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Bugie: teorie e studi sulla “menzogna”, come scoprire chi mente

Non è difficile capire quando una persona dice una bugia, la postura si irrigidisce e gli occhi si fanno sfuggenti


21 Ottobre 2011Notizie

pinocchioLa bugia: spesso è piccola o” bianca”, come viene chiamata dai neuropsicologi, a volte timida detta per vergogna, a volte pietosa per nascondere una cruda verità, a volte obbligata per celare errori, insomma, un peccato veniale che si annida nel lobo frontale dell’emisfero destro del nostro cervello.

Un’area che, già presente alla nascita, ha bisogno di lunghi anni per raggiungere la maturità. Il bambino, infatti, è incapace di simulare e, perciò, sono universalmente riconosciuti come simbolo di innocenza.

Quelle che gli adulti etichettano come bugie infantili, invero, sono il risultato di un’incompleta proprietà di linguaggio che li porta a rivelare, attraverso la fantasia,  le loro paure, la voglia di attenzioni, la prova per misurare le reazioni dei “grandi”, la loro percezione inesatta della realtà.

Nell’adolescenza il ricorso alla menzogna può essere associato a sfiducia in se stessi e può avere un carattere compensatorio nel gestire rapporti precari con i coetanei, a mediare scontri generazionali con i genitori o a confrontarsi con l’insicurezza delle relazioni sentimentali.

Solo dopo i 20 anni, la bugia è un vero elaborato consapevole del nostro cervello che la pianifica per un preciso fine. E’ ormai accertato che, a livello del lobo frontale, si attivano due aree quali il giro cingolato per “trattenere” la verità e la corteccia frontale dorso-laterale per inventare e verificare la coerenza logica della mistificazione.

Quest’area appare particolarmente sviluppata nei bugiardi patologici che mentono continuamente senza troppo curarsi delle conseguenze che questo comportamento può avere sugli altri.

La Sindrome di Pinocchio può essere rivolta anche verso se stessi: è un autoinganno che può innescare comportamenti ipocondriaci in cui il soggetto è allo stesso tempo ingannatore ed ingannato.

I bugiardi abitudinari, intelligenti e affascinanti sono veri manipolatori e possono usare questo “talento” per essere abili diplomatici, leaders carismatici o, in caso negativo, spregiudicati truffatori. Con la senescenza quest’area si riduce e analogamente scema la capacità di ingannare.

Come scoprire chi mente? Osservate attentamente la postura che tende ad irrigidirsi, gli occhi che sono sfuggenti, la voce che si alza di tono e le mani che gesticolano nervosamente. Per i bugiardi incalliti, invece, un passo de “La coscienza di Zeno”: il mentitore dovrebbe tener presente che per essere creduto non bisogna dire che le menzogne necessarie”.

Adriana Morando


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