Via del Molinetto è accessibile solo grazie ad una scalinata; un progetto della Regione prevede una rampa carrabile. L'antico percorso pedonale asfaltato, in caso di forti piogge si trasforma in un canale impermeabile
Una quarantina di famiglie che per entrare ed uscire di casa sono costrette ad affrontare una scalinata di pietra; un ponte medioevale – uno dei pochi non completamente spazzati via dall’alluvione del novembre scorso – dichiarato inagibile e mai sostituito: il risultato finale è un’antica “crêuza”, via del Molinetto, dal difficile accesso, in particolare per anziani e disabili, ormai da quasi un anno. Nel mezzo il rimpallo di responsabilità, decisioni poco limpide ed una gestione degli interventi di somma urgenza che desta alcune perplessità.
Sono gli ingredienti di una storia di quartiere che arriva da Pedegoli, in Val Bisagno, dove scorrono il Rio Molinetto ed il Rio Finocchiara che uniscono le loro rapide acque all’altezza di piazzetta Pedegoli, per poi confluire nel torrente Fereggiano.
Il 4 novembre 2011 la furia dell’acqua danneggiò il ponte di accesso a via del Molinetto, da allora non più ripristinato, condannando gli abitanti della crêuza a fare i conti con una vera e propria barriera architettonica e cancellando per sempre l’unico passaggio pianeggiante.
L’amministrazione comunale, intervenuta immediatamente dopo i tragici eventi alluvionali, nel corso del tempo ha prospettato diverse ipotesi di collegamento alternativo al ponte, ma finora nella realtà dei fatti non si è visto nulla. Una cronaca raccontata con dovizia di particolari nel blog “Pedogli dalla Gabbri” (http://dallagabbri.blogspot.it/), curato da Giuseppe Pittaluga, consigliere di Rc (Rifondazione Comunista) nel municipio Bassa Valbisagno, il quale denuncia «Bisogna ridare l’accesso alla via. Sarebbe anche illegale tenere isolate 40 famiglie, ostaggio di una barriera architettonica».
Ma andiamo con ordine. In primis gli operai intervenuti sul posto optarono per la soluzione più pragmatica, ovvero la costruzione di una pedana provvisoria che, senza toccare l’alveo del rio e il ponte sottostante, permetteva il passaggio. I tecnici comunali però, imposero di smontare il tutto e decisero di avviare, attraverso la Soprintendenza, l’iter per mettere i vincoli di tutela al manufatto medioevale. Oggi l’iter è ancora in via di svolgimento, motivo per cui il ponte non si potrà più toccare.
Eppure, secondo gli abitanti, con un’operazione veloce e dal costo di poche migliaia di euro, sarebbe stato possibile ripristinare il collegamento esistente.
Ormai però quest’ipotesi è stata definitivamente scartata, come spiega Giuseppe Pittaluga «Oltre alla questione dei vincoli di tutela, infatti, occorre verificare il “franco idraulico”, vale a dire la distanza tra il ponte e l’altezza dell’acqua. Serve una perizia ordinata dal Tribunale che ancora non è stata eseguita».
E poi c’è l’ostacolo più importante, quello dei soldi che mancano «Non avendo svolto l’intervento con i fondi di somma urgenza, abbiamo perso l’occasione propizia perché il Comune ci ha detto chiaramente di non avere nessuna disponibilità economica per fare altri lavori», sottolinea Pittaluga.
I Fondi della somma urgenza sono stati utilizzati per rifare parte della fognatura e soprattutto per ricostruire gli spessi muretti di cemento che fiancheggiano via del Molinetto, nonostante gli abitanti chiedessero delle ringhiere considerato che la crêuza – recentemente asfaltata e con pochi tombini – si allaga di continuo (un aspetto fondamentale che vedremo in seguito), in maniera tale che l’acqua potesse fluire più agevolmente nel letto del rio.
«Abbiamo scritto a tutti gli enti locali, alla fine ci siamo rivolti anche alla Procura della Repubblica – racconta la signora Marina, abitante in via del Molinetto – Io oltre al danno ho subito anche la beffa. Con i lavori di somma urgenza, infatti, hanno posizionato i tubi della fogna in una porzione del mio terreno, doveva essere una cosa temporanea, invece sono ancora lì».
Arriviamo alla calda estate 2012, quando finalmente qualcosa si muove e viene annunciata un’operazione risolutiva: la costruzione di una rampa carrabile alternativa al ponte che garantirebbe l’accesso diretto alla via, realizzata abbattendo quattro vecchi e piccoli edifici privati. La regia del progetto è della Regione Liguria mentre Coopsette eseguirà tutti i lavori compreso l’acquisto degli immobili in questione, il tutto a costo zero per il Comune perché l’azienda dovrebbe essere pagata grazie alla disponibilità di fondi europei.
«Saranno acquisiti e demoliti 4 magazzini, 1 dei quali abusivo, sito proprio all’interno dell’alveo del Rio Molinetti – spiega Pittaluga – ovviamente ci sarà una trattativa privata tra Coopsette ed i proprietari. Alcuni di loro però non sono molto convinti perché questi spazi rappresentano un valore aggiunto rispetto ad abitazioni di ridotte dimensioni».
Il problema principale è che l’amministrazione comunale aveva promesso un percorso di partecipazione che finora non è stato attivato «Noi chiediamo il coinvolgimento delle 40 famiglie interessate – continua Pittaluga – vogliamo vedere il progetto in modo da fare le necessarie valutazioni ed eventualmente esporre le nostre critiche. Il Municipio sta facendo pressioni verso la Regione e il Comune affinché si sblocchi la situazione».
Gianni Crivello, assessore comunale ai Lavori Pubblici risponde «Fortunatamente abbiamo l’opportunità di sfruttare la disponibilità di un’azienda che volontariamente ha voluto fornirci il suo aiuto, di conseguenza dobbiamo attendere i tempi necessari. Pochi giorni fa ho avuto un incontro in Regione per sollecitare l’avvio del percorso di partecipazione».
In fin dei conti, secondo il consigliere del Municipio Bassa Valbisagno, le demolizioni sono un fatto positivo perché consentono di eliminare del cemento dalla crêuza.
Però l’approccio al problema continua ad essere completamente sbagliato «Con il vecchio ponte le automobili non potevano passare – spiega Pittaluga – al contrario, con una rampa, la crêuza viene trasformata in una strada carrabile». Via del Molinetto, invece, è un antico percorso pedonale che dovrebbe essere valorizzato come, d’altra parte, tutto il territorio circostante, riacquisendo la sua vocazione agricola e naturalistica originaria.
«Le crêuze mattonate garantivano un certo grado di permeabilità – conclude Pittaluga – oggi la tendenza è quella di asfaltarle ed ampliarle (è successo ad esempio in via del Molinetto, via Finocchiara, via Mottachiusura, ecc.), un’operazione pericolosa perché in caso di forti piogge, senza un minimo drenaggio, queste vie si trasformano in canali impermeabili, com’è accaduto nel novembre 2011, quando la massa d’acqua che precipitava dalle fasce, raggiungendo una velocità folle, ha sfondato i muretti scaricandoli nel letto del rio, insieme a detriti lamiere, motorini e cassonetti».
Matteo Quadrone