna Immobiliare (società del Ministero del Tesoro), anche l’edificio di via Don Minetti.
Dopo la dismissione dell’ex poliambulatorio, unico presidio sanitario di zona, le istituzioni hanno pensato di ricavare degli spazi per i servizi sanitari territoriali nei locali comunali di via Bari al civico 41. All’epoca, all’interno di essi operava, con degli ambulatori per stranieri, la Croce Rossa Italiana.
Il 7 dicembre 2007 una delibera dell’Asl 3 sanciva la convenzione con il comitato locale della CRI «per la realizzazione del progetto di gestione del’unità di assistenza di base nella zona di San Teodoro». I costi derivanti dal provvedimento concordati tra le parti «ammontano a 10,21630 euro per l’anno 2007; 122,59560 euro/anno per gli anni 2008, 2009, 2010». Il conto è piuttosto salato. Per tutta la durata convenzionale, infatti, la spesa a carico dell’azienda sanitaria locale genovese è stata di complessivi 378,00310 euro.
«L’Asl 3 ha siglato un accordo particolarmente oneroso con la CRI – racconta Aurora Mangano, portavoce di un comitato di residenti – ma questa scelta scellerata fu avvallata anche da Comune e Municipio Centro Ovest. Il presidio sanitario era di dimensioni ridottissime, in pratica consisteva in 2 stanze da 12 mq ciascuna». Eppure il contratto prevedeva di garantire «le prestazioni assistenziali di base fornite dalla precedente struttura».
In realtà l’Asl 3 si è assunta un impegno assai costoso «Ricevendo ben poco in cambio – sottolinea Mangano – i circa 122 mila euro all’anno a carico dell’azienda sanitaria comprendevano affitto dei locali e prestazioni. Ad esempio, la CRI avrebbe dovuto fornire un infermiere per le visite a domicilio, ma tale servizio non è mai stato effettuato».
Tuttavia, data la sua posizione strategica, il presidio sanitario ha continuato a svolgere un ruolo fondamentale per i cittadini di San Teodoro, Oregina e Lagaccio, erogando circa 650 prelievi mensili e 1400 prenotazioni CUP.
Il 31 dicembre 2010, però, è scaduta la convenzione Asl 3-CRI. Nel gennaio 2011, alcuni organi di informazione riportano la notizia che l’ambulatorio di via Bari non chiuderà i battenti. A dire il vero è soltanto un fuoco di paglia che dura pochi mesi poi, tra giugno e luglio 2011, il presidio viene definitivamente dismesso.
«Disapproviamo la chiusura improvvisa e immotivata senza alcuna comunicazione alle istituzioni del territorio e soprattutto agli utenti – scrive il presidente del Municipio Centro Ovest, Franco Marenco, in una nota del luglio 2011 – Gli impegni assunti all’inizio dell’anno erano il mantenimento del presidio stesso tramite adeguamento normativo dell’attuale sede o individuando un sito alternativo baricentrico ai Municipi Centro Ovest e Centro Est».
Dall’estate 2011 ad oggi nulla si è mosso e così i cittadini di San Teodoro, ma anche di Lagaccio e Oregina, ancora aspettano una soluzione alternativa.
Il mercato di via Bologna, tra Sampierdarena e San Teodoro, versa da anni in stato di abbandono, come documentato da Era Superba. Una delle sue ventilate destinazioni future, poteva essere proprio quella di nuovi spazi ambulatoriali. Magari con l’aiuto di soggetti privati, visto che il recupero della struttura comporta una spesa ingente. «Abbiamo contattato il Baluardo – dichiarava al “Secolo XIX” il presidente Marenco all’inizio del 2012 – Hanno effettuato un sopralluogo e contano di poter recuperare il mercato come centro prelievi ed ambulatorio. Sono un’azienda privata ma ci sarebbe una convenzione con il sistema sanitario pubblico».
La signora Mangano ricorda «Con un gruppo di comitati e associazioni di quartiere auspicavamo di poter supportare un intervento finalizzato alla realizzazione di un presidio, anche in convenzione con un privato come il Baluardo. Il costo della ristrutturazione del mercato si aggira sui 150-200 mila euro. Ma il Baluardo poteva essere disponibile ad investire tali risorse». Invece, l’operazione non è stata portata a termine e adesso, sui locali di via Bologna, pare abbia puntato gli occhi la Confraternita di Misericordia (la prima esistente in Liguria) che recentemente ha ottenuto una sede nella medesima via, al civico 21.
«Quello che trovo profondamente sbagliato – sottolinea Mangano – è il fatto che, da oltre due anni a questa parte, nessuno si sia preoccupato di dare spiegazioni e risposte ai cittadini».
L’assessore regionale alla Salute, Claudio Montaldo, da noi contattato telefonicamente, afferma «Allo stato attuale, per quanto riguarda il presidio sanitario di San Teodoro, non ci sono sostanziali novità. Comunque, se ne sta occupando soprattutto l’Asl 3». Detto ciò, il responsabile delle politiche sanitarie della Regione, definisce la situazione «particolarmente complessa». La direzione dell’Asl 3, almeno per il momento, ha preferito non rilasciare dichiarazioni sull’argomento ma contiamo al più presto di sentire la voce del direttore generale, Corrado Bedogni.
«Noi cittadini, all’epoca, avevamo proposto di utilizzare al meglio la struttura di via Minetti, anziché metterla in vendita – racconta Mangano – In quell’edificio sarebbe stato possibile potenziare i servizi sanitari territoriali e realizzare in spazi adeguati anche un nuovo consultorio, visto in quali vecchi locali è attualmente ubicato al Lagaccio».
Soprattutto considerando che oggi l’ex poliambulatorio di via Minetti (2000 mq di superficie considerando solo il civico 6 A) acquistato da Fintecna Immobiliare – tramite la sua controllata Valcomp – è rimasto un contenitore vuoto.
Sulla porta d’ingresso e sulle finestre del primo piano fa bella mostra di sé un cartello con su scritto “vendesi”. «È difficile trovare un acquirente – conferma Mangano – Anche perché, nell’ottica di una sua trasformazione in residenze, bisogna tenere presente che in tutta la zona sono carenti parcheggi e posti auto».
Con il senno di poi, aggiunge Mangano «Invece di spendere oltre 378 mila euro per i locali di via Bari, Regione e Asl 3 avrebbero potuto intervenire sull’ex poliambulatorio di via Minetti. Ad esempio, scorporando dal lotto delle vendite il piano terreno del civico 6 A». Insomma, salvando degli spazi da dedicare a servizi per i cittadini.
Purtroppo sappiamo che è andata diversamente e adesso diventa sempre più urgente trovare una valida alternativa. «In via Lugo esistono dei locali di proprietà comunale dove fino a poco tempo fa erano ospitati i volontari della Pubblica Assistenza – continua Mangano – Oggi la P.A. di via Lugo è stata chiusa. Quindi i locali sono disponibili. E si trovano in posizione favorevole anche per i cittadini di Lagaccio e Oregina. La nostra proposta è: realizziamo qui un ambulatorio. Oppure le istituzioni si impegnino seriamente nella ricerca di altri spazi vuoti di proprietà comunale, presenti in zona».
«Abbiamo scritto al Municipio Centro Ovest – conclude Mangano – è l’ente più vicino ai cittadini e politicamente può fare delle pressioni affinché si sblocchi la situazione. Ma finora non abbiamo ricevuto risposta. C’è un silenzio totale in merito a questo problema. Siamo amareggiati perché ci sentiamo soli in questa battaglia».
Matteo Quadrone