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Come è nato l’universo? Tutte le teorie nel libro di Corrado Lamberti

Astrofisico e divulgatore scientifico, Corrado Lamberti illustra le teorie sulla genesi dell'universo anche ai profani che non hanno preparazione in materia


31 Ottobre 2011Notizie

L'universoCorrado Lamberti, astrofisico e divulgatore scientifico, nell’ambito dell’incontro “Alla scoperta dell’Universo”, ha presentato il suo ultimo libro “Capire l’universo” che, come dichiarato dallo stesso autore, è rivolto essenzialmente agli studenti liceali o a coloro che vogliono avventurarsi in questo mondo “trascendentale”, pur non essendo degli esperti.

Per tale scopo, dismessi i panni dell’erudito, è andato alla ricerca di quella semplificazione necessaria, pur nel rigore scientifico, per rendere comprensibili ostici problemi matematici e formule fisiche, spesso esposti con un linguaggio da “marziani” (testuali parole).

Appare, quindi, quasi normale che un certo Edwin Hubble, una mattina, si sia alzato, nel 1931, ed abbia comunicato al mondo che l’universo si stava espandendo. In realtà, questo è stato il finale di un lungo percorso che traeva spunto da un’ipotesi fondamentale, elaborata 13 anni prima, e cioè che l’universo fosse isotropo (omogeneo in tutte le direzioni dello spazio) e che valessero le stesse leggi fisiche che governano il nostro mondo.

Con la scoperta dell’espansione dell’universo, gli astrofici si sono dati da fare al fine di elaborare modelli per configurare lo spazio, tra cui quello evolutivo e quello stazionario, che sono stati in competizione tra loro fino al 1975.

I cosmologi, con i loro modelli, erano consapevoli che, solo quando sarebbero stati in grado di acquisire dati relativi ai redshift o alle distanze delle stelle in spazi molto lontani, avrebbero potuto risolvere il mistero. Negli anni 50-60, infatti, le osservazioni non superavano i 2 miliardi di anni luce e bisogna aspettare la scoperta della radiazione fossile, per accertarne l’ipotesi evolutiva così come, nel 1998, quando con le supernove di tipo 1 si sono raggiunti quei confini osservativi, si è stabilito con certezza che la forma dell’universo risponde alle regole della geometria euclidea.

Nello stesso anno, un’altra pietra miliare segna la storia dell’astronomia: la scoperta dell’accelerazione espansiva dell’universo per la quale Saul Perlmutter ed altri hanno ricevuto il Nobel. Questo concetto fece scalpore perché, apparentemente, contrasta con la presenza di materia che, esercitando una forza di gravità contraria, pone un freno con conseguente, logica, decelerazione del moto. Il dato ormai è consolidato e, da almeno 7 miliardi di anni, l’universo procede verso l’infinito con una velocità che aumenta nel tempo. L’unica spiegazione plausibile è che esista una “spinta” antigravitazionale (energia oscura) che non è materia, non è radiazione, non è energia convenzionale e risulta essere il motore di questa “corsa” progressiva.

Nonostante negli ultimi 5 anni si sia riusciti a delineare la storia dell’evoluzione dinamica dell’universo, altre ipotesi affascinanti si affacciano all’orizzonte. Negli anni 80’, Alan Guth, giovane ricercatore statunitense, per spiegare la mancanza di monopoli magnetici, particelle primordiali che si sarebbero formate nei primi istanti del Big Bang, ha elaborato la teoria dell’inflazione: una super-espansione che il cosmo avrebbe conosciuto una frazione di secondo piccolissima dopo questo evento primordiale (10 alla meno 35 secondi), una super-espansione esplosiva, grandiosa, esponenziale che, per fare un esempio, partendo da un punto grande come la capocchia di uno spillo avrebbe portato, in un attimo, alle dimensioni dell’universo attuale.

Comunque sia nato lo spazio che si perde tra le stelle, resta il fatto che la mente umana continuerà il suo cammino di ricerca, proprio come la pulce che apre il prologo del libro di Lamberti: “C’è una pulce annidata tra i peli del mio gatto, una pulce curiosa e megalomane che si è messa in testa di indagare su chi, quando, come e perché, edificò le maestose rovine del Machu Picchu.” Un’impresa titanica per la piccola pulce, ma nulla in confronto a quella che aspetta l’uomo nella sua esplorazione siderale.

Adriana Morando


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