Gianmaria Testa era il capostazione in quel di Cuneo quando ha iniziato a pubblicare i primi album in Francia, poi la consacrazione anche in Italia
Che cosa ti manca, Gianmaria? “Mi manca sapere cosa mi manca…. e mi manca Pasolini. Per fortuna sono amico di Erri de Luca, un grande poeta”.
Nativo della provincia di Cuneo, Gianmaria Testa era il capostazione dello scalo ferroviario della città piemontese. A 36 anni, dopo aver vinto il premio Recanati per due anni consecutivi, incontra la produttrice francese Nicole Courtois e l’anno successivo, il 1995, esce in Francia il suo primo album intitolato “Montgolfieres”.
Neanche un anno dopo Gianmaria pubblica il secondo lavoro “Extra-Muros”, ma è dopo la brillante esibizione all’Olympia di Parigi del 1996 che l’Italia si accorge del “suo” cantautore.
Nel 1999 l’album “Lampo” esce anche in Italia, ma Gianmaria non abbandona il posto di ferroviere e continua a dividersi fra binari e concerti in tutta Europa. La consacrazione nel Bel Paese arriva l’anno successivo con il “Valzer di un giorno“, il primo album di produzione italiana, un disco che ad oggi ha venduto oltre 80.000 copie. “Altre altitudini” (2003) e “Da questa parte del mare” (2006) sono il passato recente.
Quale è il tuo rapporto con la musica? “La canzone è un’arte minore rispetto alla purezza della poesia o della scrittura in genere, perché si appoggia e sfrutta le scorciatoie della musica che, diciamolo, è un po’ puttana…Ciò nonostante credo che meriterebbe più rispetto soprattutto da parte di chi la propone, a maggior ragione se si pensa a quante canzoni stupende rimangono chiuse nei cassetti…”
C’è un misto di pudore e sfrontatezza nel suo volto quando si parla di musica, della sua musica: “Quando scrivo una canzone cerco di autocensurare tutto ciò che in qualche modo riguarda solo me, così evito l’ansia da prestazione e la vergogna quando la faccio ascoltare a qualcuno per la prima volta.”
“Io al contrario di tanti altri colleghi non ho un rapporto quotidiano con la chitarra, talvolta la lascio appesa al muro per mesi e se quando la riprendo mi ricordo quello che avevo suonato l’ultima volta, allora quel qualcosa deve diventare canzone e inizio a lavorarci.”
Nella sala del teatro scende il silenzio quando testa suona alcune delle sue canzoni più belle, “Una lucciola d’agosto“, “Come al cielo gli aeroplani” e poi “Ritals” una canzone dedicata all’emigrazione… Quale è la posizione di Gianmaria sul tema?
“Io non mi aspettavo che l’immigrazione in Italia non creasse problemi, ma sinceramente mi aspettavo un po’ di memoria in più da parte nostra. La cosa che mi fa arrabbiare è che le pulsioni di ognuno di noi, stupide quanto normali, spesso vengono aizzate da media e politica e mai calmate”.
Gabriele Serpe