La tragedia di Edipo rivolta ad un solo spettatore, questa la proposta del Teatro del Lemming di Rovigo guidato dal regista Massimo Munaro
Prova a chiudere gli occhi, e immagina di entrare in uno spazio buio che non conosci. Lì, ad attenderti, tua madre, che ti conduce al cospetto di un oracolo. Lui non ti vede, è cieco, ma tu percepisci la sua presenza molesta ed irritante. Ti prende per il bavero e ti tira improvvisamente verso di lui, predicendoti una maledizione che ti porterà alla perdita della vista.
Sei diventato Edipo, e stai per attraversare il peggiore dei tuoi incubi. Pervaso da questa improvvisa consapevolezza, e per di più cieco, non puoi far altro che appoggiarti alla figura di Giocasta, tua madre, che amorevolmente ti guida nel cammino senza immagini che si prospetta davanti a te. Ed è proprio in questo modo che compi le azioni più ignominiose, prima fra tutte l’omicidio di tuo padre. Non sei tu ad ucciderlo, ma qualcuno muove la tua mano, le fa cercare un coltello, glielo fa impugnare, e fa sì che vada a conficcarsi nel corpo di tuo padre.
Poi capisci di essere re, un sovrano giusto, un monarca capace di gestire perfettamente il popolo che ha in suo affidamento. E subito la Sfinge ti para davanti il suo arcano “Qual era l’essere che cammina ora a quattro gambe, ora a due, ora a tre che, contrariamente alla legge generale, più gambe ha più mostra la propria debolezza?”
Sei sempre più sballottato, confuso, inibito. Ed è proprio in questo momento che inizi a vivere un’esperienza fisica, erotica, sessuale. Il resto non provo neppure a raccontarlo, sarebbe inutile e sminuente.
Quando sono entrato in contatto con la compagnia “Teatro del Lemming” di Rovigo ho capito subito la potenza delle loro proposte teatrali. Il gruppo, guidato dal regista Massimo Munaro, utilizza l’esperienza teatrale come coinvolgimento totale degli spettatori. Anzi, dello spettatore, visto il loro Edipo è rivolto ad un solo spettatore che, bendato e scalzo, è chiamato a rivivere i momenti salienti della tragedia greca.
Attraversare la famosa quarta parete e diventare il protagonista di uno spettacolo come questo significa mettersi in diretto contatto con i propri abissi più profondi, significa vivere un’esperienza assoluta, esattamente come quando ascoltiamo un brano musicale o quando contempliamo un’opera d’arte figurativa; essi parlano direttamente alla nostra più intima dimensione, facendo affiorare l’inconscio più recondito.
Questo è stato in grado di creare Massimo Munaro, che non a caso è un compositore. Ogni creazione del Lemming dalla quale sono stato coinvolto mi ha un po’ cambiato, mi ha reso un po’ più consapevole, talvolta del mio rapporto con la realtà sensibile, talvolta nel mio rapporto con me stesso.
Marco Topini
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