L'associazione genovese da ormai dieci anni porta avanti il progetto dello sviluppo di un polo culturale sulla falsariga delle “factory” delle grandi città europee. Oggi ecco la tanto attesa nuova sede nella ristrutturata Villa Rossi di Sestri Ponente
Presente sul territorio da ormai dieci anni, e creatrice di alcune tra le più interessanti iniziative musicali cittadine (Festival delle Periferie, Lorca – divagazioni d’autore, Suonare la voce: Tributo a Demetrio Stratos), la nota associazione culturale Metrodora è giunta ad un importante punto di svolta: dopo anni di attese e rinvii, a breve entrerà nella nuova sede di Villa Rossi Martini a Sestri Ponente. Circa 1500 mq a disposizione, finalmente uno spazio ampio e adeguato all’organizzazione e realizzazione di tutte le attività e progetti che l’associazione ha in programma. Ne abbiamo parlato con il presidente Roberto Giannini.
Qual è stato l’iter che vi ha permesso di giungere alla nuova sistemazione?
«L’iter che ha consentito la parziale ristrutturazione e una nuova destinazione d’uso dell’edificio storico è stato lungo e tortuoso: dal punto di vista della ristrutturazione, il Comune ha attinto a fondi destinati alla sistemazione di alcuni parchi urbani, fondi risalenti all’epoca delle “colombiane” e per fortuna sbloccati dopo tanti anni di impedimenti tecnico-burocratici. Il bando di concorso è stato indetto, e vinto dal Consorzio C.L.E.C. – Villa Rossi, ancora ai tempi della seconda giunta guidata dal sindaco Giuseppe Pericu. In seguito la convenzione è stata ratificata dalla giunta Vincenzi, e ancora oggi tale convenzione è oggetto di verifiche e perfezionamenti da parte degli uffici comunali preposti. Il problema è che rispetto alla stipula originale, essendo passati parecchi anni, ci sono stati molti cambiamenti sia all’interno del consorzio che nelle istituzioni coinvolte nel processo (Comune e Municipio Medio Ponente in particolare), il che ha comportato, oltre ad un esponenziale scoramento nei soggetti coinvolti nel progetto, anche alcune modifiche di finalità ed obiettivi rispetto agli intenti iniziali. Ovviamente il progetto è sempre quello dello sviluppo di un polo culturale sulla falsariga delle “factory” di città europee culturalmente all’avanguardia (Berlino, Londra, ma anche per certi versi Torino). Gli spazi ci saranno consegnati in toto; un piano dell’edificio sarà altresì gestito da Isforcoop e sarà dedicato esclusivamente alla formazione tecnica e professionale».
Un recupero realizzato tra lungaggini e intoppi: a che punto si è arrivati finalmente? Molte delle risoluzioni previste per il parco sono state tagliate, è stato invece rispettato quanto previsto per l’edificio?
«Ristrutturare l’intero edificio avrebbe comportato costi ben superiori a quelli stanziati. Inizialmente i lavori avrebbero dovuto riguardare il piano terra e il piano nobile, quello storico con le ampie sale affrescate. Il comune, fatti salvi gli interventi sul piano terra (fondamentale per gli accessi, la sicurezza, l’abbattimento di barriere architettoniche piuttosto “pesanti”), ha dirottato l’esecuzione dei lavori prioritari dal piano nobile al terzo piano, quello che servirà l’utenza della formazione professionale, e che ospiterà le sedi di alcune associazioni che sono le parti più attive all’interno del consorzio CLEC».
Villa Rossi ha le potenzialità, con i suoi spazi e il bellissimo parco, per essere polmone verde e centro d’aggregazione e svago dei sestresi. Certo, non nelle condizioni di abbandono in cui è stata lasciata fino ad oggi. Cosa proporrà Metrodora per cambiare il volto di questa realtà e rendere effettivo il coinvolgimento degli abitanti? Quali sono i vostri programmi operativi, quali attività, quali iniziative e rivolte a chi? Credi ci saranno difficoltà nel realizzarle?
«Il parco della villa è sempre stato vissuto dai sestresi (e non solo) in maniera piuttosto intensa, nonostante esistessero noncuranze e pericoli in ogni suo angolo. Anche durante i lavori di sistemazione del parco la cittadinanza, seppur con delle forti limitazioni di zone, ha continuato a frequentare il polmone verde. Sicuramente Metrodora si propone una serie di attività per riavvicinare una fetta (soprattutto quella di fascia giovanile) di popolazione. Va ricordato che durante il lungo periodo di abbandono (dal termine dell’anno scolastico 2001-2002) intercorso dallo spostamento della scuola elementare “Anita Garibaldi”, Metrodora ha operato una sorta di vigilanza e presidio di un edificio preso di mira quotidianamente da soggetti di vario tipo (tossicodipendenti, spacciatori, senza fissa dimora, teppistelli annoiati, cultori di satanismo e messe nere), subendo angherie e minacce di ogni tipo. Sia le istituzioni, soprattutto il Municipio, che le forze dell’ordine, hanno così potuto intervenire in tempo quasi reale su qualsiasi episodio di vandalismo, e tutti insieme si è cercato di limitare i danni. Teniamo anche conto, che, in questo difficile contesto, in villa è nato e si è sviluppato uno dei festival indipendenti più apprezzati al livello nazionale, il Festival delle Periferie, che proprio in Villa Rossi ha visto serate nelle quali l’affluenza del pubblico ha raggiunto numeri importanti, al di là di ogni più rosea aspettativa».
Due parole sul consorzio CLEC: di cosa si tratta?
«Il consorzio CLEC (Centro Linguaggi Espressivi Contemporanei) è un insieme di associazioni culturali, alcune senza scopo di lucro (Metrodora, Open Art, Jazzlighthouse) basate esclusivamente sul volontariato, altre sono soggetti al cui interno sono presenti professionisti (teatro Akropolis, Musichiamo, Fludd), altre ancora svolgono attività legate ai Laboratori di Educazione Territoriale e si occupano soprattutto di bambini (Tuttigiùperterra). All’interno della villa verranno adibite dal consorzio: una sala per teatro e danza, una sala per attività musicali, alcune stanze che consentiranno lo svolgimento di attività artistiche a 360° (pittura, scultura, montaggio video, installazioni multimediali, liuteria ecc.). Le stanze sono gestite dal consorzio ma aperte a qualsiasi soggetto pubblico o privato che voglia portare avanti progetti artistici coerenti con le finalità del consorzio».
Il parco prevede orari di apertura canonici, quindi chiusura serale, però i gruppi solitamente provano la sera: come vi regolerete in questo senso? Avrete la possibilità di tenere aperto anche in orario serale e proporre delle attività in quella fascia oraria? Come sarà regolamentato l’accesso?
«Con questa domanda vai a toccare uno degli aspetti più delicati della futura gestione delle attività in villa. Probabilmente in una primissima fase le attività saranno svolte negli orari di apertura consueti stabiliti dal Comune; con il giungere della bella stagione invece il parco verrà aperto anche seralmente, in occasione di manifestazioni e iniziative che in questi mesi sono già state programmate. Da parte nostra prevediamo un mini-festival delle migliori band in età scolastica, la tappa genovese della Carovana dei Festival, iniziative musicali “unplugged”, presentazioni di dischi e libri, incontri tematici sulla storia della musica rock. E questo giusto per iniziare…».
Chi volesse partecipare attivamente alla vita dell’associazione, e dare una mano, come deve fare? I cittadini possono fare proposte per nuove attività da mettere in pratica insieme a voi?
«Ovviamente saremmo ben felici di convogliare nuove forze, sia fisiche che, soprattutto, di idee e nuove attività. Chiunque avesse il tempo, la voglia (o la necessità, perché no…) di proporre e realizzare progetti ed iniziative di carattere musicale, non deve far altro che contattarci (sul sito ufficiale www.metrodora.net e sui nostri social network siamo facilmente rintracciabili), sapendo che Metrodora può supportare qualsiasi idea coerente con le finalità dell’associazione».
Ormai Metrodora ha dieci anni di vita: un bilancio di quanto fatto finora e uno sguardo al futuro. Quali difficoltà avete incontrato nella nostra città e quali invece le note positive? E cosa vorresti ci fosse in più per il futuro?
«Dieci anni fa Metrodora nacque con l’idea di convogliare le energie che giovani artisti e band, soprattutto ragazzi in età scolastica, sprigionavano nelle sale prove, senza avere praticamente alcuna possibilità di proporre al pubblico le loro idee. Le probabilità che questi giovani artisti mollassero tutto a causa della frustrazione dovuta al fatto di non poter suonare dal vivo era forte, conseguentemente ci inventammo un festival e altre occasioni per colmare, almeno in piccola parte, questa lacuna. Da quel periodo un po’ di cose sono cambiate: non solo grazie a noi, ma anche ad altre realtà cittadine (in particolare Disorderdrama, ma anche Volumia, il Santo Rock festival ecc.) la scena musicale genovese (che, per inciso, è una scena che non ha nulla da invidiare ad altre realtà nazionali che godono di maggior supporto sia istituzionale che dal punto di vista dei mass media locali) ha avuto qualche possibilità in più di emergere. Oltre al Festival delle Periferie, che è cresciuto esponenzialmente, Metrodora si è caratterizzata per altre manifestazioni, le più importanti delle quali sono state senz’altro “Suonare la voce – Tributo a Demetrio Stratos” (di frequenza quinquennale e di valenza internazionale) e la rassegna unplugged “Lorca: divagazioni d’autore”. Le difficoltà incontrate sono state molte, in una città inizialmente poco incline alla promozione della cultura “giovanile”. Va riconosciuto al Comune di Genova la volontà di aver provato, ed essere riuscito col tempo ad incentivare tali manifestazioni, e, almeno per quel che ci riguarda, al Municipio Medio Ponente (guidato durante il periodo chiave dall’attuale vicesindaco Stefano Bernini), di aver sempre creduto nelle nostre iniziative e nel recupero (e destinazione a polo culturale) dell’edificio di Villa Rossi. Per il futuro speriamo che il fatto di avere finalmente anche una sede “fisica” (per dieci anni abbiamo fatto riunioni in tutti i posti possibili e immaginabili, bar, uffici, auditorium, sale istituzionali, a volte anche davanti al sagrato di una chiesa…) ci consenta di sviluppare meglio tutti i nostri progetti, che vanno ben al di là dei singoli concerti e festival, ma che riguarderanno vari aspetti della musica e della cultura in generale».
Claudia Baghino