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Kostja: performance di Riccardo Raffaele Bozano alla Sala Dogana

Il monologo ha come punto di partenza Kostantin Gavrilovic Treplev, protagonista de Il Gabbiano di Cechov. Uno degli intenti, è quello di 'recuperare la tradizione per renderla linguaggio per l’innovazione'


9 Gennaio 2014Notizie

Sala Dogana palazzo DucaleDa venerdì 10 a domenica 12 gennaio la Sala Dogana di Palazzo Ducale ospita Kostja. Territorio straniero interno, performance di Riccardo Raffaele Bozano.

Il lavoro nasce da uno studio, che ha come punto di partenza Kostantin Gavrilovic Treplev, protagonista de Il Gabbiano di Cechov.

Il monologo, ripetutamente irripetibile ed inedito, nel testo e nella messinscena, è l’esperienza di un giovane uomo che ripercorre le medesime tematiche dell’inquieto scrittore di Kiev. Figlio, uomo, artista incompiuto, alla ricerca del suo posto nel mondo. Kostja, solo. Le sue paure, i sogni, le vocazioni, le pulsioni di morte, i desideri di libertà.

La solitudine, la precarietà, l’inadeguatezza; il rapporto morboso con la madre e l’evaporazione della figura paterna; l ‘identità “liquida”; il desiderio di vita e la pulsione di morte. I temi di Kostja sono i temi dell’oggi, della generazione nella quale sono iscritto, del “qui ed ora” dell’essere umani.
Recuperare la tradizione per renderla linguaggio per l’innovazione.

Nel linguaggio utilizzato da Bozano, la parola cessa di dominare la scena e ridiventa gesto, movimento ed azione, la parte fisica è preponderante ed è ridotta o subordinata l’intenzione logica e discorsiva. In ogni prova il lavoro tende a distruggere i gesti e le forme trovate nelle prove precedenti al fine di evitare cristallizzazioni e ripetizioni in una circostanza che, per sua natura, deve poter essere ripetibile. Rendere irripetibile per poter ripetere, distruggere per continuare, contenere per liberare.

La messinscena ha a che fare con la vita e riduce al minimo la spettacolarizzazione, sottomettendola all’ aspetto di gravità ed al carattere d’inquietudine proprio dell’azione. Le scene e gli accessori sono reali e concreti. Oggetti ed elementi presi da quanto ci circonda (un tavolo, una papera in legno, secchi, …. ) tenderanno, con la loro sistemazione e relazione con l’azione, a creare nuove figure. La voce, anch’essa in ricerca, varia dal tono naturale all’artificio dei più irritanti, al fine di ricercare i sentimenti supplementari e stranieri. La visione, oltre il progetto, è di presentare una messinscena capace di restituire la verità corrente della vita, senza creare illusioni. Nella semplice esposizione di oggetti del reale, nella loro combinazione, nel rapporto della voce umana con il gesto, l’azione, con la luce, c’è tutta una realtà che basta a se stessa e che non ha bisogno di altro per vivere. Come dice Antonin Artaud, questa realtà falsa è il teatro, il falso in mezzo al vero. Un’utilizzazione di un ordine spirituale nuovo dato agli oggetti ed alle cose ordinarie della vita, questa la definizione ideale della messinscena.
progetto di Riccardo Raffaele Bozano e Lara Franceschetti
con Riccardo Raffaele Bozano
regia di Lara Franceschetti
installazioni video di Cristina Pierri
installazioni pittoriche di Patrizia Pierri

Appuntamenti performance:
venerdì 10 e sabato 11 gennaio, ore 21.00
domenica 12 gennaio, ore 16.00

Si consiglia la prenotazione al numero 0105574806

l’ingresso è gratuito

 

[Foto Diego Arbore]


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