Incontro con il dott. Damasio che ci racconta le attività del Centro che opera nei vicoli di Genova e si rivolge ai bambini delle scuole del primo e secondo ciclo di istruzione, al fine di favorire l’integrazione degli alunni migranti e di abbattere le barriere culturali e linguistiche
Nel centro storico di Genova, nella defilata Via della Fava Greca, 8, a pochi passi da Piazza Sarzano, i Giardini di Plastica sopra e sotto la vitale Via di Ravecca: incastonato qui, dal novembre 2001 si trova il Centro Scuole e Nuove Culture. Cos’è? Un centro che da ormai oltre 10 anni svolge un ruolo fondamentale nell’ambito della mediazione interculturale e nella promozione dell’integrazione dei migranti. Aperto grazie all’approvazione di un protocollo d’intesa inter-istituzionale tra Comune, Provincia di Genova, Ufficio Scolastico Regionale per la Liguria del MIUR e Università di Genova, il Centro è nato con l’intento di rivolgersi in particolare ai bambini e ragazzi adolescenti figli di immigrati, aiutando il loro inserimento nell’ambiente scolastico con interventi didattici mirati all’educazione e alla formazione interculturale.
Il tutto è reso possibile grazie alla cooperazione di concerto con i vari plessi scolastici genovesi: il Centro non si rivolge strettamente a privati o a singoli bambini e famiglie, ma interagisce con i migranti grazie all’intermediazione delle scuole e degli insegnanti del ciclo primario e secondario. Il protocollo iniziale è stato poi ripetutamente rinnovato nel corso degli anni, includendo un numero crescente di soggetti firmatari: ad esempio, emblematico è il caso della partecipazione dell’ateneo genovese, che ora include tutte le Scuole (ex Facoltà), mentre inizialmente l’adesione era solo da parte della Facoltà di Lingue e Letterature Straniere.
Il Centro ospita il Laboratorio Migrazioni del Comune di Genova e il CRAS – Centro Risorse Alunni Stranieri. Inoltre, da circa un anno e mezzo il progetto ha preso una piega diversa e ha iniziato ad allargarsi, includendo non più solo gli aspetti legati all’inter-cultura e alle migrazioni, ma anche ospitando un centro documentale archivistico. Responsabile operativo del Centro è il dottor Riccardo Damasio: siamo andati a parlare con lui e ci siamo fatti raccontare la storia del centro, dagli inizi 12 anni fa come centro di sostegno e integrazione, al nuovo progetto di creazione di un archivio documentale legato al mondo dell’apprendimento e della scuola in senso lato.
I PROGETTI
I servizi offerti dal Centro toccano vari aspetti del delicato processo di inserimento dei bambini e di accettazione dell’immigrazione. Il Centro è nato anni fa sull’onda dei finanziamenti erogati dalla Legge Turco e ha scelto di trattare queste tematiche legate all’immigrazione e alla conoscenza tra culture diverse. I progetti “pilota” risalgono all’epoca delle Colombiadi, occasione in cui si era dato avvio a una serie di iniziative per diffondere la memoria delle migrazioni legate ai popoli nativi americani. Col tempo, poi, il lavoro si è incentrato sempre più sulle tematiche legate all’immigrazione e all’attualità, prendendo la forma odierna.
Il Laboratorio Migrazioni è uno dei progetti portati avanti dal Centro, con l’appoggio del Comune di Genova. Si tratta di una struttura che è presente a Genova da ormai oltre vent’anni e fa parte della Direzione Scuola, Sport e Politiche Giovanili: da quando è attivo il Centro, il Laboratorio è stato trasferito qui, con il sostegno del Provveditorato agli Studi e la collaborazione di Claudia Nosenghi, prima responsabile del progetto. Lo scopo con cui nasce è quello di diffondere l’educazione interculturale nelle scuole, promuovendo progetti e laboratori espressivi per favorire l’inclusione degli alunni stranieri. Gli addetti seguono anche il percorso di inserimento, prevenendo atteggiamenti di chiusura e razzismo e valorizzando la multietnicità, piuttosto che discriminando la differenza culturale. Il Laboratorio organizza, nei vari plessi scolastici che ne fanno richiesta o direttamente nei locali del Centro adibiti a tale uso, attività per e con i bambini, immigrati e non. Inoltre, sono previste anche attività formative per gli stessi insegnanti, offrendo un servizio pedagogico a 360 gradi, diffuso capillarmente in tutta la città. All’inizio, infatti, il Laboratorio aveva più sedi dislocate su tutto il genovesato (da Cornigliano alla Valpolcevera), ma successivamente le strutture sono state chiuse e raggruppate nei locali del Centro di Via della Fava Greca. Nonostante i tagli e le difficoltà successive alla crisi economica che ha colpito anche le amministrazioni comunali e provinciali, il Laboratorio è riuscito a sopravvivere, anche grazie alla determinazione dei responsabili e degli referenti comunali: oggi, nonostante la carenza di risorse economiche, la struttura è gestita da insegnanti delle scuole ordinarie e da mediatori culturali.
Proprio la mediazione culturale è un altro importante aspetto affrontato all’interno del Centro. Anch’essa attiva da ormai oltre un decennio, si rivolge alle scuole e propone attività con e per bambini all’interno delle classi delle scuole cittadine. Le attività si svolgono o direttamente nelle classi, su chiamata da parte degli insegnanti, oppure nella sede del Centro, in spazi accoglienti e appositamente allestiti. Qui, le scuole sono ospitate in location diverse da quelle cui i bambini sono solitamente abituati e in cui si cerca di ricreare uno spazio ludico e famigliare, in modo da mettere a proprio agio i partecipanti e di favorire il clima di distensione e di sereno confronto.
Il CRAS – Centro Risorse Alunni Stranieri è una struttura promossa dall’Ufficio Scolastico Regionale ligure del MIUR per favorire l’integrazione degli alunni stranieri. Si tratta di uno sportello specifico che, all’interno del Centro Scuole e Nuove Culture, segue il percorso scolastico degli alunni stranieri e supporta le scuole nell’accoglienza degli alunni migranti con progetti per garantirne la frequenza scolastica e il diritto allo studio. Inoltre, si offre anche come luogo d’incontro e riflessione per insegnanti e famiglie, svolgendo il compito di mediatore culturale e linguistico.
Che altro? Ci spiega il dottor Damasio: «Oltre a quelli già elencati, sono previsti anche progetti di ricerca e formazione sul tema del plurilinguismo, sviluppati in collaborazione con la Facoltà di Lingue e di Scienze della Formazione dell’Università di Genova, e con la Provincia. La collaborazione con questo soggetto è particolarmente importante: mentre il Comune segue i progetti che riguardano il primo ciclo di istruzione, ovvero fino alle scuole medie, la Provincia si dedica a quelli che riguardano il secondo ciclo, fino alle scuole superiori, permettendoci di non interrompere a metà il progetto incominciato magari con i bambini, una volta che diventano adolescenti. Tutto ciò favorisce un’integrazione dei due cicli di formazione e permette si non abbandonare i ragazzi. Purtroppo in questo momento i problemi di bilancio cui sono sottoposte le Province e le amministrazioni costringono anche noi del Centro ad affrontare una fase di ristrettezze, di tagli e di sacrifici. Tuttavia, i nostri progetti proseguono e riusciamo a trovare risorse grazie alla determinazione di Comune e altri enti, che collaborano con noi per portare avanti queste iniziative, vero fiore all’occhiello cittadino. Il nostro è un progetto “non obbligatorio”, ovvero è un “di più” pur nella sua intrinseca importanza, nessuno è obbligato a mantenerlo in vita. Tuttavia la forte carica innovativa che contraddistingue il Centro fa in modo che da parte di tutti ci sia la ferma volontà di preservarlo, anche in condizioni economiche non propriamente sfavillanti. Il Comune ha speso grandi risorse per promuovere i temi della migrazione e dell’inclusione culturale e sociale, sensibilizzando la cittadinanza».
Infine, il Centro -coniugando l’aspetto laboratoriale e quello documentale– offre anche un servizio di consulenza per insegnanti, tirocinanti e studenti, i quali possono accedere ad un archivio di oltre 5 mila volumi. Da ormai un anno e mezzo, infatti, è nato il progetto di potenziare la struttura del Centro con la creazione di un centro documentale, già esistente e ospitato da altre strutture comunali, ma ora trasferito nei locali di Via della Fava Greca per l’insorgere di problemi organizzativi. Il centro documentale è dedicato alla memoria di Anna Maria Conterno Degli Abbati, senatrice PCI dal ’76 al ’79 e direttrice dell’Istituto Papa Giovanni XXIII che ha donato al Comune di Genova gli atti parlamentari e il proprio materiale librario e documentale sul tema infanzia e educazione montessoriana. Il centro era prima affidato al personale del Settore 0-6 del Comune di Genova che, con l’associazione Infanzia e Cultura e in collaborazione col Comitato Provinciale per l’UNICEF, metteva a disposizione collegamenti, informazioni e documentazione internazionale. Oggi nel Centro Scuole e Nuove Culture è possibile accedere al materiale archivistico, reperibile anche online, sul sito del Sistema Bibliotecario urbano unificato. La documentazione è consultabile in sede, anche se non è ancora attivo il sistema di prestito vero e proprio.
Così Damasio: «Il nostro Centro è aperto dal lunedì al venerdì, mentre resta chiuso al sabato perché segue l’orario scolastico, dal momento che il soggetto di riferimento privilegiato sono proprio le scuole. Accogliamo spesso anche ragazzi e famiglie, ma sempre tramite le scuole. Anche gli eventi sono rivolti alle classi: non è escluso che si svolgano anche eventi pubblici e aperti a tutti, ma di norma non ci rivolgiamo alla cittadinanza, ma solo alle scuole, agli alunni e al personale didattico. Svolgiamo anche il servizio di accoglienza diretta di bambini, residenti soprattutto in zone più problematiche della città: mi riferisco in particolare a quartieri come Sampierdarena e alle zone limitrofe. Tra l’altro, c’è da sottolineare come la morfologia della migrazione sia in continuo cambiamento: se fino a poco tempo fa il luogo di insediamento privilegiato era il centro storico, oggi gli immigrati si sono spostati sempre più a Ponente, e chissà quale sarà lo scenario da qui a qualche tempo. Ora il nostro obiettivo è quello di proporre il centro come luogo di inserimento e mediazione, e anche come centro documentale. Il che permetterebbe di potenziare l’attività di mediazione e di ampliare lo scenario anche verso gli aspetti legati all’istruzione degli anni ’70-’80, ricostruendo il percorso genovese e ligure».
Il Centro è fiore all’occhiello per la città di Genova perché costituisce un’esperienza unica non solo nel genovesato ma in tutta Italia: sono davvero rare le esperienze di Centri non privati ma amministrati a livello comunale, legati alla promozione dell’inter-cultura. A Genova, con questo sistema cooperativo, è possibile per il Comune mantenere un ruolo attivo nella promozione delle attività. Tutto ciò permette di toccarne con mano l’importanza sul territorio e di consolidare la volontà di preservarlo.
Elettra Antognetti