La società attraversa una difficile situazione finanziaria; senza un nuovo socio disposto ad investire in sviluppo, nessuna prospettiva per gli stabilimenti liguri
L’ultima manifestazione si è svolta giovedì scorso a Finale Ligure, mentre a Genova, i lavoratori della Piaggio Aero di Sestri Ponente sono scesi in strada poco meno di un mese fa.
Regna l’incertezza, infatti, sul destino della storica industria aeronautica attiva sia nella progettazione e manutenzione di velivoli completi che nella costruzione di motori aeronautici e componenti strutturali. I punti interrogativi sono troppi e finora non c’è alcuna risposta.
La società attraversa una difficile situazione finanziaria, in attesa di conoscere quale sarà il suo assetto futuro e, di conseguenza, manca un vero piano industriale.
In Liguria i siti produttivi sono due: Sestri Ponente e Finale Ligure che occupano rispettivamente 540 e 750 dipendenti.
L’assemblaggio, i collaudi, le prove di volo e la revisione dei velivoli vengono effettuate negli stabilimenti di Genova Sestri, in cui si trovano gli uffici direzionali e i Corporate Head Quarters. Inoltre, presso l’aeroporto internazionale Cristoforo Colombo, all’interno degli hangar Piaggio, è operativo il Service Center principale che provvede ai servizi di manutenzione, riparazione e revisione dei velivoli.
Nello stabilimento di Finale Ligure, attivo dal 1906, hanno sede la progettazione, la costruzione, l’assistenza e la manutenzione dei motori aeronautici. Qui si provvede alla realizzazione di motori aeronautici, di componenti metalliche e alla costruzione di sub-assiemi di aerostrutture. Inoltre, è presente la direzione tecnica velivoli e la galleria del vento per effettuare test sui modelli di velivoli.
Oggi lo stabilimento di Genova è praticamente fermo, con metà dei lavoratori in cassa integrazione.
«Il P180 è il modello di velivolo che rappresenta il principale segmento di mercato della Piaggio – spiega Alessandro Vella della Fim-Cisl – Per il 2013 abbiamo acquisito solo 4 ordini di P180». L’anno scorso erano stati 12, mentre «Negli anni in cui si vendeva superavamo tranquillamente la ventina di esemplari – aggiunge Antonio Caminito della Fiom-Cgil – il mercato dei velivoli è notevolmente calato e l’azienda deve investire nel miglioramento dei suoi prodotti. Ma senza un socio pronto ad immettere liquidità è impossibile sviluppare qualunque progetto».
Attualmente l’azionariato di Piaggio Aero Industries è composto dalle famiglie Di Mase e Ferrari, da Mubadala Aerospace – una Business Unit del gruppo Mubadala Development Company di Abu Dhabi, il quale ha acquistato una partecipazione azionaria in Piaggio Aero nel 2006 – e da Tata Limited, società britannica del gruppo Tata entrata in Piaggio Aero dal 2009.
Come è noto la componente italiana ha deciso di cedere la propria quota. E con fatica procede la ricerca del nuovo azionista.
Nel frattempo, a Finale Ligure continua la produzione dei componenti del P180, in vista del trasferimento dello stabilimento a Villanova d’Albenga, previsto dall’accordo di programma – siglato nell’agosto 2008 – che conferma anche il sito di Genova.
«Quando avverrà lo spostamento non si potrà produrre e così facendo le parti per assemblare il P180 a Sestri Ponente saranno già pronte», sottolinea Vella.
Sindacati e lavoratori, a distanza di 4 anni, chiedono il rispetto dell’intesa. Il nuovo stabilimento di Albenga non è ancora ultimato perché mancano le risorse economiche. Per ugual motivo ogni prospettiva di ripresa è bloccata.
«Dobbiamo ripartire dall’accordo di programma – afferma Vella – Secondo Piaggio Aero il futuro era rappresentato da un nuovo velivolo: il P1XX, ossia l’evoluzione del P180. Il modello è stato progettato solo sulla carta ma non avrà “gambe”. Allo stato attuale l’azienda, da sola, non è in grado di sviluppare il prodotto. Occorre l’ingresso di un socio che creda in questo progetto. I problemi finanziari possono essere superati soltanto se i soci ricapitalizzano la società».
«Il mercato vive una fase di sofferenza, tuttavia, va detto che altre realtà stanno riprendendo quota – spiega Caminito – Piaggio Aero, invece, è paralizzata dalle vicende societarie e finanziarie».
In ballo c’è anche un’importante operazione con la Cina che desta particolare preoccupazione. «Ad un tavolo di confronto con le organizzazioni sindacali, Piaggio Aero ha riferito di essere in trattativa con un gruppo cinese per cedergli l’elaborazione del modello P1XX – racconta Caminito, Fiom-Cgil – L’azienda, insomma, pensa di far realizzare il modello “in uscita”. Vendere ai cinesi una parte della ricerca e produzione vuol dire non farla più in Italia, ovvero a Sestri Ponente. Questa operazione rischia di mandare in crisi lo stabilimento di Genova».
D’altronde, per elaborare il prodotto ci vogliono soldi che Piaggio Aero Industries non ha. «Il progetto del P1XX è già costato 120 milioni di euro – aggiunge Caminito – e l’unico modo per recuperarli sembra essere l’operazione con la Cina».
Infine, c’è un altro campanello d’allarme che conferma la gravità della situazione: l’azienda intende esternalizzare l’attività di progettazione tecnica finora effettuata presso il centro di ricerca e sviluppo di Pozzuoli (NA).
LA STORIA
La storia di Piaggio Aero Industries comincia nel 1884 quando Rinaldo Piaggio, dopo aver puntato sul mercato dell’arredo navale, si dedica all’industria ferroviaria. La costruzione dei motori aeronautici comincia nel 1915, quella degli aerei nel 1925.
“Le soluzioni innovative dei due ingegneri Giovanni Pegna e Giuseppe Gabrielli saranno fondamentali per lo sviluppo del settore aeronautico dell’azienda – si legge sul sito web di Piaggio Aero – Il risultato è il primo elicottero, realizzato secondo standard e con prestazioni molto avanzate per il tempo, il primo aeromobile ad ala rotante che apre i cieli allo sviluppo dei moderni elicotteri”.
Nel dopoguerra i due figli di Rinaldo Piaggio, Enrico (che avrebbe poi investito nella “Vespa”) e Armando, iniziano la ricostruzione delle attrezzature distrutte. “Da qui parte la corsa verso l’innovazione e lo sviluppo, che vede la nascita di velivoli all’avanguardia per tecnologia e aerodinamica. Nel 1966 l’azienda divide la produzione in due settori: uno votato alla mobilità individuale, con la Vespa e l’altro all’aeronautica, con la produzione di aerei, motori e componenti strutturali”.
Fino al 1998, quando la cordata di imprenditori guidata dagli Ingegneri Piero Ferrari (vice Presidente di Ferrari S.p.A.) e Josè Di Mase, rilevò gli assets delle gloriose industrie meccaniche e aeronautiche Rinaldo Piaggio costituendo così la società Piaggio Aero Industries.
IL FUTURO
Incertezza è la parola chiave. Soprattutto in merito al nuovo socio «Si è parlato di Saab, di partnership con un gruppo cinese pronto a rilevare una parte di produzione Piaggio – spiega Vella – ma finora non c’è nessuna notizia certa sul futuro della società».
Per questo i sindacati confederali Fiom-Cgil, Fim-Cisl,Uilm, chiedono a gran voce un incontro di verifica dell’accordo di programma. «I tempi sono stati già stai sforati e di troppo – continua Vella – al nostro fianco ci sono i sindaci delle due località interessate, Finale Ligure e Villanova d’Albenga. Senza dimenticare il valore che rappresenta Piaggio Aero per Genova Sestri Ponente. La Regione Liguria, insieme ai Comuni, è garante di quell’intesa. Siamo preoccupati per entrambi gli stabilimenti liguri. Parliamo di 1300 dipendenti in totale. Vogliamo risposte ufficiali per quanto riguarda i problemi di mercato, la stabilità finanziaria del gruppo, il nuovo assetto societario, il piano industriale. Stiamo aspettando un incontro in sede regionale per far uscire l’azienda allo scoperto. Dopo lo sciopero di maggio nulla è cambiato: ancora aspettiamo comunicazioni da parte dell’azienda».
Fondamentale risulta trovare il terzo azionista per provare a rilanciare la società attraverso un piano d’insieme. «Non riuscendo a vendere, l’azienda ha pesanti problemi di liquidità – spiega Caminito – I due azionisti rimasti in campo hanno dovuto mettere sul piatto circa 20 milioni di euro a testa per coprire i debiti con le banche. Ma adesso bisogna ricapitalizzare la società per immaginare un suo futuro. È una situazione delicatissima, occorre trovare altri 20 milioni di euro per rilanciarla».
Nel contempo Piaggio Aero sta spostando lo sguardo dal mercato civile a quello della Difesa. «L’azienda lavora ad un nuovo pattugliatore finanziato dalla componente araba – continua il rappresentante Fiom-Cgil – Stanno investendo molto in questo senso. Ma il pattugliatore, comunque, non sarà capace di coprire il mercato del P180. Anche perché non si comprende l’evoluzione del nuovo prodotto. È circolata voce di un interessamento di Finmeccanica ma, per ora, non si è concretizzato».
«Con lo sviluppo di una nuova generazione di pattugliatori multiruolo MPA e di sistemi aerei a pilotaggio remoto P.1HH – ha dichiarato l’Amministratore Delegato, Alberto Galassi, nel febbraio di quest’anno – Piaggio Aero diversifica la propria attività in un settore strategico e ad alta tecnologia con il supporto fondamentale dei propri azionisti internazionali, Mubadala Aerospace e Tata Limited».
Il pattugliatore dovrebbe essere realizzato a Villanova d’Albenga. «Tale sito produttivo ha maggiori prospettive rispetto a Genova – afferma Caminito – Lo stabilimento in via di realizzazione è molto grande. In teoria potrebbe accogliere anche parte delle attività oggi svolte a Sestri Ponente. Ma ciò non deve accadere perché vogliamo sia rispettato l’accordo di programma che garantisce la sopravvivenza di Sestri».
In definitiva, senza un nuovo socio è impossibile immaginare un vero piano industriale. «Entro l’estate ci hanno assicurato che qualcosa dovrà accadere – conclude Caminito – Siamo preoccupati e pretendiamo, al più presto, risposte chiare da parte dell’azienda».
Matteo Quadrone