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Fiera di Genova, il Comune ha due anni di tempo per vendere le aree. La discussione a Tursi

Continua la discussione sul futuro delle aree non più utilizzate dalla Fiera di Genova. Il Comune deve chiudere la vendita entro due anni per non doversi accollare in toto il costo delle aree che ammonta a oltre 18 milioni di euro. Una situazione che potrebbe verificarsi qualora il bando di gara andasse deserto


1 Luglio 2014Notizie

vista su corso aurelio saffiSi sposterà in Consiglio comunale, presumibilmente nella seduta di martedì 8 luglio, la discussione sul futuro delle aree della Fiera di Genova non più necessarie alle attività fieristiche (qui l’approfondimento). Questa è la decisione che hanno preso ieri all’unanimità le Commissioni Bilancio, Territorio e Sviluppo economico riunite congiuntamente per la terza seduta sul tema.
Ma la situazione non è assolutamente risolta. Il passaggio in aula è stato votato solo per poter ampliare la discussione e dare la possibilità a tutti i gruppi politici di presentare i propri emendamenti. E a giudicare dalle premesse non saranno pochi.

La questione più calda è sempre la porzione di area che potrebbe essere destinata ad attività commerciali e alimentari. La delibera, che non rappresenta l’autorizzazione a una variazione del Puc ma dà solo mandato al sindaco ad avviare un tavolo tra Comune, Regione e Autorità portuale che dovrà condurre alla stipula di un accordo di programma con cui giungere al bando di vendita delle aree e quindi alle eventuali richieste di varianti urbanistiche, fissa come noto il limite a 15 mila metri quadrati per le attività commerciali, di cui massimo 2500 per il settore alimentare. L’abbassamento di queste quote, come ha più volte avuto modo di sottolineare il vicesindaco Bernini, rappresenterebbe il famoso quid che potrebbe essere la discriminante decisiva per la scelta dell’offerta d’acquisto vincente. Va, inoltre, considerato che in sede di conferenza dei servizi la stessa Autorità portuale potrebbe richiedere la disponibilità di alcune aree: di conseguenza, l’assetto complessivo è ancora ben lungi dall’essere definitivo.

Il dibattito è molto vivo all’interno della stessa maggioranza, tanto che al momento la delibera proposta dal Comune rischierebbe seriamente di non avere i voti sufficienti per l’approvazione. Forti i dubbi delle sinistre a cui si aggiungono quelli di alcuni consiglieri del Pd (Villa, Malatesta, Russo e Vassallo i nomi circolati finora) che non voterebbero l’attuale stesura della delibera. Ecco allora arrivare la proposta di modifica che, con tutta probabilità, ridurrà ulteriormente l’area alimentare a 1500 metri quadrati. A dire il vero, si sta facendo largo anche l’idea di eliminazione totale dei vincoli dalla delibera: una strada però alquanto rischiosa perché lascerebbe campo libero alla speculazione commerciale, rischiando di produrre risultati esattamente opposti alla volontà di ostacolare la realizzazione di una Fiumara bis.

Chi sa se la Giunta accetterà queste modifiche? Come già raccontato, infatti, di mezzo c’è un accordo preliminare di vendita tra Comune e Spim che fissa proprio questi valori. Ma anche se il vicesindaco Bernini desse il via libera all’emendamento, sarà sufficiente a far cambiare idea alla maggioranza dubbiosa? Quella che ci aspetta sarà sicuramente una settimana di trattative serrate anche perché, come sostiene il segretario provinciale del Pd, Alessandro Terrile, «non può esistere un’opzione zero che porti al fallimento di Fiera. Bisogna trovare un modo per non trasformare l’area in una Fiumara 2 e lasciarsi piuttosto ispirare dal Porto Antico. Andiamo verso il fiorire di emendamenti e credo che la strada sia rappresentata da una riduzione quantomeno della superficie da dedicare all’alimentare e da una esplicitazione più precisa delle funzioni che dovranno avere le altre aree».

Il segretario del Pd mette sul piatto anche un’altra questione da non sottovalutare, ovvero la sostanziale morte naturale del progetto di Ponte Parodi (qui l’approfondimento) per cui sarebbero previsti almeno altri 20 mila metri quadrati a destinazione commerciale (in attesa del futuro dell’Hennebique): «Magari non direttamente nella delibera ma attraverso un ordine del giorno collegato – ha detto ieri Terrile – credo sia fondamentale una presa di posizione pubblica da parte dell’Amministrazione che introduca alla conclusione del percorso per Ponte Parodi e dica che l’area commerciale non sarà più prevista in quella sede ma nei terreni ex fiera».

Di sicuro arriverà anche un emendamento, promosso soprattutto dal Movimento 5 Stelle e dalla Lista Musso, che tenterà di vincolare la stipula dell’accordo di programma tra Comune, Regione e Autorità Portuale a un concorso di idee che suggerisca l’aspetto futuro dell’area anche dal punto di vista urbanistico-architettonico. Sul tema, tuttavia, il vicesindaco Bernini ha preannunciato che la risposta potrebbe essere negativa non tanto per il merito quanto per una questione di tempi: il Comune deve, infatti, chiudere la vendita delle aree entro due anni per non doversi accollare in toto il costo delle aree che ammonta a oltre 18 milioni di euro. Una situazione che, malauguratamente, potrebbe proporsi anche qualora il bando di gara andasse deserto, come spesso è accaduto nel recente passato per spazi di città molto ampi e difficili da gestire.

Insomma, tanta carne al fuoco che cuocerà lentamente questa settimana prima di essere servita sul piatto martedì prossimo, probabilmente con un’altra gustosissima portata relativa alle linee di indirizzo per il nuovo piano industriale di Amiu.

 

Simone D’Ambrosio


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