L'antica Torre Embriaci resta chiusa e inutilizzata. Fallita la proposta di acquisizione del FAI, cittadini e associazioni chiedono a Tursi e Municpio di non lasciare al degrado un monumento così importante. Ma la situazione è ibernata, sarebbe una stanza all'interno della Torre il pomo della discordia...
Quella di Torre Embriaci è una vicenda anomala e da segnalare, avevamo già trattato l’argomento, ma passano gli anni e le cose non cambiano. Si tratta di uno dei monumenti genovesi più belli, ricchi di storia e strategici al fine della promozione turistica (nei pressi della chiesa di Santa Maria di Castello che, senza alcuna promozione, conta ogni annodai 12 ai 15 mila visitatori, più di molti musei cittadini). Tuttavia, Torre Embriaci continua ad essere inutilizzata a fini turistici e lasciata in balia dell’inevitabile degrado, tra l’incredulità di cittadini e comitati, che vedono nella riqualificazione della torre un volano per l’economia e il prestigio di luoghi spesso considerati problematici. Inoltre, Torre Embriaci si erge a due passi dal complesso di Santa Maria in Passione che sta vivendo le stesse problematiche, denunciate dagli studenti della ex Facoltà di Architettura: anch’esso vittima di una mancata riqualificazione che si protrae da decenni.
Nel corso degli ultimi anni, tuttavia, ci sono state alcune proposte interessanti per il recupero della torre e la sua riapertura al pubblico. Su tutte, la più concreta è stata quella del FAI – Fondo Ambiente Italiano, che si rendeva disponibile alla ristrutturazione e all’apertura della torre, per consentire ai turisti e agli stessi genovesi di ammirare la città dall’alto. Ma di fatto la proposta morì sul nascere a causa delle complesse vicende burocratiche: la torre fa parte del condominio Brignole Sale, situato in Piazza Embriaci. Suddiviso tra diversi proprietari, uno degli appartamenti è di proprietà del Comune. Tra i condomini e il Comune si doveva firmare all’unanimità un accordo per la donazione della torre, solo dopo il FAI avrebbe potuto riaprirla. Tra i soggetti, però, non si è mai arrivati a un accordo per la cessione, tanto che il FAI ha accantonato la proposta.
Nel corso di uno dei sopralluoghi di #EraOnTheRoad, siamo andati di persona a visitare la torre e abbiamo incontrato i rappresentanti dell’associazione di quartiere Assest. Da parte loro, il sostegno alla proposta del FAI è totale, espresso pubblicamente in occasione di un’assemblea presso il chiostro della chiesa di S. Maria di Castello il 14 dicembre 2011 e sostenuto poi nel corso degli anni. In linea con il FAI, Assest proponeva la costruzione di un ascensore interno al condominio adiacente alla torre, che arrivasse fino al tetto e con la possibilità di arrivare a piedi al ballatoio. Per la ristrutturazione della torre era stato stimato un costo di 700 mila euro: se il progetto del FAI fosse stato approvato, esso stesso si sarebbe fatto carico dei costi e i privilegi sarebbero stati tanti: l’apertura della torre e lo sgravio dai costi di manutenzione e gestione. Ma purtroppo il progetto, come abbiamo visto, non è stato avvallato.
Il presidente di Assest Giancarlo Bertini ci illustra nel dettaglio la proposta del FAI e le problematiche emerse; lo fa mostrandoci una lettera inviata in data 7 marzo 2013 al Municipio I Centro Est: «Il FAI provvederebbe alla totalità dei lavori con fondi propri, senza chiedere nulla al Comune di Genova. Per poter dare il via al progetto, però, il FAI deve come prima cosa acquisire la torre in donazione, poiché non può acquistarla per statuto. Il condominio di cui fa parte la torre appartiene nella maggioranza a privati con una piccola parte di proprietà del Comune di Genova. Tutti i condomini si dichiarano favorevoli alla donazione, perché verrebbero liberati da costi di manutenzione e responsabilità, dato il cattivo stato della torre».
«La cosa sembrerebbe semplice – continua Bertini – invece si complica perché bisogna che tutti i condomini (compreso il Comune) firmino un documento presso un notaio in cui attestano la loro volontà di donazione. Abbiamo fatto una visita al Matitone presso gli uffici comunali dove ci hanno spiegato di essere a conoscenza del progetto (dal 2008) e che il Comune avvierà l’iter di donazione della sua parte quando tutti gli altri condomini avranno firmato, iter che secondo l’ufficio dovrebbe essere senza ostacoli a parte i tempi burocratici necessari».
«A noi risulta che l’amministratore del condominio abbia fatto alcune assemblee dove pare abbia raccolto i consensi di tutti i condomini escluso uno. Uno degli appartamenti avrebbe infatti una stanza situata all’interno della torre e il nuovo proprietario non vuole disfarsene». Stando alla ricostruzione di Bertini inviata per iscritto agli uffici municipali, la situazione sarebbe dunque ai limiti del paradossale: l’interesse di un singolo cittadino contro quello di un’intera città. Nella lettera in questione, tra l’altro, troviamo un ulteriore particolare: “[…]Sembra però che la stanza sia stata aggiunta abusivamente tempo fa: bisognerebbe controllare al catasto”. In attesa che vengano accertate presunte irregolarità – Era Superba non ha nessuna conferma a riguardo – l’iter è fermo, anzi, non è mai partito.
«Il Comune aspetta la firma di tutti i condomini, l’amministratore non si preoccupa più di tanto (e non è peraltro compito suo), e il progetto langue e rischia di non essere mai realizzato: il FAI potrebbe destinare i fondi previsti ad altri progetti».
In conclusione, quella di Torre Embriaci è si una situazione anaomala e da segnalare come detto in apertura, ma è soprattutto una situazione ingarbugliata, che sembrava semplice e che si è rivelata progressivamente più complessa, con interessi pubblici e privati che non riescono ad incontrarsi. Tuttavia il FAI sarebbe disponibile a riprendere in mano il progetto, ormai accantonato da tempo, anche se gli stanziamenti previsti ai tempi al momento non sarebbero più disponibili. Per questo, pur di riaprire la torre, si era pensato di coinvolgere sponsor privati e cittadini nell’erogazione di un finanziamento: eh si, perché di fronte ad uno “sblocco” della situazione da parte dell’Amministrazione, l’investimento di circa 700.000 euro potrebbe essere suddiviso fra pubblico e privato. Il problema principale è far interloquire tutti i soggetti, concludono da Assest, e confermano: «una mossa da parte di Tursi sarebbe a questo proposito decisiva».
Elettra Antognetti
Questo articolo è stato scritto grazie ai sopralluoghi di #EraOnTheRoad. Contattaci per commenti, segnalazioni e domande: redazione@erasuperba.it