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L’area verde tra l’Albergo dei Poveri e San Nicola sarà vincolata all’utilizzo florovivaistico, con la promozione di iniziative di educazione ambientale e di sostegno all’imprenditoria giovanile
Le proteste rumorose dei comitati No Tav e dei dipendenti di Tursi, che si sono presi di diritto la prima pagina dell’ultima seduta del Consiglio comunale, hanno fatto passare un po’ sottotraccia un’importante mozione che delinea, con precisione, il futuro della Valletta Carbonara – San Nicola.
L’area, che si estende per circa 25 mila metri quadrati alle spalle dell’Albergo dei Poveri, potrebbe presto passare nella piena disponibilità del Comune di Genova. Già da tempo, l’amministrazione ha mostrato interesse per il futuro della Valletta rinunciando, ad esempio, al trasloco ai parchi di Nervi della collezione di felci storiche, curata nelle serre di San Nicola da Aster. Ma con l’approvazione, trasversale e quasi unanime (30 voti favorevoli, astenuta Vittoria Musso della Lista Musso e presenti non votanti il presidente Giorgio Guerello e Paolo Veardo del Pd), della mozione presentata in aula da Marianna Pederzolli (giovane consigliere in quota Lista Doria), iniziano a muoversi anche i primi passi concreti. Nel documento, infatti, sindaco e giunta si impegnano a modificare la destinazione d’uso dei terreni all’interno del nuovo Piano urbanistico cittadino, per vincolarli alle loro funzioni di area pubblica a uso florovivaistico, come previsto dalla Soprintendenza ai Beni architettonici e dalla volontà testamentaria del primo proprietario, Emanuele Brignole.
«Attualmente – ha spiegato Pederzolli – il Puc qualifica la Valletta come Distretto di Trasformazione Locale. Benché le linee di pianificazione prevedano il mantenimento della vocazione agricola, con questo inquadramento, nulla impedirebbe in un futuro prossimo di modificarne sensibilmente l’assetto fisico, ad esempio con la costruzione di parcheggi e villette. Chiediamo, pertanto, alla giunta di vincolare l’area a una disciplina paesaggistica speciale, che escluda ogni possibilità di nuova edificazione, di variazioni di destinazione d’uso, di ampliamento delle superfici agibili e di allestimento di posti auto di superficie o sotterranei».
Un vincolo forte, che dovrebbe far perdere all’area qualsiasi valore edile e spingere la Regione, attuale proprietaria attraverso la commissariata Azienda pubblica di servizi alla persona “Emanuele Brignole Sale”, al passaggio definitivo dei terreni nelle mani del Comune di Genova.
Tanto più che sembra essere venuto meno anche un altro grande ostacolo, come ha annunciato l’assessore comunale all’Ambiente, Valeria Garotta: «Come previsto dal patto di stabilità, l’area retrostante l’Albergo dei Poveri finora non poteva essere oggetto di compravendite perché interessata da debiti di affitto. Tuttavia, abbiamo da poco sanato questa situazione e mi auguro che nel 2014 potremmo procedere all’acquisto. In caso contrario, cercheremo comunque di stipulare un nuovo contratto di affitto che dia al Comune la piena disponibilità della Valletta».
Anche se non in tempi rapidissimi, il polmone verde di San Nicola potrà iniziare il suo percorso verso il pieno recupero, dopo anni di progressivo abbandono. Tre le principali linee di sviluppo del progetto di riqualificazione: la prima riguarda la creazione di un circuito di gestione per orti urbani individuali e collettivi; la seconda mira alla valorizzazione delle serre storiche cittadine come poli di educazione ambientale e di attrazione turistica; l’ultima interessa la promozione di ricerca applicata e produzione di ecotipi vegetali tipicamente locali, che possano dar vita a iniziative economiche innovative e sostenibili, grazie alla creatività dell’imprenditoria giovanile in ottica green.
La nuova Valletta Carbonara sarà perciò oggetto di un vero e proprio restyling partecipativo, in cui interlocutori privilegiati saranno i cittadini che hanno dato vita al “Comitato Le Serre”, nato proprio con l’obiettivo di prendersi cura del futuro della Valletta, e gli studenti universitari dell’Albergo dei Poveri e dell’Orto botanico di Ateneo.
Nella stessa mozione approvata in Sala Rossa si delineano alcuni futuri ambiti di intervento concreto. Il primo riguarda la promozione dell’aggregazione sociale attraverso iniziative ecosostenibili, di educazione ambientale finanche ludiche, impostate sul controllo spontaneo da parte degli abitanti che si faranno carico del presidio dello spazio. Un secondo pacchetto di attività dovrebbe essere dedicato all’imprenditoria giovanile: in particolare, all’assegnazione in comodato d’uso gratuito di alcune aree a progetti innovativi nel settore della green economy, della ricerca e della produzione agro-alimentare, nonché in ambito sociale e culturale. Inoltre, si prevede la realizzazione di un Osservatorio del paesaggio rurale, con la regia delle Facoltà umanistiche dell’Università e dell’Orto botanico, che funga da coordinatore e promotore di azioni di valorizzazione del patrimonio culturale, urbanistico e rurale della città. Una sorta di progetto pilota che possa supportare iniziative analoghe in altre realtà genovesi. Infine, la mozione impegna sindaco e giunta a inserire il recuperato complesso della Valletta Carbonara – San Nicola all’interno dei percorsi museali del centro di Genova.
Numerosi gli interventi in Sala Rossa di consiglieri di maggioranza e opposizioni che hanno sostenuto il documento presentato da Pederzolli, non mancando di sottolineare il lodevole impegno della collega più giovane. Oltre ad Antonio Bruno (FdS), che già nello scorso ciclo amministrativo si era prodigato invano per difendere la causa della Valletta, e a Leonardo Chessa (Sel), che ha lodato l’alto valore di un progetto di «democrazia attiva», sono intervenuti anche Gianpaolo Malatesta (Pd), che ha posto l’accento sull’importanza del coinvolgimento degli studenti universitari, e tre consiglieri del Pdl, Lauro, Grillo e Campora. Quest’ultimo, in particolare, si è detto soddisfatto di essersi finalmente trovato di fronte a un’efficace rete di cittadini che non si è fermata soltanto alla protesta e agli «sbraiti in aula, che ormai contraddistinguono tutte le sedute, ma dalla protesta si è passati alla proposta».
Simone D’Ambrosio
[foto di Daniele Orlandi]