Comunicato congiunto di Movimento Difesa del Cittadino, WWF, Legambiente, comitati dei pendolari liguri
Il Movimento Difesa del Cittadino si schiera contro le scelte degli enti locali in materia di trasporto pubblico.
Perché nonostante ormai tutti siano a conoscenza della gravissima situazione in cui versa Amt, al limite del fallimento “Sembra invece ancora non chiaro che ciò sia soprattutto frutto di scelte politiche sbagliate e contrarie allo sviluppo del mezzo pubblico fatte dalle amministrazioni da trent’anni a questa parte – si legge nel comunicato condiviso con la sezione ligure del WWf, i comitati liguri dei pendolari, Legambiente Liguria – Il Presidente della Regione Liguria Burlando ha promesso di recuperare le risorse necessarie ma è stupefacente che per far fronte al disavanzo AMT preveda di battersi affinché parte dei soldi in arrivo dal Governo siano dirottati dal trasporto su ferro a quello su gomma e dalle ferrovie alle aziende degli autobus”.
Come sottolineano le associazioni “Non è certo così che si salva AMT. E’ privo di senso intervenire per salvare un trasporto pubblico essenziale – quello su gomma – danneggiando un trasporto pubblico altrettanto essenziale, quello su ferro, tagliando risorse e conseguentemente prevedendo nuove cancellazioni di treni! Tanto più che il trasporto ferroviario non è solo necessario per la mobilità della regione, ma anche per la stessa area urbana genovese: un trasporto pubblico efficiente – cosa non chiara alla Regione Liguria – si basa proprio su una pianificata integrazione, non sulla loro contrapposizione”.
Anche perché “Il trasporto ferroviario regionale è un settore in piena emergenza. I cittadini liguri scontano già ora le tariffe ferroviarie più care d’Italia in cambio di un servizio mediocre, con un piano d’esercizio (mobilità veloce, capillarità oraria e copertura territoriale) deficitario, investimenti risibili e materiale rotabile inadeguato. Ulteriori tagli sarebbero la morte certa del trasporto ferroviario ligure”.
“La Regione ha il dovere di reperire risorse aggiuntive da destinare al trasporto pubblico su gomma e su ferro e lo può fare cambiando le proprie scelte finanziarie e di pianificazione: smettendo di chiedere finanziamenti per infrastrutture costose, molto spesso inutili se non dannose al trasporto pubblico come terzo valico (6 miliardi), gronda (4-5 miliardi), nodo di San Benigno (305 milioni), tre strade a mare nel ponente genovese (240 milioni), Aurelia bis a La Spezia (240 milioni)”, si legge nel comunicato.
E ancora “modificando bilanci regionali che destinano decine di milioni di euro in strade, come ad esempio i Fondi FAS con 74,5 milioni per strade, di cui solo per il tunnel della Fontanabuona 25 (un terzo del fabbisogno) mentre non si trovano risorse per la ferrovia metropolitana della Valbormida, per gli impianti di risalita ed è da trent’anni che la Valbisagno aspetta il tram”.
“In quanto al Comune di Genova, è dalla busvia di Corso Europa nel 1997 (un risparmio annuo di 1,5 miliardi di vecchie lire), che non effettua interventi seri. Da allora più nulla per aumentare la velocità dei mezzi pubblici, quando un intervento organico di corsie riservate efficienti potrebbe ridurre i costi di almeno 10 milioni l’anno – continua il comunicato – È degli scorsi mesi la scelta di non dare corso all’intervento in Valbisagno che avrebbe potuto far risparmiare – da solo – 1,5 milioni di euro. E mentre a Milano i proventi dell’eco pass servono per finanziare il trasporto pubblico, qui nemmeno una lira dei proventi della BluArea va per i bus”.
“In una regione in cui a fronte di un servizio inadeguato abbiamo le tariffe più care d’Italia – sia per i bus sia per i treni – la soluzione non è togliere risorse da un settore per darlo all’altro, ma cambiare le politiche della mobilità”, concludono le associazioni.