Con una cornice di pubblico da stadio, i consiglieri hanno discusso e approvato ieri le linee di indirizzo presentate dalla Giunta per salvare l'AMT dal rischio di liquidazione
Ultima seduta per il Consiglio Comunale prima della pausa estiva. Si è svolta ieri pomeriggio all’interno di un’aula gremita da lavoratori diAMT che hanno assistito al dibattito sulla delibera che la Giunta ha presentato per sanare l’emergenza del trasporto pubblico urbano genovese.
Come ha spiegato il Sindaco, le difficoltà economiche e finanziarie dell’AMT sono l’esito di una tendenza negativa che dura da molti anni. Nel 2011 il Comune aveva versato più di 30 milioni di euro nelle casse dell’azienda municipalizzata e negli anni precedenti dai 20 ai 30. Quest’anno sono stati già versati 22 milioni e anche l’attuale amministrazione, proprio poco dopo il suo insediamento, ha dovuto apportare altri 5,5 milioni di euro per evitare l’ormai imminente fallimento. L’andamento particolarmente negativo del rapporto tra costi e ricavi nel 2012 ha costretto l’AMT a ridurre il proprio capitale sociale quasi più di un terzo, limite oltre il quale è prevista la liquidazione dell’azienda.
Questa situazione si è presentata anche in un contesto di forti tagli di spesa da parte del governo nazionale e di generale difficoltà dal punto di vista economico anche per il Comune, che, lo ha detto chiaramente il Sindaco Doria, oltre al contributo già concesso non può andare. Da qui nasce l’esigenza di pensare ad un piano più strutturale che permetta di rimettere in piedi il trasporto pubblico locale (tpl). A questo obiettivo dovrebbero portare le linee direttive presentate dalla Giunta. Innanzitutto si dovrà prevedere la cessione di quote pubbliche di AMT a privati, come sta succedendo in altre città italiane, in grado di apportare le risorse di capitali e di management necessari per consentire all’azienda di sopravvivere. A Firenze, per esempio, il Comune ha ceduto il 100% delle proprie quote ad un’impresa privata di trasporti.
Durante tutto il proprio discorso il Sindaco è stato spesso interrotto dai lavoratori che in diverse occasioni hanno sovrastato la sua voce con grida di protesta. La loro richiesta era stata quella di impedire ad ogni costo una privatizzazione, ma la Giunta ha deciso di muoversi in una direzione diversa. Nella delibera presentata in Consiglio Comunale si parla chiaramente di un «superamento della proprietà pubblica di controllo». Sicuramente preoccupano i precedenti ingressi di soci privati, come il gruppo francese Transdev, che non hanno mai portato a dei miglioramenti né dei conti né del servizio pubblico. Ma, lo ripete spesso il sindaco, l’alternativa è la liquidazione. Anche alcuni consiglieri (Padovani della Lista Doria, Bruno della Fds) sollevano qualche dubbio sull’equazione privatizzazione uguale efficientazione, soprattutto perché le imprese private nell’ambito del tpl richiedono fondi pubblici a compensazione dei ricavi derivanti dal biglietto.
Il risanamento dell’AMT passa, ovviamente anche attraverso soluzioni che permettano di incrementare questi ricavi di tariffazione. Le linee d’indirizzo presentata dalla Giunta si concentrano in particolare sull’accordo con Trenitalia e sulla lotta all’evasione tariffaria. La consigliera Musso (Lista Musso) e il consigliere Baleari (Pdl) propongono di introdurre biglietti e abbonamenti con tariffe diversificate che consentano diverse soluzioni di viaggio, per esempio di percorrere solo brevi tratti ad un costo inferiore. E poi c’è l’annoso problema dei controlli sui non paganti. Molti interventi hanno evidenziato, tra le altre cose, che la metropolitana di Genova è una delle poche in Italia (e forse nel mondo) a non avere i tornelli all’ingresso. Un sistema di questo tipo garantirebbe una riduzione dei viaggiatori senza biglietto.
Ancora una soluzione prevista dalla delibera riguarda il potenziamento delle corsie dedicate al trasporto pubblico – cosiddette strisce gialle -, che, tuttavia, non possono ritenersi risolutive a fronte della gravità dei problemi di cui soffre AMT.
Il voto finale sulla proposta della Giunta ha rispecchiato le divisioni già emerse durante la discussione in aula. Il documento è stato approvato con 23 voti a favore e 15 contrari, facendo scoppiare la rabbia dei lavoratori che avevano aspettato fino alla fine per sapere l’esito della votazione. In particolare hanno votato no Lista Musso, Pdl, Lega, ma anche Idv, Fds e Movimento 5 Stelle.
L’Idv, che già in altre occasioni importanti aveva fatto mancare il suo appoggio al Sindaco Doria, come nel caso dell’approvazione del bilancio, ha criticato soprattutto il fatto che la scelta della privatizzazione andasse contro l’impegno assunto dal sindaco nel programma elettorale a mantenere il trasporto pubblico. In realtà anche nel programma si parlava di «partner industriale con caratteristiche tali da garantire un valore aggiunto sia economico sia organizzativo».
La Fds, il cui unico membro nel Consiglio è Antonio Bruno, ha motivato il proprio voto contrario evidenziando che i problemi economici che emergono costantemente nella gestione della macchina comunale dipendono soprattutto da una serie di tagli imposti dal governo nazionale e che fino a quando non si faranno iniziative forti, anche con l’appoggio di altre amministrazioni locali, qualsiasi soluzione sarà solo temporanea.
Dopo molte astensioni dal Movimento 5 Stelle è giunto un no chiaro alle linee di indirizzo della Giunta. Ciò che chiedeva il Movimento era la possibilità di strutturare un piano industriale completo sul quale successivamente esprimere un giudizio più consapevole. Una proposta che però il Sindaco ha respinto sostenendo che si sarebbe trattato di una delibera del tutto nuova rispetto a quella presentata in aula.
La nuova amministrazione comunale aveva iniziato i suoi lavori affrontando fin dalle prime settimane questioni complesse e spinose, come l’approvazione del bilancio, e l’ultimo appuntamento non è stato certamente più semplice. Ciò che preoccupa è soprattutto la percezione di una chiara tensione sociale, evidente negli animi dei lavoratori dell’AMT, ma anche, prima di loro, in quelli dell’AMIU Bonifiche o della Centrale del Latte di Fegino. L’elenco è destinato ad allungarsi viste le vertenze che riguardano grandi aziende come Ansaldo e Ilva. Si prospetta quindi un autunno caldo per il Consiglio Comunale.
Federico Viotti
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