Nell'ambito di interventi urgenti in materia di giustizia civile, il governo Letta promuove un decreto legge che rilancia la mediazione in Italia
Che l’Italia sia il paese delle meraviglie lo sappiamo. E purtroppo sappiamo anche delle sue meravigliose invenzioni.
Abbiamo avuto modo di parlare delle mediazioni – conciliazioni obbligatorie, della loro introduzione e – successivamente – della loro incostituzionalità dichiarata.
Non avevamo parlato di un dettaglio: fervente sostenitrice delle mediazioni era l’avv. Tiziana Miceli, moglie di Angelino Alfano, allora ministro del Governo Berlusconi; Ella è mediatrice e, a quanto risultava, titolare di una catena di aziende di mediazione.
Oggi Alfano è tornato in auge nel governo Letta e le mediazioni con lui. Il Consiglio dei Ministri, nella sua serie di iniziative legislative, ha introdotto ed approvato un decreto legge recante misure urgenti in materia di crescita.
Al suo interno anche gli interventi urgenti in materia di giustizia civile messi a punto dal guardasigilli Annamaria Cancellieri, che prevedono, fra gli altri punti, il ritorno della nuova mediazione obbligatoria.
Il ripristino della mediazione obbligatoria – finalizzata ad evitare che ogni conflitto divenga necessariamente una causa senza tentare composizioni amichevoli degli interessi – è avvenuto con otto rilevanti correttivi, e in particolare:
1. Esclusione dall’area della obbligatorietà delle controversie per danni da circolazione di veicoli e natanti, posta anche la presenza di ulteriori e speciali procedure di composizione stragiudiziale di queste controversie, rispetto alle quali la mediazione necessaria sarebbe stata un’inutile duplicazione;
2. Introduzione, sempre nell’area dei diritti disponibili, della mediazione prescritta dal giudice e valutata in contraddittorio con le parti del processo già avviato;
3. Integrale gratuità della mediazione obbligatoria anche nel caso sia prescritta dal giudice, per i soggetti che, nella corrispondente controversia giudiziaria, avrebbero avuto diritto all’ammissione al patrocinio a spese dello Stato;
4. Previsione di un incontro preliminare in cui le parti, davanti al mediatore, verifichino con il professionista se sussistano, o meno, effettivi spazi per procedere utilmente e volontariamente alla mediazione;
5. Forfettizzazione e abbattimento dei costi della mediazione, in particolare di quella c.d. obbligatoria, attraverso la previsione legislativa di un contenutissimo importo, comprensivo delle spese di avvio, per l’incontro preliminare di cui al punto precedente;
6. Limite temporale della durata della mediazione in 3 mesi, in luogo di 4, decorsi i quali il processo può sempre essere iniziato o proseguito;
7. Previsione della necessità che, per divenire titolo esecutivo e per l’iscrizione d’ipoteca giudiziale, l’accordo concluso davanti al mediatore sia non solo omologato dal giudice ma anche sottoscritto da avvocati che assistano le parti;
8. Riconoscimento di diritto, agli avvocati che esercitano la professione, della qualità di mediatori.
Il minimo comun denominatore di questi interventi correttivi è dato per un verso da un significativo restringimento dell’area per materia della mediazione necessaria e, per altro verso, dell’abbattimento dei costi della medesima mediazione obbligatoria, in uno alla valorizzazione delle garanzie offerte dall’assistenza legale, e della competenza professionale, anche in chiave di composizione stragiudiziale degli interessi, propria degli avvocati.
Questa è la sintesi del decreto legge, ora ci vogliono sessanta giorni per vedere che succede.
Un fatto è certo. La materia assicurativa ne è esente, mentre quella condominiale, combinata alla nuova normativa appena entrata in vigore, diventa un ginepraio dove gli avvocati sguazzeranno, alla faccia della tutela dei consumatori.
Alberto Burrometo
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