Le acque dei rivi Cassinelle e Chiaravagna continuano a colorarsi di scuro; ma ancora non si conoscono i dati relativi al danno ambientale che è stato provocato e che continua ad essere reiterato
Proseguono gli sversamenti di percolato a Scarpino. Le vasche di raccolta non riescono più a contenere la quantità di liquami proveniente della discarica e, di conseguenza, i rivi Cassinelle e Chiaravagna continuano a colorarsi di scuro (come documentato nel weekend sulla pagina facebook dell’attivo Comitato Alta Val Chiaravagna). Nel contempo, i tecnici di Arpal si prodigano senza sosta nell’esecuzione di analisi e rilievi per accertare le cause dell’aumento della portata delle sorgenti d’acqua che numerose scorrono sotto il monte trasformato in discarica, e per verificare la fattibilità di un intervento di innalzamento delle pareti delle vasche del percolato, allo scopo di aumentarne la capacità. Tuttavia, a distanza di quasi dieci giorni da quando sono avvenuti i primi sversamenti – l’11 gennaio scorso – non sono ancora stati resi pubblici i dati relativi al danno ambientale che è stato provocato (e che, purtroppo, continua ad essere reiterato).
«So che Arpal ha trasmesso i dati alla Asl – afferma l’assessore comunale all’Ambiente, Valeria Garotta – Mi aspetto che lunedì (oggi, ndr) li trasmetta anche a noi. Poi, se la Procura ci autorizzerà, li renderemo pubblici». Come è noto, infatti, la Procura della Repubblica ha aperto un’inchiesta sugli sversamenti di percolato, inchiesta che è stata unificata a quella già in corso sulla gestione della discarica di Scarpino da parte di Amiu.
«Negli ultimi tre anni abbiamo speso 4 milioni per limitare il percolato – ha dichiarato venerdì scorso il sindaco, Marco Doria, in occasione del suo sopralluogo a Scarpino – tra regimazione e canalizzazione delle acque della discarica, in modo che queste non andassero ad intercettare i rifiuti, riducendo la produzione di liquami, su base annua, del 40% circa».
Ma alla luce delle vicende degli ultimi giorni è evidente la necessità di ulteriori interventi e dunque di altri investimenti.
«Io mi aspetto che la Regione ci dia una mano – sottolinea l’assessore Garotta – almeno per gli interventi sugli impianti di trattamento dei rifiuti perché non è pensabile che si possano finanziare solo con le entrate tariffarie, a meno di non imporre ai cittadini una tariffa molto alta».
Da questo punto di vista, il consigliere regionale del Gruppo Misto, Raffaella Della Bianca, giovedì scorso ha presentato un’interrogazione urgente per chiedere alla Giunta e all’assessore competente se «La Regione Liguria sta mettendo in atto tutti gli strumenti di verifica necessari per capire com’è effettivamente la situazione di Scarpino e per quale motivo i fondi europei stanziati nel programma specifico all’Asse 3 del POR “Sviluppo Urbano” e risorse naturali non siano stati utilizzati per la messa in sicurezza della zona».
Comunque sia, a Scarpino la situazione resta davvero molto complicata, come racconta l’ex consigliere provinciale dei Verdi e voce dello storico Comitato per Scarpino, Angelo Spanò: «C’è un continuo andirivieni di autobotti che arrivano e partono in direzione La Spezia per portare via il percolato. Ma i camion non fanno in tempo a partire che già le vasche di raccolta sono nuovamente piene».
Spanò ricorda come «Del percolato se ne parli solo ogni tanto ed in casi eccezionali, eppure è un problema endemico. I liquami non devono finire nei corsi d’acqua perché è vietato dalla Legge e neppure al depuratore di Cornigliano che non è adatto a tale scopo. La nostra proposta è quella di deviare il percolato sulla rete di condotte collegata al depuratore di Sestri Ponente». Quest’ultima sarebbe una soluzione tampone, perché, continua il rappresentante del Comitato per Scarpino, l’unica soluzione definitiva è «La progettazione e realizzazione, da parte di Amiu, di un depuratore adeguato a trattare il percolato, quindi di un nuovo impianto in grado di sostituire quello risalente ad anni fa, oggi inservibile. Insomma, è necessario un depuratore ad hoc per i liquami pericolosi che, una volta trattati, se idonei, potranno essere gestiti con le normali procedure».
L’esponente dei Verdi ha chiesto pubblicamente le dimissioni dell’assessore Garotta per manifesta incapacità nel gestire l’emergenza. «Attualmente sembra che i liquami contaminati prodotti da Scarpino 1 (la parte antica della discarica, chiusa nel ’95) vadano in buona parte nel rio Cassinelle, mentre la quantità che riescono a recuperare nelle vasche di raccolta viene inviata presso un impianto di La Spezia. L’assessore Garotta ha dichiarato alla stampa che “il percolato proveniente da discarica non può essere trasportato nei nostri depuratori e proprio per questo lo portiamo a La Spezia”. Stiamo parlando esclusivamente del percolato di Scarpino 1 che, secondo i tecnici di Amiu, dovrebbe contenere minori sostanze inquinanti rispetto al percolato prodotto da Scarpino 2 (ovvero la parte più recente della discarica, aperta nel ’95) il quale, invece, viene mandato al depuratore di Cornigliano. È palese la contraddizione tra le parole dell’assessore e la realtà dei fatti. E per noi ciò non è ammissibile».
Matteo Quadrone